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Quando Cuffaro diceva “Salvini ad Agrigento mi fa ribollire il sangue”

Last updated: 08/10/2025 6:37
By Redazione 131 Views 5 Min Read
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Il patto Dc-Lega archivia le liti. Il capo del Carroccio nel 2017: no a intese con chi è uscito di galera

S’erano tanto odiati. Adesso hanno ritrovato le ragioni dell’intesa.

Era il 26 maggio 2017 quando Matteo Salvini preparava la campagna elettorale in vista delle elezioni del novembre dello stesso anno, dicendo ai cronisti a margine di un incontro che non poteva allearsi «con gente uscita da poco di galera».

La risposta non avrebbe tardato ad arrivare: Cuffaro, negli stessi anni in cui la Lega Nord aveva l’ambizione di farsi progetto politico nazionale, diceva del segretario del Carroccio che l’idea stessa di «Salvini ad Agrigento» facesse «ribollire il sangue». Così nel novembre dello stesso anno, proprio dalle pagine di questo giornale, il numero uno di via Bellerio — che aveva presentato una lista congiunta insieme a Giorgia Meloni, arrivando a stento a superare la soglia di sbarramento — rispondeva alle critiche per il risultato ben al di sotto delle aspettative raggiunto: «Il nostro successo è una risposta a Totò Cuffaro».

S’erano, appunto, tanto odiati. Adesso sono pronti a convivere sotto lo stesso tetto elettorale, con il patto noto da settimane e ufficializzato alla festa dell’Amicizia di Ribera: liste separate alle Regionali e congiunte alle Politiche.

Mentre non si ferma la campagna acquisti della Lega, che adesso dà il benvenuto a Francesco D’Urso Somma, già braccio destro dell’ex fratello di Sicilia, Manlio Messina. Sommovimenti della crosta politica che a destra sente avvicinarsi l’appuntamento elettorale ed è sull’orlo di una frattura senza precedenti nel recente passato.

La convivenza tra Lega e Dc funzionerà? Il patto, per il momento sembra reggere, nonostante
la differenza di vedute sulla difesa dei diritti umani e, soprattutto, sui migranti.

Persino nella nota con cui ufficializza l’asse politico con via Bellerio, l’ex presidente della Regione e leader della Dc non si esime dal ricordare i propri valori «non negoziabili, quali famiglia, solidarietà
e accoglienza».

E lo fa nello stesso giorno in cui il segretario regionale della Lega, nel salutare con favore l’elezione di Roberto Occhiuto in Calabria, usa una metafora infelice nei confronti degli avversari politici, parlando di un campo largo che «è affondato nello Stretto, proprio lì dove nascerà l’opera ingegneristica più importante del secolo».

Vicini sì, insomma, ma non troppo.

Ma questa volta la posta in gioco è differente: già alle scorse Europee Cuffaro ha provato a
piazzare i suoi candidati (in cima ai quali c’era il genero ed ex sindaco renziano di Agrigento, Marco
Zambuto) nelle liste degli alleati nazionali. Ma una dopo l’altra, le porte da parte degli amici
politici si sono chiuse davanti al rischio di emorragie elettorali per l’ospitalità al partito del politico
che resta legato nell’opinione pubblica ai 5 anni scontati a Rebibbia.

Adesso il nuovo patto, che guarda alle Politiche: la Lega potrà contare nel largo consenso
siciliano di cui gode Cuffaro.

Che, in cambio della trasfusione elettorale, potrebbe riportare i suoi ad affacciarsi in Transatlantico
a palazzo Montecitorio.

Insomma un’alleanza per non «rischiare — chiosa Cuffaro — di dover mendicare la nostra presenza».

Da laRepubblicaPalermo del 07/10/2025 di Miriam Di Peri

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