Il finanziamento resterà per anni al 6,2% del Pil, livello più basso dal 2007, lo 0,6% sotto la media Ue.
La manovra non inverte la rotta del servizio sanitario pubblico, mai così prossimo al collasso.
“Stiamo andando verso la catastrofe”, dice Andrea Bottega, segretario nazionale del Nursind (sindacato infermieri).
“Ancora una volta le risorse sono del tutto insufficienti”, osserva Antonio De Palma, presidente di Nursing Up (ancora infermieri).
È un coro. I professionisti della sanità stroncano l’impianto della legge di Bilancio.
“Il problema è dato sia dalla quantità che dalla qualità degli investimenti –dice a sua volta Pierino Di Silverio, segretario di Anaao,
il più grande sindacato dei medici ospedalieri – Il ministro della Salute Orazio Schillaci aveva chiesto 6 miliardi in più, poi diminuiti
drasticamente. E ora il governo millanta un piano di assunzioni pur sapendo che i concorsi vanno deserti.
Perché il problema è quello dell’attrattività della professione medica: devi lavorare sul piano economico, su quello della sicurezza delle cure, sull’organizzazione, sulla riforma strutturale di una legislazione che è ormai vecchia di 46 anni”.
Che uno dei nodi fondamentali sia proprio quello della scarsa attrattività delle professioni sanitarie è ormai un dato di fatto. Soprattutto per gli infermieri.
Attualmente il Ssn ne conta 268 mila, ai quali si aggiungono i quasi 35 mila impiegati nelle strutture della sanità privata convenzionata.
Sono proprio loro quelli di cui si avverte la maggiore carenza.
Ne mancano 65 mila negli ospedali e altri 20 mila servirebbero per far funzionare a pieno regime la medicina territoriale, a partire dalle case e dagli ospedali di comunità.
“La situazione è gravissima e il governo parla di assunzioni pur sapendo che non si trovano infermieri e che le prospettive sono drammatiche – spiega Bottega –.
Nelle regioni del Centro-Nord a fronte di 10 posti disponibili per la formazione nelle università le domande sono otto, due restano scoperti.
Questo perché parliamo di una professione mal retribuita e molto stressante.
Il governo ora dice che paga il prezzo degli errori di programmazione fatti dai predecessori.
Eppure amministra lo Stato da due anni: cosa ha fatto finora per evitare questo disastro?
Alla fine il sistema collasserà per mancanza di infermieri”.
Arriva la stroncatura anche per la detassazione dell’indennità di specificità.
“Per noi significa 8 euro netti di aumento al mese: una vergogna”, dice De Palma. “Se la premier Meloni e il ministro Schillaci pensano di valorizzare gli infermieri in questo modo si sbagliano di grosso – aggiunge De Palma –. Servirebbero invece almeno 653 milioni, dei quali 453 per raddoppiare l’indennità”.
Proprio in queste settimane si apre la trattativa per il rinnovo 2022-2024 del contratto di tutte le professioni sanitarie.
E dall’Aran (l’agenzia che rappresenta la Pa nella negoziazione) come osserva De Palma “non è arrivato alcun segnale di recepimento delle direttive arrivate dalle Regioni”.
Quanto ai medici – ne mancano circa 20 mila – hanno poi scoperto che la defiscalizzazione dell ’indennità di specificità dovrebbe avvenire in due tranche (prima con una aliquota del 30% poi del 15%).
“E sarebbe comunque agganciata al contratto 2025-2027, quando ancora dobbiamo arrivare al rinnovo per il triennio precedente –spiega Di Silverio – Inoltre il prossimo contratto sarà legato al Pil e non all’andamento dell ’inflazione. Una presa in giro che ci indigna”.
L’ultimo confronto tra i sindacati dei medici e il ministro Schillaci risale a molti mesi fa, quando ancora il governo doveva mettere mano alla manovra.
Da allora il silenzio. Né da Palazzo Chigi né dal ministero della Salute sono partite convocazioni per le organizzazioni sindacali. “Nessuno si è confrontato con noi – conferma Di Silverio –.Ma adesso non vengano a raccontarci che non c’è mai stato un investimento così alto sul servizio sanitario.
Abbiano invece il coraggio di dire, a fronte di una situazione diventata insostenibile, che questo sistema, così come lo conosciamo da quasi mezzo secolo, è finito. E che dobbiamo virare sulla sanità privata”.