I cinque Comuni che non hanno alternative ai prelievi dall’Ancipa ormai a secco lanciano
un nuovo allarme
L’acqua dei dissalatori mobili può non essere sufficiente per superare la crisi idrica.
Tra i tecnici della Regione si fa strada la paura che l’acqua marina resa potabile con la soluzione-tampone dei mini, dissalatori nei container, piazzati dove verranno ricostruiti i tre fissi di Trapani, Porto Empedocle e Gela, possa non essere risolutiva.
Tra gli uffici si guarda ai tre impianti fissi, per la realizzazione dei quali occorrerà qualche anno, ma che alla fine dissaleranno complessivamente 600 litri d’acqua al secondo.
Per avere un termine di paragone, la sola città di Palermo ha un fabbisogno di 2500 litri al secondo, scesi prima del razionamento a circa duemila litri d’acqua al secondo.
Va da sé che i dissalatori mobili, renderanno potabile meno acqua di quelli fissi. «Si va dai 10 ai 40 litri al secondo», sussurrano dalla Regione, dove si provano a fare i conti, che inevitabilmente non tornano.
Quanti dissalatori mobili saranno necessari per sopperire alla crisi?
L’unica certezza, al momento, è che nell’Isola al collasso ad avere mostrato tutti i propri limiti è il sistema degli invasi artificiali (quasi trenta quelli gestiti dalla Regione) che possono contenere complessivamente oltre 700 milioni di metri cubi d’acqua, ma all’interno dei quali al momento è rimasto meno dell’8 per cento di risorsa idrica.
La situazione più critica al momento resta quella dell’entroterra: da Caltanissetta a San Cataldo fino a Troina, si moltiplicano le amministrazioni comunali che fanno ricorso ai silos nelle piazze e non riescono ancora a staccarsi dall’Ancipa in cui si raschia il fondo del barile, contando invece sui nuovi pozzi.
Tutti punti che torneranno ad essere analizzati questo pomeriggio dalla cabina di regia, convocata per le 16 in presidenza della Regione.
Anche perché nel frattempo i cinque Comuni che non hanno alternative ai prelievi dall’Ancipa hanno scritto una lettera di fuoco in cui lanciano l’allarme: “È quasi superfluo evidenziare che ogni giorno di ritardo nell’attivazione della riserva — scrive il Movimento per la difesa dei territori — corrisponde quasi a una settimana in meno di riserva d’acqua per questi cinque Comuni: con questi primi tre giorni di ritardo, invece che avere riserve fino alla fine di febbraio, le avranno solo fino alla prima settimana di febbraio. Se il distacco degli altri Comuni non avverrà entro questa mattina, le riserve si esauriranno alla fine di gennaio”.
Per l’associazione che riunisce i cittadini del comprensorio maggiormente colpito dalla crisi idrica, “continuando con l’attuale livello d’erogazione le riserve saranno completamente esaurite entro le prossime due settimane e fino a fine novembre non è prevista alcuna pioggia.
Vi chiediamo di intervenire immediatamente, per evitare che il servizio venga interrotto e si debba ricorrere alle autobotti. Il cui uso a Nicosia non è realizzabile, poiché la gran parte delle abitazioni si trova in quartieri storici, caratterizzati da vie anguste e ripidi saliscendi. Non riusciamo neanche lontanamente ad accettare che le nostre comunità debbano ricorrere al rifornimento d’acqua mediante punti di approvvigionamento”.
L’unica speranza può arrivare dal mare. Ma se la Regione aveva chiesto a Palazzo Chigi i dissalatori mobili già in primavera con la dichiarazione dello stato d’emergenza, la risposta dalla struttura commissariale nazionale guidata da Nicola Dall’Acqua è arrivata soltanto adesso: bisognerà attendere fino alla prossima estate. Ammesso che la soluzione riesca davvero a tamponare il problema.