Il caso dei contributi ai teatri che ha travolto Auteri e l’alt a Cannata Via i due coordinatori, in Sicilia arriva Sbardella. Messina si dimette
A riunificare le due torri, è intervenuta direttamente Giorgia Meloni. Dopo mesi di lotte intestine e dossieraggi, in via della Scrofa la misura ormai era colma.
Nel quartier generale di Fratelli d’Italia non c’erano più dubbi, il caso Sicilia andava chiuso in fretta,
per porre fine a un gioco al massacro tra i Fratelli di Sicilia che non poteva più andare avanti. La
premier interviene personalmente e commissaria il partito al di qua dello Stretto: a guidare le truppe
meloniane sarà Luca Sbardella, deputato nazionale e fedelissimo sia di Giovanni Donzelli che di
Arianna Meloni.
Finisce l’era delle due torri siciliane, ispirate al testo di Tolkien caro ai meloniani.
La breve missiva con cui viene comunicata la nomina del commissario porta la firma di Meloni, che ringrazia i due ormai ex coordinatori Salvo Pogliese e Giampiero Cannella «per il loro prezioso lavoro svolto sul territorio in questi anni».
La lettera è indirizzata al nuovo emissario romano in Sicilia: «Ti comunico — scrive Meloni — che ho provveduto a nominarti commissario regionale di Fratelli d’Italia per la Sicilia. Sono certa che saprai meritare la fiducia che ti è stata accordata svolgendo il tuo compito nell’interesse del partito e della sua crescita».
Fine dei giochi: dopo lo scandalo che ha travolto il deputato Carlo Auteri, dopo le denunce attorno alla gestione del partito siracusano da parte di Luca Cannata, su cui i dirigenti regionali avevano trovato la quadra per la guida del partito, Meloni ha scelto la via del commissariamento per mettere ordine nel partito, che nel frattempo continua a celebrare i congressi dei circoli.
Nell’Isola a coordinare il partito finora, infatti, erano stati Giampiero Cannella per la Sicilia occidentale e Salvo Pogliese per la Sicilia orientale. L’ultimo accordo sembrava essere stato raggiunto sul vicepresidente della commissione Bilancio a Roma, lo stesso Cannata travolto dalla vicenda di Avola.
Ma la nomina di Sbardella provoca già un nuovo terremoto: le dimissioni di Manlio Messina da vicecapogruppo alla Camera.
Decisione ventilata per tutto il giorno, di cui l’ufficialità arriverà solo in serata, per voce del diretto interessato che approfitta per togliersi più di un sassolino dalla scarpa: «Considerata la situazione articolata che sta coinvolgendo il partito in Sicilia da diversi anni e ritenendo tutti responsabili di tale situazione, me compreso, ho deciso di dare un segnale importante a tutta la classe dirigente nella speranza che si possa trovare finalmente unità di intenti sulle scelte e le azioni da mettere
in campo».
A chi è indirizzato quel segnale?
Che l’invito di Messina sia rivolto proprio a Cannata, suggerendo un passo indietro dalla vicepresidenza della commissione Bilancio?
Per tutto il giorno nel partito si fanno strada due letture: c’è chi sostiene che il commissariamento
sia una sconfitta per tutta la classe dirigente siciliana, accartocciata nei veleni e incapace di portare il
partito al di qua dello Stretto ai livelli del resto d’Italia.
E c’è chi invece si avventura in altra lettura: la nomina del fedelissimo di Arianna Meloni rappresenterebbe un punto in favore del consolidato asse che da Palermo con Carolina Varchi
arriva fino a Roma da Donzelli.
Di contro, la stessa nomina indebolirebbe ulteriormente l’asse tra Messina e il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida.
E c’è anche chi teme, invece, che la stagione degli scandali tra i Fratelli di Sicilia non sia ancora conclusa.
Quel che è certo è che nella guerra fratricida, i dirigenti siciliani non hanno ancora deposto le armi. A
Sbardella adesso il compito di riunificare, davvero, le due torri.
Da laRepubblicaPalermo
