La libertà di stampa è considerata un pilastro fondamentale di ogni democrazia, essenziale per informare i cittadini, garantire la trasparenza e sorvegliare il potere.
L’organizzazione non governativa Reporter Senza Frontiere (RSF) pubblica ogni anno il World Press Freedom Index, un indice che valuta la situazione del giornalismo in 180 Paesi e territori.
I dati presentano un quadro globale in peggioramento, con poche eccezioni.
A livello mondiale, RSF ha definito la situazione della libertà di stampa “ai minimi storici”.
La Norvegia si conferma come leader indiscussa, classificandosi costantemente come il Paese in cui il giornalismo gode della maggiore libertà e autonomia, seguita da nazioni del Nord Europa come Estonia, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca.
Molti Paesi affrontano sfide crescenti a causa della crisi economica dei media, della pressione politica, della disinformazione e delle minacce fisiche; regioni come il Medio Oriente, il Nord Africa e l’Asia-Pacifico sono tra le peggiori, con una situazione “molto grave” in quasi la metà dei Paesi.
Tra le retrocessioni significative, si notano l’uscita dalla top ten della Germania e il calo di posizioni degli Stati Uniti.
L’Italia ha mostrato una tendenza negativa o di stagnazione nelle recenti classifiche.
| Anno (Indice RSF) | Posizione in Classifica |
| 2025 | 49ª |
| 2024 | 46ª |
| 2023 | 41ª |
| 2022 | 58ª |
Nell’edizione 2025 del World Press Freedom Index, l’Italia si colloca al 49° posto su 180 Paesi, risultando l’ultima tra i maggiori Stati dell’Unione Europea.
Tra le principali criticità nel Paese, RSF sottolinea le minacce della criminalità organizzata ai danni dei giornalisti, i condizionamenti della politica e la necessità di un intervento normativo sulla diffamazione e sulle intimidazioni, soprattutto quelle online.
Nonostante ci siano stati dei miglioramenti in alcuni anni, l’organizzazione sottolinea che spesso il progresso nella classifica non riflette un reale miglioramento della situazione interna, ma piuttosto un deterioramento più rapido in altri Paesi.
A livello nazionale, non esiste una classifica ufficiale RSF che valuti la libertà di stampa regione per regione, ma possiamo esaminare i dati sugli atti intimidatori contro i giornalisti, che rappresentano un indicatore fondamentale della sicurezza e della libertà professionale.
Prendiamo ad esempio i dati sugli atti intimidatori contro i giornalisti in Italia: nel 2023, la Sicilia è stata classificata come la quarta regione per numero totale di minacce e intimidazioni. Al primo posto c’era la Lombardia, con 12 eventi, seguita da Lazio e Campania.
Questo dato mette in evidenza che, in Sicilia, come in altre aree con alta infiltrazione criminale, i giornalisti che si occupano di cronaca nera, mafia e corruzione operano in un contesto ad alto rischio, spesso sotto minaccia, il che frena la piena libertà di informazione.
Ma mentre l’attenzione internazionale tende a concentrarsi sulle minacce ai grandi media nazionali, nelle piccole comunità il lavoro dei giornalisti è messo a dura prova da una serie di fattori crisi economiche, sfide digitali e, soprattutto, da condizionamenti ambientali.
Un problema cruciale è la sostenibilità economica.
I giornali locali, sia cartacei che digitali, nelle piccole città si trovano a dover affrontare difficoltà nel reperire entrate pubblicitarie, poiché la maggior parte della pubblicità è migrata verso alcune piattaforme come Google e Facebook, privando le testate locali della loro principale fonte di sostentamento.
Inoltre, gli operatori locali faticano ad adottare altri modelli di entrate, come ad esempio gli abbonamenti.
Questo porta a notevoli difficoltà nel crescere e svilupparsi, soprattutto quando non si possono assumere collaboratori, che spesso vengono anche sottopagati.
Anche nelle realtà più piccole, il giornalista si trova frequentemente a fronteggiare una serie di pressioni che minacciano la sua indipendenza e la libertà di informazione, pressioni che vanno ben oltre quelle esplicite.
Le dinamiche tra giornalisti, poteri locali, politici e imprenditori sono più ravvicinate e spesso sono più informali, rischiando di dar vita a un “accordo non scritto di silenzi” , il “gentlemen’s agreement”, su indagini o fatti scomodi, dove il giornalista rischia di trovarsi isolato o di subire ritorsioni, sia personali che professionali.
Tutti questi fattori possono portara a una riduzione della concorrenza, creando il rischio di creare un vero e proprio “monopolio” dell’informazione locale, più facilmente influenzabile o controllabile dagli interessi presenti nel territorio.
Inoltre, i giornalisti locali che si occupano di argomenti “scomodi” diventano spesso bersaglio di querele per diffamazione, intentate da figure che preferirebbero che certi temi rimanessero nel’ombra.
Fortunatamente, queste cause, che nella maggior parte dei casi risultano infondate, vengono spesso archiviate, ma il loro scopo è chiaro, quello cioè di cercare di mettere un “bavaglio” all’informazione, scoraggiando ulteriori articoli su determinati argomenti o personaggi.
In sintesi, la crisi del giornalismo locale nelle piccole città limita la possibilità per la comunità di avere un’informazione forte, corretta e indipendente, indebolendo così la democrazia alla sua radice e lasciando spazio alla disinformazione di partee e ai poteri locali. Ad Maiora
-Video sulla di EuroNews sulla classifica della libertà di stampa, l’Europa arretra e l’Italia perde tre posizioni approfondisce la posizione dell’Italia nell’indice di Reporter Senza Frontiere e il generale arretramento della libertà di stampa in Europa.
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