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Quale via? riscrivere la speranza fra due mondi in conflitto. Senza confine, nessuna coscienza: Il vuoto tra le due terre

Last updated: 17/08/2025 7:29
By Redazione 117 Views 7 Min Read
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Il noto artista Francesco Guadagnuolo affronta questa volta il tema politico-umanitario della convivenza tra Israele e Palestina con “Quale via alla Pace fra Israele e Palestina?”, un’opera di 70×50 cm in tecnica mista e collage, che intreccia visioni di guerra e di Pace in un unico fluire cromatico. Guadagnuolo afferma che l’unica via di Pace fra Israele e Palestina è porre fine alla violenza e al cessate al fuoco e riprendere immediatamente il dialogo umanitario per cercare di trovare a costruire una convivenza civile rispettando i due popoli.

L’opera di Guadagnuolo è divisa da una cesura orizzontale che separa l’abisso terrestre – fiamme, sangue e sagome di caduti richiamano le cicatrici dei conflitti – da una sospensione celeste, dove tonalità di rosa, celeste e bianco leggero evocano la promessa di purificazione e rinascita. Due colombe sorvolano le due fasce opposte, simbolo universale di Pace, mentre una luce al vertice annuncia l’alba di un giorno nuovo.

Nella parte inferiore, il colore si fa materico: rossi, aranci e neri si stratificano in rilievi quasi scultorei, racchiudendo il peso del dolore e dell’odio. Verso l’alto, Guadagnuolo alleggerisce la tessitura pittorica con velature sottili, aprendo allo spettatore un varco di speranza che si dissolve nell’aria come nebbia al mattino. Al centro della composizione, la mappa storica del 1967 assume il ruolo di fulcro narrativo: un invito a riconoscere i confini precedenti alle guerre successive e a riflettere sul senso di appartenenza e legittimità.

Non è un caso che quel lembo di carta antica evochi gli Accordi di Oslo, gli appelli di Barack Obama e Shimon Peres, e l’idea che la Pace implichi un percorso faticoso ma possibile. Non si tratta di un viaggio soltanto politico, ma di un’esperienza poetica che obbliga lo sguardo a misurarsi con la memoria storica e con la responsabilità collettiva di rimodellare quei confini che sembrano scolpiti nelle pietre.

Da sempre impegnato in una forma di “diplomazia culturale”, Guadagnuolo trasforma il gesto pittorico in atto di riconciliazione. Le sue opere sono state presentate in contesti istituzionali e donate a figure politiche chiave, offrendo ai leader un’esperienza emotiva oltre il mero calcolo strategico. Nel 2000 l’artista è stato riconosciuto come “Artista Internazionale” dall’Intergruppo Parlamentare per il Giubileo al Senato della Repubblica, guidato dal Presidente la Sen. Ombretta Fumagalli Carulli, e durante quel viaggio gli fu commissionato un dipinto donato a Yasser Arafat: la parola “Peace” tracciata tra le figure di Arafat e Peres divenne un segno tangibile di dialogo fra due mondi in conflitto.

Anche nella recente composizione del 2025: “Quale via alla Pace fra Israele e Palestina?”, Guadagnuolo si fa mediatore tra storia ed emergenza umanitaria, esercitando una pressione morale sui decisori e invitando lo spettatore a interrogarsi sui limiti geografici e politici che dividono ancora uomini e donne. Il quadro si fa catalizzatore di riflessione, stimolando dibattiti su memoria storica, legittimità dei confini e responsabilità internazionale.

La poetica di Guadagnuolo dialoga con le sue precedenti opere: in “Il Debito Estero”(1999), donato a Kofi Annan e oggi esposto nella sede ECOSOC all’ONU di New York, si celebra la dignità umana e la cooperazione economica; nel trittico su Barack Obama (2008) l’artista esplora carisma, speranza e tensioni interne alla società americana e in “Il muro invisibile” (2022) la linea di confine si trasforma in un luogo di incontro ideale, un invito a ripensare le politiche di migrazione e accoglienza. In ogni tela la mappa smette di essere semplice traccia cartografica per diventare portale di consapevolezza.

La critica ha evidenziato come Guadagnuolo mantenga intatto il rigore compositivo pur immergendosi in temi politico-sociali: Pino Blasone riconosce nella sua arte un dialogo trans-religioso in cui sacro e profano si fondono, mentre Vinicio Saviantoni parla di un “tocco apocalittico” capace di riflettere sulle contraddizioni della modernità. Altri studiosi, come Palma Bucarelli ex Direttrice della Galleria d’Arte Moderna di Roma, ne hanno elogiato la fusione tra arti visive e poesia e per il filosofo Rosario Assunto è stato motivo di studio per la rinnovata iconografia religiosa in un linguaggio contemporaneo.

“Quale via alla Pace fra Israele e Palestina?” conferma la continuità del linguaggio Transrealista di Guadagnuolo, dove il realismo più crudo s’innesta con un germoglio di Trascendenza. Il confine del 1967, ridisegnato sulla tela, diventa simbolo di un limite da risignificare, e la trasformazione cromatica accompagna lo spettatore in un viaggio dal dolore alla speranza. In quest’unicum visivo, l’artista ribadisce il suo ruolo di mediatore culturale, capace di tradurre conflitto e aspirazione in un invito aperto alla coscienza politica e civile.

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