Giufà, quel personaggio ingenuo del folklore siciliano, che “una nni pensa e centu ni fa”
Un proverbio che ricorda una grande operosità, una grande capacità di trasformare le idee in azioni concrete con una velocità fuori dal comune.
Ma, per allentare la tensione di questi giorni, ci sia consentito di ribaltare questo proverbio e di stravolgerlo per adattarlo alla realtà che ci circonda, in particolare quando volgiamo lo sguardo verso il palazzo municipale.
Perché se Giufà ne pensava una e ne faceva cento, la nostra amministrazione comunale sembra aver adottato una filosofia diametralmente opposta, “cento ne pensano e nemmeno una ne fanno”.
Nelle stanze del potere, tra scrivanie piene di carte, cellulari e computer sempre attivi, fioriscono decine e decine di idee, tutte valide, che sbocciano come i papaveri in un campo in primavera.
Progetti ambiziosi per migliorare la viabilità, piani avveniristici per il decoro urbano, iniziative culturali e rappresentazioni teatrali che mettono in secondo piano i più grandi teatri nazionali e forse internazionali.
Ci si riunisce, si discute, si scrivono pagine e pagine di bozze delibere.
Riunioni che durano ore, forse giorni, presi dalla piena convinzione di essere i più brillanti strateghi che la città abbia mai avuto, non come i predecessori da incolpare appena qualcosa non funziona.
Si pensa, si ripensa, si limano dettagli, si creano commissioni ad hoc per studiare la fattibilità, ogni virgola viene posta al punto giusto, il tutto per non deludere le aspettative di chi ha posto fiducia in loro.
Il numero di idee pensate sono talmente tante che ogni cittadino, sentendosi rassicurato da cotanto lavoro, esclama “Guarda quante cose stanno pensando per noi”
E invece non è così, o meglio, la risposta da dare all’esclamazione del cittadino è, pensate e promesse tante, realizzate poche o nulla.
Le buche infatti restano lì, si aspettava la chiusura delle scuole per iniziare i lavori, compresi quelli per il rifacimento parziale della rete idrica, i famosi 4,2 milioni stanziati, ma ad oggi di rifacimenti o cantieri nemmeno l’ombra, si vedono solo transenne quando la buca è troppo grande.
Molte vie e marciapiedi continuano a mostrare una bella flora, spontanea, degna più di una giungla amazzonica che di verde urbano.
Le promesse di eventi culturali, tranne quelli di piazza, meglio di viale, si sono perse tra i litigi e le precisazioni. Di nomine e rilancio neanche a dirlo, si starà valutando.
È come se ci fosse un qualcosa che blocca il meccanismo tra il pensare e il fare.
Tutte quelle magnifiche idee, così lucidamente e brillantemente annunciate, si sono arenate una volta che ci si è insediati, non certo per mancanza di fondi, quelli dove e quando si vuole spuntano fuori sempre.
Ma forse dovremmo inviare Giufà al Comune, magari in veste di consulente esterno, magari con la sua semplice ma efficace attitudine al fare, siamo certi riuscirebbe a trasformare almeno una delle cento idee pensate in qualcosa di concreto, o forse, più realisticamente, scoprirebbe che il problema non è la mancanza di idee, ma la cronica incapacità di rimboccarsi le maniche e mettersi a lavorare sapendo ormai che la poltrone è stata messa in salvo ed è pure ben remunerata.
Nel frattempo, i cittadini continueranno a osservare, presi come sono dal fare i conti con bollette da pagare, sempre più care, carrelli della spesa sempre più vuoti e cure mediche da rimandare, per liste lunghissime o mancanza di soldi, il tutto con un misto tra rassegnazione e una sottile ironia, assistendo al teatro dell’assurdo che si svolge sotto i loro occhi.
E ogni qualvolta sentiranno qualcuno annunciare l’ennesimo nuovo progetto, gli scapperà un sorriso amaro, pensando: “Cento ne pensano… e nemmeno una ne fanno”…e Giufà, nascosto in qualche angolo, si sbellicherà anche lui dalle risate. Ad Maiora

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