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Lettera Aperta al Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia in Sicilia. Di Marinella Andaloro

Last updated: 15/06/2025 8:54
By Redazione 983 Views 10 Min Read
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Onorevole Presidente Cracolici,

ho seguito con attenzione le ultime notizie sulle attività della Commissione Antimafia a Caltanissetta, dove si sta portando avanti un importante monitoraggio sulle infiltrazioni criminali in Sicilia.

È incoraggiante registrare l’aumento delle denunce di estorsione da parte degli imprenditori e, parallelamente, la diminuzione degli incendi dolosi: segnali chiari dell’efficacia delle strategie di contrasto finora adottate da tutte le forze messe in campo.

Condivido pienamente l’importanza dell’integrazione delle nuove tecnologie nelle indagini: video sorveglianza avanzata, analisi dei big data, intelligenza artificiale, riconoscimento facciale e software forensi, rappresentano strumenti imprescindibili per rafforzare le capacità investigative.
È fondamentale mantenere alta l’attenzione sulle manifestazioni più eclatanti delle organizzazioni criminali, per evitarne il radicamento nel tessuto sociale.

Tuttavia, mentre le indagini si concentrano per la maggiore sulle organizzazioni che si muovono secondo le “vecchie regole”, sulla criminalità residua delle “coppole e dei pizzini”, una minaccia ben più insidiosa si è radicata nel cuore delle nostre istituzioni.
Non possiamo fingere di non vederla: è quella che potremmo chiamare malavita istituzionalizzata.

Ogni alba porta con sé nuovi scandali che scuotono le fondamenta della nostra democrazia.
Sindaci destituiti, Presidenti di Consigli comunali trascinati via in manette, Assessori smascherati, Pubblici Funzionari che tradiscono il loro mandato: tutti marchiati dal disonore della corruzione.
Segni inequivocabili di un sistema che ha saputo mutare senza perdere potere.

Favoritismi sommersi, privilegi barattati nell’ombra, brama di potere e denaro che divora ogni principio etico, macchinazioni segrete, concorsi pilotati.
Questi non sono che i volti moderni delle cosche.

È in questa borghesia mafiosa che si annida il vero potere criminale di oggi: una rete perversa che unisce burocrazia, affari, istituzioni e potentati, creando un sottobosco difficile -ma non impossibile- da estirpare.

Questa mafia non compare in nessun casellario, si presenta con un’apparenza rispettabile e si muove con disinvoltura nei palazzi del potere.

Il confine che separa la criminalità organizzata dalla parte malata della classe dirigente è divenuto ogni giorno più sottile.

Mi rivolgo a Lei con tutta la gravità che questa situazione richiede, ben consapevole che la Commissione conosce fin troppo bene questo fenomeno: una criminalità organizzata che opera indisturbata, celandosi dietro l’apparenza della legalità.

È quella che potremmo chiamare mafia dei colletti bianchi: una criminalità che ha modificato metodi, ma non obiettivo: il potere!

Per meglio comprendere questo fenomeno, propongo alla Commissione il caso emblematico di “Mafiopoli”: una comunità che pur non comparendo nelle cartine geografiche, è tristemente rappresentativa di un fenomeno reale. È il laboratorio in cui si replica quello che i manuali di criminologia di domani definiranno mafia 4.0: un sistema pervasivo, apparentemente legittimo, che corrode dal di dentro le istituzioni.

I protagonisti di questo sistema non si nascondono.
Al contrario, cercano la massima visibilità.
Siedono nei consigli comunali, ricoprono incarichi istituzionali, dirigono enti strategici.
Alcuni di loro -e qui sta il paradosso più grottesco- prendono parte alle Vostre audizioni, dissertando magari su una criminalità che “appartiene al passato”, mentre sono emblema vivente di quella attuale.

È come se Al Capone tenesse conferenze sulla lotta al contrabbando.

Sono stati tanto abili da comprendere che il crimine più redditizio è quello legalizzato.

Perché esporsi a pesanti pene per associazione mafiosa, quando si può controllare il territorio tramite una maggioranza consiliare?
Perché ricorrere all’estorsione quando si possono drenare risorse pubbliche attraverso consulenze fittizie, incarichi fiduciari e società di comodo?

Hanno sostituito la violenza fisica con quella burocratica, l’intimidazione con la corruzione, il controllo militare del territorio con quello amministrativo.
Non sparano: affamano.
Non uccidono: lasciano morire lentamente le comunità attraverso il malgoverno, la dilapidazione delle risorse pubbliche, la destrutturazione sociale.
Privano le nuove generazioni del loro futuro!

