Nel mondo delle startup, il successo raramente dipende solo dal reperire finanziamenti o dal raggiungere obiettivi di crescita. Spesso, la sfida più critica è invisibile: la salute mentale dei fondatori e dei loro team. Secondo Startup Snapshot 2023, il 72% dei fondatori vede un legame diretto tra il proprio benessere e le performance aziendali, mentre il 59% soffre di burnout. Dietro questi numeri ci sono persone reali che affrontano dubbi, paure e notti insonni.
In questo contesto, il ruolo del mentor diventa indispensabile: non solo per affinare strategie, ma per aiutare i fondatori a mantenere calma, lucidità e fiducia in se stessi quando tutto sembra crollare.
A Malta, una startup digitale stava preparando incontri con investitori quando il lead developer lasciò improvvisamente l’azienda due settimane prima del pitch. Il fondatore confidò: “Ho la sensazione che tutto stia crollando.” In quel momento, il mentoring andò oltre la strategia: servì distinguere percezione e realtà, ridistribuire responsabilità e ricostruire fiducia. Il giorno del pitch, il team appariva sereno e riuscì a ottenere un eccellente seed round. Il passaggio dal panico alla resilienza dimostrò che la chiarezza mentale è importante quanto qualsiasi proiezione finanziaria.
Una situazione simile si verificò a Dubai, dove una fintech perse il suo cliente più grande. Lo stress rischiava di paralizzare il team. Durante sessioni guidate, incoraggiai i fondatori a condividere apertamente le proprie ansie. Uno ammise: “Mi sento inadeguato… pronto a mollare.” Abbiamo creato un piano di 90 giorni per diversificare i clienti, esplorare mercati internazionali e ottimizzare il flusso di cassa. Entro tre mesi, l’azienda non solo recuperò le perdite, ma aumentò il fatturato.
A Istanbul, le sfide erano spesso interne. Una startup e-commerce, pur in crescita, entrava nel panico per piccoli ritardi. Durante il mentoring, il fondatore rivelò insicurezze mai espresse al team. Insieme abbiamo fissato obiettivi realistici, celebrato piccole vittorie e costruito fiducia nel processo. La produttività crebbe e il morale passò dall’ansia all’energia creativa. La guida del mentor divenne un’ancora stabilizzante.
A Baku, i fondatori affrontavano pressioni esterne: ritardi burocratici e problematiche logistiche. Convinti di un fallimento imminente, erano intrappolati in percezioni distorte. Attraverso sessioni strutturate, li aiutai a distinguere le sfide reali dalle esagerazioni dettate dall’ansia. Una comunicazione chiara e un focus strategico permisero loro di ottenere fondi governativi per il seed. In questo caso, il mentoring non offrì solo guida professionale, ma supporto umano essenziale.
Queste esperienze confermano che, prima di perfezionare pitch o pianificare exit, il benessere dei fondatori deve venire prima di tutto. Senza equilibrio mentale, fiducia e strumenti per gestire lo stress, anche le idee più brillanti possono vacillare. Il mentor agisce come un’ancora, trasformando ansia e percezioni distorte in concentrazione, strategia e risultati concreti. Sostenere fondatori e team in questo modo non è un lusso: è il carburante invisibile dietro ogni startup di successo.
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