Ogni famiglia spende mille euro in meno, colpiti i piccoli negozi e l’online
Le famiglie tirano la cinghia e riducono i consumi. Anche a tavola.
Così le vendite arrancano: una situazione che impatta sempre di più sui negozi e si riverbera anche sul commercio online. E che, tra l’inflazione in rialzo e la stangata dei dazi, potrebbe pure peggiorare.
Di certo crescono l’incertezza e i timori di consumatori e imprese.
Le vendite al dettaglio, certifica l’Istat, restano ferme a febbraio nel confronto mensile, ma rispetto ad un anno prima segnano un calo sostenuto, il più ampio degli ultimi dieci mesi: in volume diminuiscono del 2,5%, in valore scendono dell’ 1,5%. La contrazione è più o meno estesa e coinvolge i beni alimentari e non: dall’abbigliamento ai mobili fino alle calzature e articoli da viaggio, gruppo quest’ultimo che si distingue per la performance peggiore (-6,2% in valore rispetto a febbraio
2024). Gli unici a salvarsi sono i prodotti di profumeria e cura della persona (+1,7%); stazionari gli elettrodomestici, radio e tv; negativi tutti gli altri prodotti.
Invece le vendite degli alimentari registrano un aumento contenuto rispetto a gennaio (+0,4% in valore e +0,1% in volume), ma cedono rispetto ad un anno prima (-0,4% in valore e addirittura -2,9% in volume).
Una flessione che non risparmia nessuno, neppure l’online. Il valore delle vendite al dettaglio va giù per tutte le forme distributive.
Ad essere più colpiti sono ancora i negozi e i minimarket, dove segnano -2,4% annuo; subito dopo gli ambulanti (-2,2%) e a seguire il commercio elettronico (-1,9%); in coda la grande distribuzione con un calo meno marcato (-0,5%), ma comunque presente.
Mentre resta la corsa alle offerte e agli acquisti nei discount.
Numeri «allarmanti» per i consumatori, che si traducono con un taglio alla spesa e «una dieta forzata»: Unione nazionale consumatori e Assoutenti calcolano che solo considerando gli acquisti di cibo e bevande si tratta di -183 euro annui a famiglia.
Se poi si includono anche i prodotti non alimentari (-451 euro), il totale sale a 634 euro in meno spesi. Che arrivano a 910 euro in meno per una coppia con due figli.
I dati dimostrano ancora una volta l’impatto dell’inflazione sui consumi e sul potere d’acquisto, insistono il Codacons e l’Adoc.
Secondo Federconsumatori, si riduce anche il consumo di carne e pesce (-16,9%), con uno spostamento verso qualità meno costose, e si ricercano sempre più assiduamente offerte e sconti.
Il contesto di incertezza non aiuta affatto. Ora più che mai «acuito dai dazi di Trump, non lascia presagire nulla di positivo», commenta Confesercenti, evidenziando il «tracollo » dei piccoli negozi: in questo quadro, perciò, il mercato interno e la ripresa dei consumi «assumono una valenza fondamentale per la tenuta economica» del Paese.
«Siamo in presenza dell’ennesima conferma della debolezza dei consumi.
Le dinamiche congiunturali evidenziano il blocco della spesa delle famiglie», rimarca l’Ufficio
studi di Confcommercio: le vendite sono ferme ai livelli del terzo trimestre del 2023, peraltro già allora al di sotto dei valori di fine 2022.
In questa fase complessa, è fondamentale rispondere alle sfide «mantenendo una visione unitaria
europea, con l’obiettivo di sostenere le nostre filiere produttive e il potere d’acquisto dei cittadini», è
l’appello di Federdistribuzione.
