Piantedosi ordina di rafforzare la vigilanza sugli eventi di piazza Timori non solo per le grandi città ma anche per i piccoli centri
La richiesta di installare dissuasori a protezione di strade e piazze affollate
C’è una parola che spaventa l’Italia in queste ore: emulazione.
L’attentato di Magdeburgo, la lucida follia di Taleb Al Abdulmohsen, non è l’episodio di una raffinata strategia del terrore come accadde nel 2015: si tratta invece di un atto isolato, nato in circostanze in un certo senso irripetibili (anche per via delle sottovalutazioni della polizia tedesca).
Ma che potrebbe riaprire una stagione dell’odio in tutta Europa, spingendo altri terroristi, soprattutto jihadisti, a colpire con le stesse modalità, «anche a causa di quei profili social, quelle chat, che fanno crescere ed enfatizzare questo tipo di atteggiamenti ». È l’analisi che intelligence e dipartimenti di sicurezza hanno fatto in queste ore al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.
Che, di conseguenza, ha immediatamente innalzato la vigilanza in tutta Italia.
Questa volta però non soltanto nelle grandi città ma anche nei piccoli centri, ritenendo che i pericoli potrebbero presentarsi ovunque.
Un piano era già stato organizzato martedì scorso durante la riunione del Comitato nazionale per
l’ordine pubblico ma l’attentato in Germania ha, chiaramente, cambiato le carte in tavola. Nella nuova circolare inviata, Piantedosi invita prefetti e questori ad aumentare «le attività info.investigative» e quelle di «vigilanza e controllo».
Si chiede così di innalzare, in ogni provincia, i sistemi di sicurezza per tutti i mercatini di Natale. Massima attenzione anche ai concerti di fine anno.
E alle cerimonie religiose, «processioni e veglie» che si terranno durante le festività, e per quelle previste per il Giubileo che si apre il 24 sera.
In ciascuna di esse dovranno essere predisposti dissuasori per evitare, come è successo in Germania, che automobili possano piombare sui pedoni.
In questo momento infatti il lavoro di prevenzione — che in Italia è sempre stato assai efficace grazie al lavoro dei nostri investigatori — rischia di non essere sufficiente.
Da tempo su tutti i tavoli si tracciano identikit molto simili a quello qell’attentatore di Magdeburgo: un lupo solitario che si muove senza una rete.
Ma che si radicalizza da solo, principalmente su Internet, e che — a differenza di quanto
accaduto nella stagione del terrore del 2015 — colpisce non con esplosivi, seguendo indicazioni
dei capi terroristici che vivono all’estero.
Ma che invece agiscono da soli con mezzi di fortuna.
Le automobili diventano dunque un’arma.
Così come lo sono tutte le lame: non a caso è stata rafforzata la vigilanza in tutte le strade più affollate dello shopping.
A oggi non sono state registrate minacce concrete.
Non esiste cioè nessun allarme specifico né dell’intelligence né della prevenzione.
Anzi: sul tema jihadista, considerato fino alle ultime informative il più caldo per via del conflitto israelo-palestinese, si sta registrando in questi giorni un forte rilassamento.
La caduta di Assad sta facendo tornare verso la Siria alcune delle cellule più pericolose.
E comunque la riorganizzazione in corso rende più difficile un’azione.
Il rischio maggiore arriverebbe invece da un terrorismo interno.
Da un lato c’è il tema del suprematismo bianco, assai attuale come dimostra l’inchiesta condotta dalla procura di Bologna: gruppi di neo nazisti gonfi di odio in rete progettano attentati nella speranza di guadagnare spazio nell’opinione pubblica.
Dall’altro c’è la piazza anarchica che, nel sostegno alla popolazione palestinese, e alla ricerca di
contatti con l’integralismo islamico, cerca sponde nell’ambito di una protesta anti sistema. Insomma, finito l’autunno, è appena cominciato l’inverno. Ancora molto caldo.
