Quante volte ci è capitato di sentire un lamento, una sofferenza, e di liquidarla con un semplice “Vabbè che vuoi che sia”
Spesso la percezione dei problemi altrui è così distorta da far apparire una “trave” grande e pesante come un innocuo “filo di capello”.
Questa visione non è solo un errore di prospettiva, ma una vera e propria strategia psicologica per mantenere il nostro mondo in equilibrio, anche a costo di sminuire il dolore degli altri.
Minimizzare le difficoltà altrui non è sempre un atto di cattiveria o insensibilità, vedere la sofferenza degli altri ci mette di fronte alla nostra vulnerabilità. Se il problema di un amico è così grave, allora anche i nostri potrebbero un domani esserlo. Per proteggerci da questa scomoda verità, la nostra mente riduce la gravità del problema altrui. È più facile considerare una crisi d’ansia come un banale momento di nervosismo o una perdita di lavoro come una “opportunità per un nuovo inizio” piuttosto che accettare la profondità della disperazione che l’altra persona sta provando.
La frase “la trave negli occhi degli altri sembra un filo di capello” ha una sua specifica e inquietante risonanza. Non si tratta più solo di ipocrisia, ma di una sorta di negazione.
Questa frase cattura perfettamente la dinamica con cui le persone, pur di difendere chi ha palesemente torto, sminuiscono il dolore inflitto. Un bullo che ferisce un compagno? “Non è successo niente, sono solo scherzi tra ragazzi.” Un commento sgradevole che umilia qualcuno? “Devi essere meno sensibile.” In questi casi, la minimizzazione diventa un’arma, un modo per assolvere chi ha agito male e spostare la responsabilità su chi subisce il danno.
Riconoscere questa tendenza è il primo passo per cambiare atteggiamento nei confronti di chi sta vivendo un problema che noi non possiamo neanche immaginare.
Chi vede la pagliuzza e non la trave, dovrebbe chiedersi se sta veramente ascoltando o sto già cercando una scorciatoia per non sentire la gravità di ciò che viene detto. Smettere di sminuire i problemi altrui significa fare un passo indietro e accettare che la realtà di un’altra persona è diversa dalla nostra.
Non dobbiamo necessariamente avere una soluzione, ma dobbiamo dimostrare comprensione e non criticare che si lamenta ritrovandosi la trave nel proprio occhio.
La prossima volta che qualcuno si lamenterà, proviamo a sospendere il giudizio, ascoltate o leggete bene quello che si sta dicendo e magari ponetevi la domanda “e se fossi stato io al suo post”, “e se fosse capitato a me”.
Ascoltiamo senza dare consigli non richiesti, o meglio senza lanciarci in giudizi affrettati, spesso dettati dal difendere una situazione o persone indifendibili. Forse solo così scopriremo che quella che ci sembrava solo una “pagliuzza” è in realtà una “trave” enorme, e che la nostra empatia è l’unico vero strumento per aiutare a sopportarne il peso. Ad Maiora

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