Il loro metodo è di una semplicità disarmante.
Creano deliberatamente problemi per poi proporsi come salvatori.
Distruggono, com’è noto, per poi presentarsi come coloro che ricostruiranno.
Generano povertà nella comunità per renderla dipendente dai loro favori.
Trasformano i cittadini in sudditi, gli elettori in clienti, la democrazia in feudalesimo moderno.

Onorevole Presidente e Commissari, Voi continuate a cercare la mafia dove non c’è più.
Continuate a concentrarvi sulla mafia che un tempo era, mentre quella che oggi detiene il vero potere si muove altrove.

Quella che oggi muove capitali, che controlla nomine, che elude ogni contrasto, si nasconde all’interno delle istituzioni stesse.

Questa criminalità si è fatta Stato.
È il potere, senza corromperlo.
È l’istituzione, senza infiltrarla.

Questa criminalità non ha bisogno di codici d’onore o rituali di affiliazione.
È cementata da interessi comuni, spartizione del potere e garanzia d’impunità.
Non servono pizzini quando ci sono chat criptate.
Non servono summit clandestini quando ci sono le riunioni di giunta.
Non servono bombe quando basta una delibera.

È tempo di aggiornare i parametri investigativi.
La mafia del XXI secolo non assomiglia più a quella del XX. Non veste più come Totò Riina, non parla più come Bernardo Provenzano, non agisce più come Matteo Messina Denaro.
Veste come un manager, parla come un politico, agisce come un amministratore pubblico. Ed è per questo infinitamente più pericolosa.

Non si combatte con i blitz delle forze speciali.
Si combatte con gli strumenti della trasparenza amministrativa, controlli incrociati sulle spese, sui bilanci pubblici, con analisi forensi dei flussi finanziari, con la verifica sistematica della compatibilità tra patrimoni personali e redditi dichiarati.
Quel celebre “follow the money”.

Il caso di Mafiopoli non è un’eccezione, ma un modello che si replica in centinaia di comunità italiane, dove la criminalità ha completato la sua mutazione genetica, da anti-Stato a pseudo-Stato, da nemico delle istituzioni a parassita che se ne nutre.

Vi prego di non sottovalutare questo fenomeno.
Mentre guardate al passato, il futuro criminale si costruisce davanti ai vostri occhi.

È indispensabile spostare l’attenzione dalle periferie ai centri del potere, dai clan tradizionali alle consorterie istituzionali, dalla criminalità nascosta a quella esibita, da coloro che combattono lo Stato a coloro che si arrogano di essere lo Stato.

Il tempo stringe.
Ogni giorno che passa senza un’azione incisiva, ogni patto corruttivo, ogni silenzio colpevole rafforza questa nuova criminalità.
Mafiopoli, è l’Italia di domani.

Onorevole Presidente, confido che la Commissione Antimafia saprà raccogliere questa sfida.

È ora di potenziare l’azione di contrasto, estendendola dal crimine di stampo mafioso propriamente detto alle collusioni, alle complicità e alle reti che, dall’interno delle istituzioni, rafforzano e perpetuano il potere parallelo di queste apparato, divenuto più pericoloso che mai.
È fondamentale portare questa consapevolezza nelle scuole, tra i giovani: perché imparino a riconoscere il volto della mafia di oggi: quella che, dopo Falcone e Borsellino, ha mutato pelle per infiltrarsi nel tessuto delle istituzioni stesse.

È arrivato il momento di chiamare le cose col loro nome, senza reticenze: Mafiopoli è quella che si nasconde dietro una facciata di legalità apparente, sempre più pervasiva. Ben più insidiosa delle organizzazioni “a piccolo cabotaggio” che una indagine tradizionale può colpire facilmente.

È auspicabile che quella facciata crolli quanto prima, che le inchieste portino alla luce le trame che pervadono le istituzioni, restituendo ai cittadini un’amministrazione integra, davvero al loro servizio.

È un’emergenza che richiede uno sforzo corale, un’analisi permanente delle nomine, degli incarichi, delle delibere, delle consulenze.
È una sfida che richiede coraggio, determinazione, coerenza.

Non si può attendere oltre.
Confido nella Vostra capacità di andare oltre l’apparenza, di combattere la criminalità com’è oggi e non solo come era ieri.

La democrazia italiana Ve ne sarà eternamente grata.

Con stima e fiducia, Marinella Andaloro
Una cittadina preoccupata per il futuro della giustizia, della verità, della legalità. Della democrazia.

~

P.S.:
Quando leggerete questa lettera, alcuni di coloro che hanno partecipato alle Vostre audizioni come “esperti di antimafia” saranno probabilmente seduti nelle loro poltrone istituzionali, firmando l’ennesima delibera che depreda il territorio che dovrebbero amministrare.
Rifletteteci.

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