Patrizia Messina Denaro, arrestata nel 2013, era stata condannata a 14 anni e mezzo di carcere in via definitiva per associazione mafiosa. Ha lasciato il carcere domenica dopo aver scontato la pena, tornando nella sua Castelvetrano.
Scarcerata Patrizia Messina Denaro, sorella minore del boss Matteo Messina Denaro, capo dei capi di cosa nostra morto nel settembre 2023 in carcere per un tumore. Arrestata nel dicembre del 2013 e poi condannata a 14 anni per associazione mafiosa, Patrizia Messina Denaro ha lasciato il carcere domenica dopo aver scontato la pena, come rivela Repubblica, tornando nella sua Castelvetrano dove trascorrerà due anni in libertà vigilata.
“Non faccio parte di Cosa nostra. Io pago per il cognome che porto, ma di cui sono fieramente orgogliosa. Da vent’anni non ho contatti con mio fratello Matteo” disse in Tribunale davanti alla Corte che la condannò per associazione mafiosa e altri reati connessi, come estorsione. Affermazioni che in realtà sono state smentite a più riprese dalle indagini della direzione investigativa antimafia che ha ricostruito i suoi rapporti strettissimi col fratello durante la latitanza del boss.
Secondo gli inquirenti, infatti, Patrizia Messina Denaro, insieme al marito Vincenzo Panicola, anche lui condannato per mafia, ha avuto un ruolo di primo piano nel gruppo criminale di famiglia ed era uno dei principali collegamenti con Matteo Messina Denaro. A lei facevano riferimento numerosi pizzini trovati nei covi del boss dopo l’arresto e a lei erano diretti diversi pagamenti anche dopo il suo arresto così come era scritto nero su bianco in diversi foglietti rinvenuti durante la perquisizione all’interno dell’abitazione di Rosalia Messina Denaro, sorella maggiore poi arrestata a sua volta.
Patrizia Messina Denaro, arrestata nel corso dell’operazione ‘Eden’, era stata condannata a 14 anni e mezzo di carcere in via definitiva dalla Corte di Cassazione nel 2018, che aveva confermato la sentenza di primo grado del 2015 e quella di appello del 2016. Le successive indagini della procura antimafia di Palermo però la definiscono lo snodo delle comunicazioni fra il latitante e il clan. Per gli inquirenti lei era uno dei tramiti della rete di contatti del boss e probabilmente tra i pochissimi a poterlo vedere di persona.
“Ho saputo che tua figlia la battezzerà Rosetta, è giusto, è la maggiore delle sorelle. Spero che a me permetterai di cresimarla, vorrei tanto avere uno dei tuoi figli come figlioccio, se tu lo vorrai” gli scriveva la donna già nel 1996. Per i pm, nel 2011 era proprio Patrizia a reggere il sistema dei pizzini e delle comunicazioni del latitante. Dopo il suo arresto, il fratello scrisse alla sorella Rosalia: “Essere incriminati di mafiosità, arrivati a questo punto, lo ritengo un onore”.
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