Procedure a rilento fra Asp e centrale di committenza: 2 mesi per nuovi medicinali contro il cancro. A Milano arrivano in tre giorni
Non solo esami istologici in ritardo.
Nell’Isola travolta dallo scandalo Asp di Trapani, si fa fatica persino a ottenere in tempo le
medicine.
In Lombardia i farmaci innovativi per i tumori o le patologie rare sono disponibili entro tre giorni
dalla commercializzazione.
In Puglia, Friuli Venezia Giulia, Calabria e Basilicata passa meno di un mese.
In Sicilia, invece, ci vogliono in media due mesi perché i pazienti possano accedere alle nuove terapie, anche quelle salvavita. Il motivo?
Lentezze burocratiche, procedure farraginose per l’acquisto, ritardi negli ordini.
Per fare un esempio, a un siciliano con cancro alla prostata progressivo — il tumore più diffuso tra
gli uomini — oggi non resta che emigrare a Milano per essere curato con il nuovo radiofarmaco autorizzato dall’Aifa (il Lutezio vipivoitide tetraxetan).
Accade anche per i nuovi farmaci destinati ai diabetici, ai pazienti affetti da sclerosi multipla, leucemia mieloide o altre patologie.
Funziona così: dopo l’approvazione di Aifa, l’assessorato alla Salute attiva l’iter per l’inserimento dei
nuovi farmaci nel prontuario.
Un passaggio che, fino a due anni fa, richiedeva almeno un mese: era infatti necessario il via libera di un’apposita commissione, poi abolita. Questo ha consentito di ridurre i tempi a una settimana.
Il meccanismo però si inceppa nella fase delle gare gestite dalla Centrale unica di committenza, che fa capo all’assessorato all’Economia guidato da Alessandro Dagnino.
La Cuc non si occupa solo di farmaci, ma di quasi tutti gli appalti della Regione.
Al lavoro ci sono quattordici dipendenti, a fronte degli 80 della centrale lombarda (Aria) e dei 50 circa della centrale campana (Soresa).
In media nell’Isola la procedura di gara dura 2-3 settimane.
Poi la palla passa alle aziende sanitarie: i provveditorati devono comunicare alla Cuc il fabbisogno e procedere all’ordine con l’azienda produttrice entro dieci giorni.
Tutto il processo, stando alle linee guida emanate dal governo Schifani, non dovrebbe superare i 45 giorni. Ma la realtà è molto lontana dalla teoria. Un esempio?
Il 31 gennaio la Regione ha pubblicato un aggiornamento del prontuario, ma i farmaci presenti in quella lista sono stati aggiudicati dalla Cuc solo il 7 aprile, oltre due mesi dopo.
E molti non sono ancora disponibili gratuitamente.
Lo stesso vale per i farmaci innovativi oncologici inseriti in prontuario tra il 3 e il 7 marzo scorsi. Solo il 2 aprile, un mese dopo, la Cuc ha bandito le gare. Ma ci vorranno almeno 2-3 settimane prima che siano distribuiti ai pazienti negli ospedali o nelle farmacie.
Solo due molecole, il Glucagone e la Tirzepatide per i pazienti diabetici, hanno avuto una corsia a parte per l’acquisto, sebbene ancora i provveditorati delle Asp non abbiano provveduto all’ordine.
E pensare che i nuovi farmaci sono già disponibili nel resto d’Italia.
Nella maggioranza delle regioni si procede all’acquisto dei quantitativi necessari con procedura negoziata, in attesa della fine della gara.
Il prezzo, infatti, resta invariato trattandosi di farmaci esclusivi, prodotti cioè da una sola azienda. Ciò consente di abbattere i tempi, evitando ai pazienti inutili e costosi viaggi della speranza.
Viaggi che pesano non solo sulle famiglie ma anche sulla Regione che poi dovrà rimborsare le altre Regioni.
Una «discriminazione» denunciata dal vicepresidente dell’Ars e coordinatore siciliano di M5s, Nuccio Di Paola: “Esattamente un anno fa — dice — era stata disposta un’interrogazione per capire come la Regione intendesse gestire i continui ritardi della Cuc. Oggi si ridiscutono le stesse problematiche. I ritardi burocratici ostacolano l’accesso alle cure dei pazienti siciliani”.
E se Di Paola annuncia una nuova interrogazione, è lo stesso assessore Dagnino a parlare della necessità di un modello alternativo: “La Cuc è stata recentemente potenziata ma essendo un ufficio
speciale le procedure di reclutamento sono più complicate. Si potrebbe immaginare di trasformarla
in una partecipata o in un dipartimento. È un tema noto che ci proponiamo di affrontare con soluzioni strutturali condivise con il governo regionale”.
