I video compromettenti mostrano militari delle Idf compiere presunti abusi e violenze sessuali su un detenuto rinchiuso nel carcere di Sde Teiman
Un tribunale di Tel Aviv ha esteso la custodia cautelare fino a mercoledì 5 novembre per Yifat Tomer-Yerushalmi, ex procuratrice dell’esercito israeliano, arrestata nella serata di ieri nell’ambito di un’inchiesta per far luce su una fuga di informazioni. La funzionaria ha già ammesso, nella lettera con cui venerdì scorso si è dimessa dall’incarico, di aver diffuso video compromettenti, che mostrano militari delle Idf compiere presunti abusi e violenze sessuali su un detenuto palestinese rinchiuso nel carcere di Sde Teiman.
Secondo i giudici la ex procuratrice, che in aula si è presentata in abili civili, potrebbe inquinare le prove. E’ accusata non solo della divulgazione dei video ma anche di frode, abuso d’ufficio e tentativo di insabbiamento delle prove: sabato la donna è scomparsa, facendo temere un tentativo di suicidio. E’ stata ritrovata solo ieri sera sulla spiaggia di Tel Aviv ed è stata immediatamente arrestata. Secondo gli inquirenti avrebbe cercato di far scomparire il suo smartphone.
Tante le reazioni politiche allo scandalo: il primo ministro Benjamin Netanyahu ha definito la divulgazione pubblica dei video “il grave attacco alle pubbliche relazioni” contro Israele dalla sua istituzione, mentre il ministro della Sicurezza Nazionale di estrema destra, Itamar Ben-Gvir, ha assicurato che in carcere l’ex procuratrice è stata posta in regime di sorveglianza permanente, con guardie e telecamere aggiuntive.
La vicenda risale all’agosto 2024, quanto l’emittente israeliana Channel 12 ha trasmesso i video dei presunti abusi. Al Jazeera ricorda che ne è seguita un’indagine che ha portato all’arresto di cinque militari impiegati nella struttura di Sde Teiman. Le organizzazioni per i diritti umani da anni denunciano abusi e violenze sui palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane, un fenomeno che sarebbe cresciuto dopo il 7 ottobre 2023, con l’arrivo di centinaia di persone arrestate a Gaza e Cisgiordania. L’Onu riferisce che da allora almeno 75 palestinesi hanno perso la vita in detenzione. Ad alimentare le accuse di violenze e torture, anche i corpi dei palestinesi di Gaza che Israele ha restituito in seguito all’accordo di cessate il fuoco del mese scorso: come ha denunciato Munir Al-Bursh, direttore generale del ministero della Salute di Gaza, le salme si presentavano “legate, bendate e con orribili segni di torture e ustioni, a testimonianza delle atrocità commesse in segreto”. Ad alcuni corpi mancavano degli arti o dei denti.
L’organizzazione Hamas ha chiesto l’apertura di un’inchiesta indipendente internazionale per far luce su queste violenze.
Fonte Agenzia Dire www.dire.it di Alessandra Fabretti
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