Un Senatore intercettato. E i colloqui trasmessi alla commissione Antimafia. Non era mai successo
A essere ascoltato è l’ex pm Roberto Scarpinato, oggi parlamentare M5S, intercettato dagli ex
colleghi di Caltanissetta.
Com’è possibile nonostante le garanzie della Costituzione?
Scarpinato aveva chiesto che a pronunciarsi fosse la Corte costituzionale.
Il centrodestra ha bocciato la proposta di sollevare un conflitto di attribuzione di fronte alla Consulta sul caso di Roberto Scarpinato.
L’ex magistrato ora eletto con il M5S aveva chiesto che fosse la Corte costituzionale a pronunciarsi
sull’operato della Procura di Caltanissetta che, senza chiedere alcuna autorizzazione del Senato, lo ha intercettato al telefono e in seguito inviato tutto alla commissione Antimafia. Perché la diffusione
del contenuto di quelle conversazioni penalmente irrilevanti a seguito della violazione delle sue prerogative di parlamentare ha infatti offerto il pretesto alla maggioranza per chiedere il suo allontanamento dall’Antimafia.
Epperò ieri i “garantisti” di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, sempre pronti ad allargare a dismisura e a sproposito le stesse prerogative, ha detto che nel caso di Scarpinato ben si potevano
violare.
E che sollevare il caso alla Consulta avrebbe significato il rischio di estendere oltremodo le garanzie previste dalla Costituzione.
No, non è uno scherzo: ieri la maggioranza sempre generosissima a concedere lo scudo dell’impunità ai parlamentari indagati, ha detto che con Scarpinato (che indagato non è) i magistrati di Caltanissetta e l’Antimafia presieduta dalla meloniana Chiara Colosimo sono stati ineccepibili.
Le opposizioni chiedevano invece di approvare la relazione di Alfredo Bazoli (Pd) volta a rimettere il
caso alla Consulta.
“Oggi la maggioranza ha affermato il criterio che se una Procura dice che è utile può mandare le
intercettazioni di una persona non indagata, a qualsiasi commissione –in questo caso l’Antimafia – o a qualsiasi altro organo dello Stato” ha commentato la vicepresidente dem di Palazzo Madama Anna Rossomando sottolineando che, secondo questo principio, se un parlamentare non è indagato
le garanzie costituzionali non valgono, mentre se è indagato, ha tutte le tutele “secondo i principi del massimo garantismo di cui questa maggioranza si fregia a sproposito”.
Altrettanto spietata è l’analisi di Ada Lopreiato del M5S. “Il garantismo del centrodestra italiano è solo di convenienza: viene sventolato quando bisogna provare a insabbiare le tante ombre che aleggiano al suo interno, per essere poi riposto nel cassetto quando c’è da scatenare la macchina del fango contro gli avversari. Con il pronunciamento di oggi FdI, Lega e FI stabiliscono un gravissimo e
pericolosissimo precedente: da domani una procura potrà inviare alle più disparate entità istituzionali, senza autorizzazione del Parlamento, intercettazioni di nessun interesse penale ma relative a fatti esclusivamente privati e personali.
A seguire, quelle intercettazioni potranno potenzialmente finire in altre mani. Un bel paradosso – insiste la pentastellata – per chi di solito chiede che rimangano coperte anche le intercettazioni penalmente rilevanti e depositate. Quelle che, quando non coperte da segreto, a nostro avviso devono poter essere pubblicate per informare l’opinione pubblica”.
