Sul fondo di una tavola curvata a forma di mandorla che evoca il paradiso, le mani di Francesco Guadagnuolo vibrano mentre tracciano l’acciaio contorto: un nero denso come lacrime secche, un rosso vivo come sangue antico. Quel groviglio di ossa di metallo racconta la caduta di un gigante, la ferita aperta di un sogno infranto. Eppure, nell’ombra grigia, spuntano ali d’avorio: leggere come il canto di “Nel blu dipinto di blu”, reminiscenza di un volo che ha insegnato all’Italia a sognare. Quel blu è l’eco della melodia di Domenico Modugno, dove ogni nota diventa pennellata d’infinito, il cui paroliere, Franco Migliacci, s’ispirò a delle stampe di Marc Chagall. Quelle ali avvolgono il ferro, lo sollevano con un sospiro divino, innalzandolo verso un blu senza confini. Si tratta dell’ultima opera della serie sull’Antenna/Torre RAI di Caltanissetta, interpretata da Guadagnuolo dal titolo: “Il volo dell’Antenna risorta” (con citazione d’àpres ‘Coq Rouge Dans la Nuit’, 1944 e ‘La femme au coq rouge’, 1950 di Marc Chagall), 2025, collage, acrilico e tecnica mista su tavola curvata, 56×30 cm.
Guadagnuolo cita un gallo rosso che fluttua nel cielo blu a forma di cuore per coloro che hanno amato l’Antenna/Torre RAI: il volatile diventa emblema del risveglio creativo e dell’impulso a sollevarsi oltre la realtà ordinaria. Sulle creste dell’etere, l’antenna ricomincia a vibrare, diffondendo speranza tra terra e cielo, unendo l’Italia delle rovine e l’Italia che vola. In quest’atto di rinascita, il metallo si fa metafora di liberazione, gioia e rinascita: come l’essere “felice di stare lassù” si cura delle proprie ferite, così il gigante di acciaio trova nuova vita.
Tre date uniscono quest’opera: 1951 la realizzazione dell’Antenna/Torre RAI, 1956 la nascita a Caltanissetta dell’artista Guadagnuolo, 1958 la canzone: “Nel blu dipinto di blu” vince il festival di Sanremo. Sul piano onirico, l’antenna che risorge diventa simbolo di un volo dopo la caduta. Proprio come in “Nel blu dipinto di blu”, l’atto di sollevare un gigante d’acciaio si trasforma in metafora di liberazione, gioia e rinascita. Nell’opera dipinta da Guadagnuolo, il “blu siderale” evoca lo stesso cielo infinito in cui Modugno si tinge di blu.
«Ho visto l’antenna spezzata a morte, stesa sulla terra, uno scheletro umano. Poi due angeli sono comparsi, candido peso, dal crepuscolo del mio sonno. Le loro ali d’avorio hanno cinto il metallo e, con un sospiro divino, hanno sollevato quell’enorme colonna al cielo infinito, avvolgendola in un abbraccio di luce».
Nel gesto sacro della rinascita, Guadagnuolo mescola blu e oro, imbeve il pennello di speranza e nostalgia, affinché nell’ultima pennellata risplenda l’eterno. L’antenna che riprende a vibrare diffonde “onde benefiche”, così come Radio Italia trasmise “Volare” a un’Italia affamata di speranza. La voce di Modugno diventa eco di un popolo che rinasce, e l’antenna onirica è custode di quel canto, amplificandone l’abbraccio universale. Quel cielo dipinto riprende il volo della canzone, unisce pittura, suono e spazio fondendosi, facendo nascere un’idea di libertà senza peso, così come sa fare Guadagnuolo nelle sue opere transreali.
Ora l’antenna non muore più: respira, canta, custodisce memorie e spalanca porte al sogno di un volo senza fine. Brilla sotto il sole e risplende nella notte, raccoglie echi di giorni lontani, voci, feste, lacrime e sorrisi di un’Italia che non cede alla cancellazione.
Sospesa tra antiche speranze e nuovi desideri, l’antenna ideale veglia senza tempo sul Mondo intero. Un tempo era sul Monte Sant’Anna, ora sul monte infinito nel blu del cielo, in quel canto raffinato e silenzioso ogni anima, antica o nuova, trova rifugio: nel sogno dipinto di blu da Guadagnuolo, l’Italia ritrova la promessa di una memoria immortale.
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