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Poltrone nei Comuni e soldi in più ai dirigenti. All’Ars ritorna la casta

Last updated: 05/03/2025 7:34
By Redazione 204 Views 4 Min Read
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Primo sì ai consiglieri supplenti negli enti locali Protesta dell’Anci: “I sindaci hanno altri problemi In discussione anche una norma che proroga le mance Critiche le opposizioni
“Non c’è visione”

Stipendi, poltrone, contributi.
Sono gli argomenti caldi a Palazzo dei Normanni, mentre la Sicilia è stremata dalle emergenze.
Ieri all’Ars, seduta rimandata: nessun assessore era disponibile.
Ma tra i punti all’ordine del giorno c’era anche il ddl che proroga alla fine dell’anno il termine per spendere i contributi erogati con due diverse leggi regionali del 2024.
Tra questi, anche i finanziamenti diretti per la promozione del territorio.
Le somme, evidentemente, erano così cospicue da non consentire ai beneficiari di spenderle
in tempo. «Ma quale proroga —commenta il segretario regionale del M5S, Nuccio Di Paola — i soldi non spesi vadano ad aggiungersi a quelli del reddito di povertà».
Intanto, in Commissione Affari istituzionali, una riunione caldissima è servita per esaminare un ddl sugli enti locali. «Ma noi non siamo stati invitati», dice il presidente dell’Anci Sicilia, Paolo Amenta.
Del resto, oltre a una contestata approvazione della norma che prevede la presenza del 40 per
cento di donne in giunta nei Comuni sopra i 3.500 abitanti, via libera alla figura del “consigliere
supplente”. Sostituirebbe il consigliere titolare chiamato in giunta.
«Credo — aggiunge Amenta — che i problemi dei sindaci siano altri.

Si parla di cariche, quando solo il 10 per cento dei Comuni ha approvato i bilanci di previsione, 130 enti sono tra dissesto e pre-dissesto, solo la metà ha approvato il consuntivo 2023».
In quel ddl è prevista anche l’estensione ai sindaci metropolitani dei rimborsi per le trasferte, attualmente destinati agli assessori regionali. In commissione, poi, “sboccia” un ddl che prevede il terzo mandato per i sindaci dei Comuni fino a 15 mila abitanti, voluto da Cateno De Luca. «Un controsenso — denuncia Di Paola — soprattutto alla luce delle notizie di cronaca che hanno coinvolto sindaci in parti diverse della Sicilia».
Per il capogruppo del Pd, Michele Catanzaro, «ormai è una vergogna: ci stiamo riducendo ad approvare solo norme che puntano ad accontentare questo o quell’altro sindaco».
Negli stessi minuti, l’ordine del giorno della Commissione bilancio prevedeva l’esame della norma che aumenterebbe gli stipendi dei presidenti delle partecipate: un gioco di bonus e indennità, consentirebbe di triplicare il tetto dei compensi attuali dai 35 mila a 110 mila euro. Una norma voluta dall’assessore all’Economia Alessandro Dagnino, già stralciata in finanziaria
e riproposta. Per il Dem Nello Dipasquale, «l’unica idea per la Sicilia di questa maggioranza
è creare centrali di spesa.

Non c’è visione, c’è solo l’offerta di qualcosa per qualcuno per creare consenso».
Intanto, volano “stralci” in ogni commissione. Uno di questi, prevede la promozione degli istruttori direttivi in dirigenti degli uffici di gabinetto, oltre all’assunzione a tempo indeterminato dei dirigenti attualmente negli enti della Regione.
Ma non solo: «Fuori dal palazzo — denuncia il deputato di Contro corrente, Ismaele La Vardera
— si aspettano otto mesi per avere l’esito di un esame istologico, ma all’interno si discute anche
di una legge sul randagismo che incredibilmente aumenta il randagismo ».
Insomma, tra le pieghe delle proposte di legge, c’è qualcosa per tutti: promozioni, aumenti,
progressioni. E nuove poltrone.
Come quelle che la Regione vorrebbe piazzare dentro i locali del Brass Group: ieri in commissione
si è raggiunta una mediazione rispetto alla prima bozza di modifica della governance, che metteva apertamente in minoranza la fondazione presieduta da Ignazio Garsia.

Il nuovo testo prevede che due componenti del cda siano indicati dal Brass, uno dalla presidenza
della Regione, uno dall’assessorato al Turismo e uno dai soci privati non fondatori.

Da laRepubblicaPalermo

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