L’aula del consiglio comunale, in ogni città, è molto più di un semplice luogo di dibattito, è il luogo dove si riunisce l’assemblea pubblica rappresentativa dei cittadini di un Comune
Ma al di là della definiszione da Statuto, è un vero e proprio “teatro politico” dove si intrecciano strategie, ideologie e, soprattutto, emozioni.
Le reazioni dei consiglieri comunali, infatti, dipingono un quadro vivo delle dinamiche interne, rivelando alleanze, opposizioni e a volte, purtroppo, anche un certo disinteresse.
Osservare il modo in cui i rappresentanti cittadini si comportano o come rispondono a proposte, con interventi o votazioni, è fondamentale per comprendere il reale polso della vita politica locale.
E’ bastato assistere all’ultimo consiglio comunale, ma anche ad altri, quello sulla relazione del Sindaco sul primo anno della sua amminsitrazione, per capire tante cose.
Ci sono stati momenti in cui l’aula si è acceso un fuoco intenso e non per colpa delle alte temperature.
Sono stati gli istanti in cui sono emerse reazioni forti e decise.
Solitamente queste reazioni provengono dai banchi dell’opposizione, ovviamente non tutti, dove i consiglieri, armati di dialettica, non esitano a palesare contrarietà e dissenso.
Interventi veementi, colpi di tosse di disapprovazione, o anche semplici sguardi carichi di significato, sono stati tutti segnali di una lotta politica serrata.
Queste reazioni non sono state semplici manifestazioni di rabbia, ma espressioni ponderate di una visione alternativa, volta a mettere in discussione l’operato della maggioranza e a sollevare dubbi tra l’opinione pubblica.
Tuttavia, reazioni decise non sono esclusiva dell’opposizione. Anche tra le fila della maggioranza, di fronte a temi particolarmente sentiti o a proposte che toccano direttamente, si potrebbero avere osservare manifestazioni di non convinta adesione, ma in questo caso non è successo, tutti allineati e presenti, o quasi.
All’estremo opposto si sono sentite le reazioni favorevoli e compiacenti, tipiche dei banchi della maggioranza, dove il consenso è non solo atteso, ma spesso ben orchestrato, stile “Tifo organizzato”.
Sorrisi d’intesa, cenni di assenso e quasi automatici, fanno parte ormai del classico rituale.
Queste manifestazioni, se da un lato testimoniano la coesione del gruppo, dall’altro possono talvolta apparire come una semplice formalità, un atto dovuto, quasi un’adesione acritica, spesso lo è, ma che comunque rischia di svuotare il dibattito del suo vero significato.
La compiacenza, in alcuni casi eccessiva, può celare però anche strategie politiche precise, come ad esempio il mostrare unità e compattezza è un messaggio diretto non solo all’opposizione, ma anche all’elettorato.
È però importante distinguere tra un genuino consenso e una compiacenza di facciata.
Un consigliere sinceramente convinto mostrerà sempre il suo favore in modo autentico, magari con un’esposizione chiara delle motivazioni.
Un’adesione “compiacente”, invece, potrebbe essere più un atto dovuto, privo di un reale approfondimento della questione, dettato più dalla disciplina di partito che dalla convinzione personale.
Infine, un fenomeno non meno significativo è emerso con i silenti e gli assenti, contro questi ultimi nulla si può dire se non, volendoci vedere una strategia ben precisa, pensare che l’assenza può anch’essa essere un segnale inquietante, magari a causa di una leggere delusione per una promessa tanto attesa e non ancora mantenuta.
I silenti si palesano ovviamente con il non intervento che, su certi importanti temi, come una relazione su un anno di attività, colpisce che non ci siano stati.
Si manifestano con sguardi persi nel vuoto, assenza di sorrisi di compiacimento e di manifestazioni di dissenso, insomma indifferenza.
Questi silenzi o assenze possono avere diverse interpretazioni. A volte, sono il sintomo di un genuino disinteresse per l’argomento in discussione, magari non ci hanno capito nulla, ma anche questo si poteva dire, o possono racchiudere un non volersi mettere contro chi ha dato una possibilità e quindi per evitare gaffe o prese di posizione sconvenienti, meglio tacere e rimanere ben ancorati ad una comoda e ben remunerata poltrona.
Certo un consigliere può benissimo decidere di non schierarsi apertamente, aspettando anche di vedere come si evolverà la situazione, magari che la tanto agognata promessa si concretizzi, aspettando con pazienza la fine dell’estaste.
Il silenzio, in questi contesti, diventa una dichiarazione in sé, un modo per essere presenti ed assenti nello stesso tempo, “ci sono e non dico nulla e non mi sposto in attesa di……”
Questo tipo di silenzio assume un significato particolarmente eloquente, quasi un messaggio in codice, quando proviene da consiglieri presenti ma che vivono come “color che son sospesi“.
Questi sono quei rappresentanti che, pur sedendo tra i banchi di chi dovrebbe criticare e contrastare l’operato della maggioranza, di fatto non si esprimono, non intervengono e non manifestano né dissenso né, tantomeno, consenso, per non corfermare o negare quello che molti, purtroppo per loro, sanno, rilevando comunque una posizione che però crea ambiguità, ricordandoli come tanto attivi sino a diversi mesi fa o come il partito/movimento di cui fanno parte richiederebbe.
Tali silenzi, mon sono un vuoto, ma sono pieni di significati, lasciano comprendere intanto che l’opposizione non è salda, che si stanno tessendo alleanze, alcune anche già fatte tacitamente, più o meno sottobanco, ma ormai del tutto chiare ed evidenti da certi comportamenti.
In conclusione, l’aula del consiglio comunale è un palcoscenico in cui ogni gesto, ogni espressione, ogni silenzio, contribuisce a definire la complessa trama della politica locale, svelando anche quello che non si dice ma che si sa.
Comprendere queste dinamiche e interpretare le reazioni dei consiglieri non significa solo ascoltare quello che dicono o non dicono, ma anche decifrare i messaggi impliciti, le alleanze nascoste per capire le future direzioni che l’aula prenderà.
Il “teatro” dell’aula, con le sue reazioni forti e decise, i suoi “applausi” compiacenti e i suoi silenzi eloquenti, continua a raccontare la storia di una comunità e dei suoi rappresentanti, che bisogna però leggere con un’ottica diversa e possibilmente superpartes, per coglierne le sfumature che sfuggono o che i più fanno finta di non notare. Ad Maiora
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