La nomina di Luigi Genovese a presidente dell’AST, l’Azienda Siciliana Trasporti, non è un semplice atto amministrativo. È un segnale politico, un tassello che racconta molto del modo in cui si governa la cosa pubblica in Sicilia.
L’AST è un’azienda strategica, con una flotta vecchia e un servizio in affanno, che dovrebbe essere al centro di una vera politica di rilancio dei trasporti. Ma invece di discutere di investimenti, innovazione e qualità del servizio, la scena è occupata dalle logiche di spartizione delle poltrone.
Non a caso le reazioni politiche sono state dure.
Nuccio Di Paola (M5S) ha parlato senza mezzi termini: “Schifani pensa di mettere una pezza alla sua incapacità di governare colmandola con le nomine politiche. Un modus operandi tipico delle destre… fra due anni affideremo le braccia operative della Regione alle migliori intelligenze, scegliendole per merito e non per curriculum politico”.
Il punto è proprio questo: non basta riempire i posti, bisogna scegliere persone competenti, con una visione e un progetto. La nomina di Genovese rischia di essere l’ennesima conferma che conta più la fedeltà politica che la preparazione.
Ancora più duro il commento di Ismaele La Vardera (Sud chiama Nord): “Leggo con sgomento la nomina di Luigi Genovese… l’inizio della fine di una partecipata che era già in grande sofferenza. Come può un soggetto che non ha mai avuto competenze in quella materia guidare un’azienda del genere? Il trombato alle scorse elezioni regionali andava piazzato in qualche posto, e chissene se l’AST affonderà”.
Parole amare, che restituiscono lo sconcerto di fronte a un copione che sembra ripetersi all’infinito: gli incarichi pubblici come premio di consolazione per chi resta fuori dalle istituzioni, anziché strumenti per servire i cittadini.
La questione è semplice e drammatica allo stesso tempo: i siciliani hanno bisogno di autobus puntuali, sicuri, moderni. Hanno diritto a un servizio che funzioni, soprattutto studenti e lavoratori che ogni giorno si affidano all’AST. Ma finché le nomine saranno dettate dalle convenienze politiche e non dalle competenze, il rischio è che a pagare il prezzo di queste scelte siano proprio loro, i cittadini.
Le voci critiche di Di Paola e La Vardera non sono dunque semplici polemiche, ma un campanello d’allarme. Perché senza merito, senza responsabilità e senza un progetto serio, le partecipate regionali resteranno zavorre, più che motori di sviluppo.
Oggi l’AST è chiamata a rilanciarsi, ma la sensazione è che si stia giocando una partita diversa: quella delle poltrone. E allora la domanda resta inevasa: a vincere sarà finalmente la competenza o, ancora una volta, la politica dei pacchetti di voti?
Fonte lasiciliaquotidiana.it
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