di Matteo NOTARANGELO*
“Il vero problema è che la Magistratura persegue il cittadino querelato e non i querelanti legati al potere municipale.
Anche un dolce bambino capisce che per silenziare il cittadino indifeso serve poco: una “querela politica temeraria”.
Chi ha rapporti di gestione di beni e di servizi municipali ha difficoltà a spendere pochi soldi per pagare una “querela politica temeraria” contro un cittadino fragile che osa parlare per difendere la legalità nella sua Comunità?
Carissimo Nicola Gratteri, il silenzio, come vedi, non è sempre complicità, spesso è paura di essere trascinato in un processo kafkiano, dove anche la Magistratura diventa oggetto e non soggetto di vera giustizia.
Nei tribunali, il cittadino onesto diventa “la vittima sacrificale” di querelanti che si prendono gioco della Magistratura.
E lei sa quanto è duro il lavoro del magistrato e quanto è difficile il suo agire, mirante a costruire il benessere esistenziale delle tante impaurite comunità.
Ognuno comprende che la criminalità prima di essere sconfitta nei vari teatri mondiali, bisogna sconfiggerla nella mente dei cittadini, bloccando l’evolversi e il contagio della “pedagogia nera” della criminalità, che alberga in ogni cittadino offeso, indebolito e prigioniero delle sue difficoltà quotidiane.
Da cittadino, vorrei che la Magistratura conoscesse bene la dinamica della “querela politica temeraria” e gli effetti di arretramento sociale e giuridico che provoca nelle indifese comunità.
La criminalità non è solo quella operativa ma anche quella culturale, che colonizza la mente di ogni cittadino fragile, soprattutto nelle città involute. L’azione criminale nelle città si consuma ogni giorno.
Chi ha il potere amministrativo usa la “querela politica temeraria” nei confronti di cittadini indifesi e impauriti, spesso delegandola a chi ha rapporti economici con la Pubblica Amministrazione.
Mi consenta di scrivere, stimatissimo Procuratore, che la recita della “querela politica temeraria” ha i suoi protagonisti, i suoi eroi e i suoi anti eroi.
Gli eroi sono i cittadini querelati e i magistrati; gli anti eroi sono gli uomini e le donne che siedono nei municipi e controllano i bilanci comunali, la vita economica e quella sociale della gente.
Gli alleati di costoro, certo, sono coloro che amano il silenzio sociale, per paura, per rassegnazione, per convenienza, ma anche chi “gira la testa” per non vedere.
E la Magistratura?
A mio parere, se non presta attenzione a questi “meccanismi di potere” potrebbe diventare il “braccio pesante” di questa gente, che ride della Legge, della Giustizia.
In questo scenario, dove imperano gli accordi di potere, crollano la nostra amata civiltà giuridica, la credibilità degli uomini della Giustizia e l’agire dell’onesto cittadino.
Procuratore, c’è un’anatomia e una fisiologia della “querela politica temeraria” degli amministratori degli enti locali: non lasciamo che quella gente usi i tribunali per incutere timore, silenziare le città e prendersi gioco di noi”
Da Esserci Il Giornale della salute mentale e delle marginalità sociali
di Matteo NOTARANGELO*
Buon lavoro e grazie per il suo impegno.
Con tantissima stima
*Sociologo e counselor professionale