FONDO “SAFE” Palazzo Chigi invia a Bruxelles la richiesta per accedere alle risorse, su cui il governo era all’inizio scettico. I progetti a dicembre
Una riunione per decidere cosa fare del fondo Safe (Security Action For Europe), il piano europeo da 150 miliardi di prestiti destinati agli investimenti militari che costituisce uno dei pilastri del
Piano ReArm Eu di Ursula von der Leyen.
L’ultimo giorno utile perché a mezzanotte scadevano i termini per avanzare la richiesta di finanziamento a Bruxelles.
Ieri mattina la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha riunito a Palazzo Chigi i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani e i ministri Guido Crosetto (Difesa), Tommaso Foti (Affari Europei)
e Giancarlo Giorgetti (Economia): alla fine il governo italiano ha deciso di aprire all ’ipotesi di utilizzare il fondo europeo per aumentare le spese sulla Difesa.
La richiesta che sarà fatta a Bruxelles è quella di poter accedere a un prestito di 14 miliardi ammortizzabili in 45 anni e da spendere entro i prossimi cinque anni.
Alla riunione tutti gli esponenti di governo hanno concordato con la richiesta all ’Unione Europea: sia il ministro dell’Economia Giorgetti, che nelle ultime settimane aveva mostrato alcune perplessità sulla decisione, sia il vicepremier della Lega Salvini che aveva mostrato le stesse perplessità.
La decisione di ieri del governo italiano non è un “accesso” ai fondi ma, politicamente, un modo per prenotare questa possibilità.
La richiesta sarà di 14 miliardi, quando il massimo possibile era di 35 miliardi.
Adesso spetterà all’Unione Europea raccogliere tutte le richieste e le esigenze degli Stati membri e dividere i finanziamenti in base a queste.
Non è detto, dunque, che l’Italia otterrà tutti i fondi richiesti ma, in teoria, potrebbe accedere a molti meno.
Per capire quale sarà la cifra finale servirà una trattativa politica con gli altri Paesi.
L’aumento della spesa dunque sarà dello 0,6-0,7% del Pil in cinque anni, cioè lo 0,12% anno da qui al 2030.
In questo modo, il bilancio sarà alleggerito e l’aumento delle spese per la Difesa nel 2026 potrà avvenire senza trovare coperture troppo onerose nelle prossime due leggi di bilancio, le ultime prima delle elezioni di primavera 2027.
A dicembre, dopo l’accordo politico, saranno presentati i progetti: il fondo Safe, come è stato pensato, è simile a quello dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Quindi l’accesso ai fondi è vincolato a determinati obiettivi e target che devono essere raggiunti in tempi precisi.
Il fondo sarà utilizzato per finanziare progetti nell’industria europea della Difesa, aumentando la
capacità produttiva.
In linea teorica il piano era stato approvato con il principio buy european (“comprare europeo”) ma è probabile che a beneficiarne saranno gli Stati Uniti: nell’accordo, ancora non scritto sui dazi, l’Unione europea si è impegnata a comprare armi e investire nei prodotti energetici prodotti dagli Usa.
Per ora gli Stati membri dell ’Unione Europea che hanno chiesto l’accesso a prestiti europei per aumentare la spesa in Difesa sono stati il Belgio, Bulgaria, Cipro, la Repubblica Ceca, Estonia,
Ungheria e Lituania.
La decisione italiana oggi è arrivata insieme a quella della Spagna che farà richiesta.
Una scelta significativa sia per la situazione di bilancio simile dei due Paesi del Sud Europa, ma anche perché all’ultimo vertice Nato dell ’Aja di fine giugno Madrid si era opposta all ’accordo di aumentare le spese per la Difesa fino al 5% da qui al 2035 come chiesto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez aveva protestato contro l’accordo spiegando che Madrid avrebbe potuto raggiungere gli stessi obiettivi con il 2,1% provocando l’ ira del presidente degli
Stati Uniti.
Meloni aveva criticato il primo ministro spagnolo spiegando che, nonostante le critiche, aveva
firmato l’accordo come tutti gli altri 31 Paesi dell’Alleanza Atlantica.
Da ilFattoQuotidiano
Per rimanere aggiornato sulle ultime notizie locali segui gratis il canale WhatsApp di Caltanissetta401.it https://whatsapp.com/channel/0029VbAkvGI77qVRlECsmk0o
Si precisa: la pubblicazione di un articolo e/o di un’intervista scritta o video in tutte le sezioni del giornale non significa necessariamente la condivisione parziale o integrale dei contenuti in esso espressi. Gli elaborati possono rappresentare pareri, interpretazioni e ricostruzioni storiche anche soggettive. Pertanto, le responsabilità delle dichiarazioni sono dell’autore e/o dell’intervistato che ci ha fornito il contenuto. L’intento della testata è quello di fare informazione a 360 gradi e di divulgare notizie di interesse pubblico. Naturalmente, sull’argomento trattato, caltanissetta401.it è a disposizione degli interessati e a pubblicare loro i comunicati o/e le repliche che ci invieranno. Infine, invitiamo i lettori ad approfondire sempre gli argomenti trattati, a consultare più fonti e lasciamo a ciascuno di loro la libertà d’interpretazione.
