I veleni in Forza Italia. Il presidente della bicamerale sull’Insularità contro l’assessora alla Salute
Da La Sicilia di Marco Barresi
Sul sito della Camera c’è un video che risale allo scorso giovedì 3 aprile alle 8,15. Titolo: «Audizione
assessore Faroni, Regione Sicilia ».
A chiamarla in causa è la commissione bicamerale per il contrasto degli svantaggi derivanti dall’insularità, riunita a Palazzo San Macuto per ascoltare l’assessora siciliana alla Salute «nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’individuazione degli svantaggi derivanti dall’insularità e
sulle relative misure di contrasto».
Ma, come si specifica nella descrizione, «l’audita non si è presentata».
La ripresa della seduta, infatti, dura pochi minuti. Giusto il tempo per ascoltare il presidente della commissione, Tommaso Calderone, che fa una laconica presa d’atto: «Mi dicono che l’assessore Faraoni non è presente, né ha dato notizia della sua assenza ».
Il deputato forzista ricorda ai colleghi che Faraoni «era stata convocata con una prima mail, il 27 marzo scorso», citando la risposta dell’assessora: «Per impegni istituzionali precedentemente assunti» non potrà essere presente all’audizione fissata per il 2 aprile. Ma l’assessora, comunque,
si dice «a disposizione per una nuova programmazione in una data successiva al 21 aprile».
Cioè dopo il ponte pasquale.
Il viso di Calderone si fa ancor più corrucciato quando riporta ai colleghi di aver sollecitato all’interessata, il 28 marzo, che «la sua audizione riveste carattere di particolare urgenza, avendo ad oggetto la situazione della sanità siciliana» e che «pertanto può essere posticipata alla giornata di giovedì 3 aprile alle ore 8, ma non oltre», con una seconda “finestra” disponibile, al termine dei
lavori parlamentari, fra le 20 e le 21, visto che comunque l’audizione è prevista «in videoconferenza».
La commissione presieduta da Calderone (forzista) ha fretta di sentire cos’ha da dire Faraoni (tecnica forzista) sulla sanità siciliana, attraversata di recente da una sfilza di scandali.
E il deputato ci va giù pesante: «Ritengo grave che la dottoressa Faraoni non si presenti davanti a una commissione bicamerale per un argomento di importanza e rilevanza assolute per il popolo siciliano, senza comunicare la sua assenza».
E dunque chiede che il verbale della seduta “disertata” dalla collega di partito venga trasmesso ai presidenti di Camera e Senato, e ai rispettivi uffici di presidenza. Riservandosi di fare lo stesso con «altri organi istituzionali, per l’eventuale esborso che questa inutile seduta mattutina ha determinato per le casse dello Stato», ma «anche ad altri organi per verificare se, non presentandosi senza addurre alcuna motivazione, eventualmente è stato omesso o rifiutato un atto da parte di un pubblico ufficiale.
Insomma, Calderone (avvocato e capogruppo forzista in commissione Giustizia) vuole mandare le carte a Procura e Corte dei conti. E, per conoscenza, anche a Renato Schifani, «avendo cura di evidenziare la mancanza assoluta di garbo istituzionale» della componente della sua giunta.
La proposta del presidente viene «pienamente appoggiata» da un altro componente siciliano della commissione, il senatore dem Antonio Nicita, che ironizza con amarezza sul fatto che «il dramma delle liste d’attesa in Sicilia viene incarnato dalla stessa assessora nei suoi comportamenti: mi sembra un episodio molto grave e deplorevole».
Se il gioco di sponda del Pd è comprensibile, tutt’altro che scontato l’intervento di Francesco
Ciancitto, deputato etneo di FdI, che si rivolge così a Calderone: «Condivido pienamente il suo intervento e condanno il comportamento dell’assessore Faraoni».
Dopo 7 minuti e 16 secondi di seduta-lampo – praticamente un monologo in veste istituzionale, ma dal punto di vista politico un vero e proprio “fuoco amico” contro l’assessora forzista si chiudono i lavori. E resta tutto il retrogusto di veleno sulla sanità siciliana, già assaporato nel caso della sospensione del manager meloniano dell’Asp di Trapani, Ferdinando Croce, e ora alimentato anche a Roma in una sede istituzionale.
«Se il problema odierno, per lei e per Calderone, è la mia partecipazione alla commissione, allora siamo messi male», risponde sul filo dell’ironia Faraoni al cronista che le chiede spiegazioni sulla sua assenza.
L’assessora si limita a ribadire che nel giorno della prima convocazione era «sovraccarica di impegni e oberata di lavoro, in una fase delicata per la sanità siciliana» e che per questo avrebbe chiesto di rinviare tutto a dopo Pasqua, visto che «la mia audizione ha comunque un valore informativo e consultivo» e quindi anticipare l’intervento in commissione Insularità «non avrebbe avuto un effetto risolutivo rispetto alle criticità» della sanità siciliana.
In sintesi: è giusto parlarne, ma non c’è tutta questa fretta. Il che non risolve però il corto circuito della mancata risposta all’ultima convocazione da remoto.
Su questo aspetto Faraoni si limita ad ammettere che «è possibile sia sfuggita» ai suoi uffici, ma dall’assessorato trapela anche che ci sarebbe stato un tentativo di contatto informale da parte dell’assessora.
Una telefonata alla quale Calderone, con uno scambio di persona legata a una quasi-omonimia, avrebbe risposto: «Ciao Davide, come stai?».
Non era Faraone, ma Faraoni.
Che sarebbe stata bruscamente congedata dall’interlocutore istituzionale: «Ci sentiamo dopo, per ora non posso parlare».
Poi silenzio, fino alla seduta della commissione con l’assessora, comunque assente ingiustificata,
“condannata” in contumacia.
Insomma, fra i due forzisti si sono rotti i telefoni. E non solo. Che sia anche colpa, come sospetta qualcuno a Piazza Ottavio Ziino, delle mancate risposte dell’assessorato alle «sollecitazioni » sull’apertura del pronto soccorso di Barcellona Pozzo di Gotto?
Ma saranno solo brutti pensieri
Da La Sicilia di Marco Barresi
