Busia, sentito in audizione davanti alle Commissioni riunite di Camera e Senato, ha ribadito quanto
sostenuto anche in passato: “Senza un progetto esecutivo complessivo non c’è certezza sui costi”
“Ci vuole un confronto con l’Europa, i vincoli esistenti non vanno superati, la mancanza di una progettazione esecutiva non dà certezze sulla complessiva copertura finanziaria”. In sintesi, il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione ha ribadito quanto aveva già sostenuto in precedenti audizioni in Parlamento: lo stato delle procedure del Ponte sullo Stretto non consente
ancora di avere un quadro complessivo unitario, sufficiente per esprimere valutazioni
approfondite.
Giuseppe Busia, sentito ieri mattina in audizione davanti alle Commissioni riunite di Camera e Senato, ha sottolineato soprattutto due aspetti. Il primo: “I vincoli europei esistenti sulla realizzazione del Ponte prevedono che non ci si discosti, in termini di costi, più del 50% dal valore messo ordinariamente in gara. Il problema è interpretativo: da un lato il valore messo a base di gara del Ponte era quasi la metà di
quello preso a riferimento oggi, e si chiede al legislatore di intervenire individuando come valore quello successivo individuato anni dopo. Se il Parlamento ratificherà il decreto, ci sarà una copertura di tipo normativo per la responsabilità,
ma residua il fatto che il legislatore nazionale non può derogare alla disposizione che
peraltro il decreto correttamente richiama come vincolo”. Il valore a cui il Dl Infrastrutture fa riferimento è quello aggiornato nel 2012, ma è proprio su questo punto che il presidente dell’Anac ha invitato il Governo a chiarire questo aspetto con un’interlocuzione formale con le istituzioni europee, per evitare possibili contenziosi.
“Per il Ponte – ha proseguito Busia – il riconoscimento dell’aumento dei prezzi per i contratti caducati è ragionevole, ma non dobbiamo nasconderci il fatto che questo riapra il problema dei costi, facendo sì che aumentino rispetto alla previsione iniziale e superino il vincolo iniziale che non prevedeva nuovi oneri a carico della finanza pubblica, riproponendo dunque il problema
del superamento del tetto del 50% per gli aumenti”
Il secondo aspetto è quello relativo alla mancanza di un progetto esecutivo, visto che per ora c’è solo l’annuncio di una imminente convocazione del Cipess per approvare il definitivo: “Sarebbe auspicabile – ha detto il presidente dell’Anac – che si arrivasse al progetto esecutivo complessivo
per dare al Governo e al Parlamento una visione chiara di quali sono almeno i costi iniziali.
Sappiamo che dopo l’approvazione del progetto esecutivo ci possono essere delle varianti e la storia insegna che spesso aumentano i costi ma, non essendo stata fatta una nuova gara e quindi, essendo al limite della soglia di tolleranza, anche nell’interpretazione più benevola questo inciderebbe molto. Un’opera di tali dimensioni, anche finanziarie, richiede un innalzamento delle verifiche”.
E Busia qui entra nel campo della prevenzioni delle possibili infiltrazioni criminali (ieri è stata sentita in audizione anche la vicedirettrice operativa della Dia nazionale, Lorena Di Galante): “Sappiamo che il Governo aveva manifestato l’intenzione di intervenire con un altro decreto a seguito di alcune osservazioni, rafforzando le verifiche antimafia. Questo decreto può essere l’occasione per prevedere l’uso di progettazione di tutti gli elementi di digitalizzazione dei cantieri, così da verificare tutte le imprese, anche quelle in subappalto (lì dove si verificano più volte le
infiltrazioni mafiose), e anche così garantire la sicurezza dei lavoratori”. Da qui la proposta di “abbassare ulteriormente le soglie estendendole anche alle imprese che hanno affidamenti sotto i 150mila euro”.
Le affermazioni di Busia vengono rilanciate dai parlamentari del Movimento 5 Stelle, del Pd e di Alleanza Verdi-Sinistra. “L’Anac – sostengono i deputati 5Stelle –rileva che manca un ingrediente fondamentale su un ‘opera di tali proporzioni: la trasparenza. L’operato del tandem Meloni-Salvini ne esce a pezzi”. Il leader dei Verdi Bonelli sottolinea il rischio di “gravi infrazioni” dell’Italia nei confronti dell’Europa.