Intervista sul ripristino del vecchio dissalatore di Porto Empedocle già dismesso per gli alti costi all’epoca non concorrenziali.
Oggi i dissalatori, visti i cambiamenti climatici, appaiono in parte necessari per dare stabilità al sistema di approvvigionamento idrico diversificando le fonti in un mix di pozzi, sorgenti, invasi e dissalatori (indipendenti dalla piovosità).
Il revamping dei tre dissalatori di Porto Empedocle, Gela e Trapani è solo un pezzo del Piano di Interventi in Emergenza per mitigare la crisi idrica, articolato secondo i tempi.
Il pezzo dei dissalatori si può realizzare in tempi brevi se autorizzate le procedure accelerate.
Per questo è stato rimesso al commissario nazionale che ha pieni poteri.
Da maggio, avviati e realizzati o in corso:
1. A brevissimo/breve termine (30-90gg): interventi per immettere in esercizio 200 autobotti pubbliche per i comuni. Per 8 milioni di euro del bilancio regionale. Si aggiungono ad altre centinaia di autobotti in servizio dei comuni, del corpo forestale e della protezione civile.
2. A breve termine (60-150gg): – circa 200 interventi di ripristino e riuso di pozzi e sorgenti abbandonati o guasti; -circa 100 interventi di sostituzione di condotte e riparazione perdite e rifacimenti impianti di pompaggio.
Tutti questi interventi hanno immesso o immetteranno nuova acqua per compensare quella mancante dagli invasi a causa della siccità.
3. A medio termine (210-360gg): – revamping tre dissalatori, per 100 milioni di euro; altri interventi per pozzi nuovi e ripristino esistenti;
4. A medio/lungo termine (6 mesi-2 anni) interventi per il superamento dell’emergenza e lamessa in sicurezza del sistema idrico.
Parte di questi interventi non sono più propriamente emergenziali ma devono essere realizzati con urgenza per evitare il ripetersi dell’emergenza idrica.
Una emergenza forse più grave di quelle del 1998-99 e del 2002 che sta colpendo molto severamente le popolazioni della sicilia centrale da Caltanissetta a Enna ad Agrigento.
Una situazione oggi a chiaroscuri.
Gli interventi fatti hanno prodotto tanta acqua nuova che ha reso meno dipendente dagli invasi moltissimi comuni storicamente in crisi.
Chiaramente non è una emergenza nuova ma pur causata dalla mancanza di piogge si aggrava nei comuni con maggiori problemi strutturali della rete idrica.
Bisogna trarre spunto dalla emergenza per recuperare i ritardi accumulati negli ultimi decenni per la modernizzazione del sistema idrico e della sua organizzazione spesso ‘disorganizzata’