C’è grande attesa in città per domani quando il Tar di Palermo deciderà le sorti dell’Antenna Rai
Sapremo presto se l’antenna Rai della collina Sant’Anna sarà demolita, come da intenzioni di Rai
Way perché, secono la sua perizia c’è il pericolo che crolli, oppure si può aspettare per salvarla, come controbatte il Comune di Caltanissetta e il comitato spontaneo cittadino.
La quarta sezione del Tar Sicilia, al quale il Comune ha presentato ricorso per l’annullamento del decreto del dirigente del Dipartimento regionale Beni culturali che a maggio ha revocato il vincolo di tutela imposto nel 2022, emetterà il suo pronunciamento in camera di consiglio.
Ma non è detto che domani si arrivi alla soluzione, molti sostengono che potrebbe accadere anche che il Tar disponga la nomina di un tecnico per accertare le reali condizioni dell’antenna.
Nel frattempo, tranne per i sostenitori del salvatggio, è calato il silenzio sul destino dell’antenna dopo tanti proclami effettuati da associazioni ambientaliste, comitati vari, organizzazioni.
Vero è che, come qualcuno aveva suggerito, si sarebbe potuto fare redigere una perizia per contrastare
quella di Rai Way, che stava già procedendo alla demolizione.
Si era anche vociferato che qualcuno avesse annunciato la presentazione di un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica ipotizzando ipotesi di reato e per accertare eventuali responsabilità.
Ma adesso il silenzio è completo, eccezion fatta per l’ordinanza cautelativa del sindaco Tesauro che ha disposto lo sgombero dell’area e di un casolare abbandonato che sono all’interno del raggio di
170 metri dalla base dell’antenna.
“Si tratta di una semplice misura preventiva – ha detto il sindaco – ma non ci sono novità sostanziali riguardo alla solidità degli elementi strutturali dell’antenna”.
L’antica antenna di Caltanissetta per molti è un simbolo, un faro che si erge sulla città, ma il suo futuro è appeso a un filo, o meglio, a una sentenza.
Si è parlato molto di sentimenti, di valore storico e affettivo, di petizioni e buoni propositi.
Ma per quanto nobili e sentiti, questi elementi non bastano a salvare un manufatto che necessita urgentemente di interventi strutturali.
È tempo di abbandonare la retorica e affrontare la cruda realtà: servono soldi, servono subito, servono anche per dimostrare a chi dovrà decidere il suo destino che nel caso si è pronti.
C’è un vecchio detto siciliano che recita: “Senza sordi missa nun sinni canta”, senza soldi non si può fare nulla, nemmeno celebrare una messa.
Questo detto popolare, per quanto schietto e materialista possa sembrare, racchiude una verità inconfutabile.
Al di là della fede, dell’impegno, della devozione e dell’amore, in questo caso verso l’antenna, affinchè continui a rimanere in piedi, sono indispensabili risorse economiche.
Non si tratta di mercificare un simbolo, ma di riconoscere che la sua conservazione ha un costo ben definito, circa due milioni di euro.
Le raccolte firme, le manifestazioni di affetto e gli appelli al cuore sono ammirevoli e dimostrano un attaccamento profondo della comunità al proprio patrimonio.
Tuttavia, essi rischiano di trasformarsi in poco più che “belle parole pronunciate durante una celebrazione funebre” se non sono affiancati da progetti concreti e da un piano di finanziamento tangibile.
Manutenzioni urgenti e indifferibili non possono attendere i tempi della burocrazia o la speranza di un miracolo, hanno bisogno di fondi che possano essere messi sul piatto da subito.
Confidare in un intervento economico della Regione, alla luce dei chiari di luna che ci sono al momento su Palermo, rischia di diventare una chimera.
Salvare l’antenna non è solo un atto romantico, ma un’operazione che richiede un’attenta pianificazione economica e l’individuazione di risorse certe.
È necessario che le istituzioni locali, insieme a possibili sponsor privati e associazioni, si siedano intorno a un tavolo non per discutere di valore sentimentale, ma per elaborare un piano d’azione finanziario chiaro, netto, tangibile e immediato.
È comprensibile che si voglia preservare l’aspetto più poetico e immateriale di un simbolo come l’antenna, ma a volte, per proteggerne l’anima, è necessario sporcarsi le mani con la materia più ordinaria, il vile denaro.
Solo così, con fatti concreti e risorse finanziarie immediate, potremo garantire un futuro all’antenna di Caltanissetta, trasformando i buoni propositi in un’azione di salvataggio efficace e duratura.
Quindi fuori i progetti, si evitino quelli a lungo termine o che si potrebbero realizzare senza aver prima fatto la manutenzione necessaria, in sintesi come e dove reperire i milioni necessari, ora, subito, immediatamente?
Con le parole, le promesse, i bei discorsi avremmo dovuto capire da tempo che non si va da nessuna parte, si rischia solo di perdere altri beni o opportunità, come successo purtroppo in passato, un esempio su tutti l’università, tanto impegno, tante parole, tante promesse e poi sappiamo come andò a finire. Ad Maiora

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