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Caltanissetta 401 > News > Cronaca > La grande occasione per liberarsi di Yalta. La Sicilia potrebbe uscire dalla gabbia di Mous e Sigonella
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La grande occasione per liberarsi di Yalta. La Sicilia potrebbe uscire dalla gabbia di Mous e Sigonella

Last updated: 16/04/2025 5:46
By Redazione 116 Views 7 Min Read
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Scrive Federico Rampini sul Corriere della Sera: «La guerra dei dazi ha attirato su Trump tali e tante
antipatie europee (e mondiali) che molti arrivano a tifare per chiunque altro possa dare una lezione al “bullo” americano. In questo clima è normale imbattersi in europei di ogni colore politico che sognano una grande coalizione di “tutti gli altri” (Europa, Cina, Giappone, Canada, Messico) in grado di mettere in ginocchio gli Stati Uniti».

Questa constatazione, oltre a confermare che la tasca e la pancia orientano gli umori più del cuore e della testa (che avrebbero dovuto già suscitare sdegno ed esecrazione verso il sostegno di Trump agli orrendi crimini di Netanyahu e di Putin contro palestinesi ed ucraini) identifica il presidente Usa come “bullo”, compresa la protervia di non ammettere gli errori e di ostentarli anzi come successi.

Questo è l’interlocutore che Meloni non si augurava certo di trovare dopo due mesi di anticamera, nei quali lo ha blandito insieme a Musk (alimentando il sospetto che proprio a lei si riferisse la scurrilità della leccata, non certo al fermo atteggiamento di chi lo ha rintuzzato, come la fiera e dignitosa premier messicana, di fronte alla quale il bullo ha sùbito abbassato le ali), ma sperava di trovare la sponda per condizionare l’Europa che diffida di lei, cercando di dimostrare l’ardita tesi che non si vince uniti, ma separati.

Lo scenario dipinto dall’ascoltato “consigliori” Zampolli , mandato da Trump come guida indiana nei rapporti con l’Italia e che nega la globalizzazione, non solo non esiste più, ma ci si accorge proprio dalle reazioni del mondo che il multilateralismo policentrico è la nuova realtà e che il tentativo di ritornare ai nazionalismi assassini dei secoli passati e all’equilibrio dei due blocchi contrapposti di Yalta è anacronistico e illusorio.

Lo hanno capito Von der Layen e Macron, l’inglese Starmer e ora il tedesco Merz, lo capisce Xi Jinping, al quale la spartizione del mondo in due potrebbe anche convenire, ma sa – anch’egli dall’alto di alcuni millenni di cultura e saggezza cinese – che non si può essere così grossolani da confondere i propri desideri con la realtà, sindrome ben nota agli psichiatri come “wishful tinking”.

Ed esorta gli europei, attraverso il premier spagnolo Sanchez ricevuto a Pechino, a coalizzarsi con il mondo per isolare il “bullo”.

E’ questa la grande occasione per liberarsi definitivamente di Yalta, che Trump e Putin vorrebbero riesumare fino alla riedificazione di un muro per spartirsi l’Ucraina.

Per la Sicilia sarebbe il momento di uscire finalmente dalla gabbia del Muos e di Sigonella con cui – come dimostreremo più avanti – ci è stato impedito il ruolo naturale di piattaforma avanzata sulle
rotte fra i nuovi poli del mondo globalizzato, Cina, India e domani Africa, Europa e Americhe.

Ci provammo già nel 2010-11 quando – puntando sui rapporti culturali mediante un convegno scientifico a latere dell’Expo di Shanghai sull’apprezzata (dai cinesi, che ci riconoscono pari dignità
storica e culturale) opera dei Gesuiti siciliani in Cina nel ’600 – sorpassammo nell’affannosa corsa alla Cina tutte le principali regioni del mondo e accedemmo così agli alti livelli della nomenklatura cinese.

Firmammo solennemente nella sede di Roma della Regione Siciliana un vasto protocollo d’intesa
con la China Development Bank (l’enorme fondo di Stato che finanzia le grandi infrastrutture in Cina e nel mondo), ricevemmo ad Augusta il ministro cinese, che dichiarò di voler riconvertire a loro
spese quel grande porto, purché venisse collegato con il Ponte a quello che definiva “l’entroterra europeo” e alla cui realizzazione i cinesi erano fortemente cointeressati (memorabile il resoconto
di quella riunione del compianto Tony Zermo per La Sicilia, che ha ripreso di recente l’argomento con un ampio servizio di Michele Guccione).

Su richiesta cinese preparammo dieci “schede” di altrettante grandi infrastrutture siciliane da far loro finanziare, che furono inserite nell’agenda della visita a Roma dell’allora Presidente Hu Jintao.

Poi, nell’autunno 2011, una brusca frenata. Perché?

Accadde che nel successivo incontro del Segretario di Stato americano – allora Hilary Clinton – col suo omologo Ministro degli Esteri Frattini, gli americani come è stato documentato da autorevolissime fonti della Farnesina – posero una pregiudiziale politico-strategica assoluta alla concretizzazione del ruolo della Sicilia come piattaforma europea verso i nuovi poli del mondo globalizzato e in particolare sulla “via della seta” (dalla quale l’Italia è ora unilateralmente uscita).

L’isola doveva restare solo la base per gli aerei e i droni americani di Sigonella e continuare ad ospitare senza corrispettivi uno dei 4 centri di controllo delle comunicazioni mondiali, il Muos di Niscemi (“questione non negoziabile”, come mi avvertì brutalmente l’ambasciatore Usa Thorne, venuto appositamente a Palermo nel 2011).

Fino a quando la politica estera e militare di Usa ed Europa erano convergenti, il gratuito “sacrificio” impostoci era forse sopportabile, ma ora che quelle politiche divergono occorre dare la spallata finale agli anacronistici equilibri di Yalta, che da 80 anni ci tengono inchiodati ad un mondo che almeno da
35 non c’è più, mantenuto in piedi per perpetuare privilegi a noi estranei ed ora confliggenti.

Nella tanto attesa “processione del Giovedì Santo” alla Casa Bianca vedremo se Meloni rappresenterà i veri interessi italiani ed europei nel nuovo scenario mondiale, o si appiattirà sul vecchio equilibrio trumpiano che ci relega al ruolo marginale di vassalli periferici dei nuovi potentati finanziari americani.

Se siamo ancora prigionieri della gabbia di Yalta lo sapremo giovedì, in diretta dallo studio ovale.

Di Francesco Attaguile, già direttore generale dei rapporti internazionali della Regione Siciliana

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