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Caltanissetta 401 > News > Cultura ed Eventi > Scuola > Smartphone-dipendenza,la vera pandemia sociale dei giovani. L’opzione della Cina a scuola
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Smartphone-dipendenza,la vera pandemia sociale dei giovani. L’opzione della Cina a scuola

Last updated: 10/06/2025 7:21
By Redazione 117 Views 8 Min Read
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Anche gli adulti assuefatti. Il rischio che ai ragazzi non bastino solo i divieti

Papa Francesco: “Quando un giovane cammina va tutto bene.
Ma se sta fermo è come l’acqua che stagna Un giovane stanco è il primo a corrompersi”

Sono parole, quelle di Francesco, confortate da un’inondazione di numeri che certificano lo stato avanzato di una patologia che non è ancora classificata come tale solo per distrazione o superficialità.
Secondo l’Istituto superiore della Sanità, più di un adolescente su quattro ha un rapporto problematico con l’eccesso d’uso dello smartphone, con evidenti effetti negativi sulla salute e la capacità di relazione.
I sintomi sono piuttosto facili da leggere: repentino peggioramento nel rendimento scolastico, difficoltà nel dormire la notte, cambio di abitudini alimentari (cominciare a mangiare troppo o troppo poco), perdita di piacere per attività (sportive, musicali, uscite di gruppo) che prima
ne davano, aumento vistoso da un crescente mutismo.

Come va? Tutto bene, fine delle comunicazioni. E gli adulti, prigionieri come i figli dello stesso stordente incantesimo, non solo non danno il buon esempio ma chiudono gli occhi davanti al disagio manifesto di un’adolescenza, e anche di un’infanzia, irretita dalla scatoletta magica che contiene
ogni seduzione immaginabile, lecita o meno.

Tutti connessi sempre, a compulsare le notifiche più disparate che compaiono a ciclo continuo
sullo schermo del telefonino: lo controlliamo 80 volte ogni ora, secondo una ricerca di Amazon, con il sospetto che sia lui, lo schermo, a controllare noi, e quindi a imbrogliarci nella sua rete, come se
vita reale e vita virtuale si sovrapponessero fino a confondersi e a confonderci.
Il regalo più in voga. Di fronte a una pandemia sociale sottovalutata, senza vaccini e senza cure, dove i soggetti più esposti sono appunto i più giovani, e quindi i più fragili, qualcosa si muove, sia pure tardivamente e con possibilità tutte da verificare che l’atto di forza sia la strada giusta per ottenere qualche risultato.
Il nostro ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha appena spiegato in un‘intervista al Corriere di Gianna Fregonara che da settembre sarà vietato portare i cellulari nelle scuole superiori,
proibizione già in atto per medie e elementari. Gli asili non sono contemplati, anche se non sarebbe un’esagerazione prenderli in considerazione
visto che ormai non è raro incontrare infanti di tre anni sul passeggino con uno smartphone in mano. Certo fa riflettere che l’oggetto più regalato per le prime Comunioni sia diventato proprio il cellulare,
meglio se di marca e ben accessoriato. Come lascia storditi la stima che arriva dalla Gran Bretagna: il 97% dei dodicenni possiede uno
smartphone. In Italia siamo lì, se non oltre. Non sarà un caso che i burattinai dei colossi digitali occupino le prime posizioni tra i più ricchi del mondo.
Il vero oro non è più l’oro e nemmeno il petrolio. Siamo noi, i dati personali che inconsapevoli forniamo ogni volta che dal cellulare apriamo una app o digitiamo una ricerca.
Le parole giuste
Se questo è il quadro, e basta guardarsi in giro o in casa per capire che lo è, ha ragione Aldo Grasso quando, sempre sul Corriere, scrive che il mutamento tecnologico non va messo in castigo ma piuttosto impone alla scuola una nuova grammatica da studiare. Nel frattempo, però, sembra condiviso da tanti altri Stati (Francia, Grecia, Olanda, Stati Uniti, Brasile e la lista si allunga) il proposito della stretta annunciata dal ministro Valditara: «Dobbiamo aiutare gli studenti a disintossicarsi». Il verbo è pertinente: disintossicarsi, cioè liberarsi da una dipendenza che intossica. Il problema, uno dei problemi, è che questo tipo di dipendenza non viene considerata tale, non è socialmente riprovevole come quella da stupefacenti o da alcol, gioco d’azzardo o fumo, non compare
in alcun protocollo medico, non esistono pene o sanzioni in caso di mancato rispetto della norma europea che prevede che per iscriversi a un social ci vogliono almeno 13 anni, soglia che viene regolarmente ignorata, come quella dei 18 anni per accedere ai contenuti porno (basta cliccare
sì quando compare la domanda se l’utente è maggiorenne).
Non stupisce la fotografia di Angel@Invisible18, insegnante, consegnata in poche righe su X: «A volte mi soffermo a osservare i miei alunni: adolescenti che sembrano fantasmi, espressioni
tristi, svogliati, depressi. Alla loro età io mi ricordo diversa.
Cosa mai sarà successo a questa generazione?».
La noia. Uno dei propellenti di questo enorme sommovimento l’ha in parte sintetizzato Mattia
Furlani, 19 anni, bronzo olimpico a Parigi 2024 nel salto in lungo, promessa italiana dell’atletica
mondiale: «La mia generazione è devastata dalla noia». L’uso compulsivo del cellulare dà l’impressione di riempire il buco nero di quella grande noia. È riduttivo pensare che sia soltanto un sofisticato oggetto d’uso della nuova era digitale. Sta diventando, se già non lo è, Il più potente strumento di distrazione di massa, e anche di influenza
di masse, che sia stato inventato dalla mente umana. Se il telefonino si spegne, ti spegni. Se la carica è insufficiente, vai in ansia; nel panico se lo perdi. Da qualche parte bisognerà pur cominciare per contrastare questa dipendenza collettiva ad alto rischio.
Giusto, ma come? Basterà farsi consegnare lo smartphone nelle ore di lezione? E come si può fiaccare il suo inesauribile potere di seduzione e di scansare fatiche, ora che con
l’Intelligenza artificiale, Chat Gpt e simili, in tre secondi hai a disposizione il sapere necessario su Manzoni? Sapere volatile, niente da spartire con l’imparare, ma utile per cavarsela nel breve.
La sfida. Prendere consapevolezza che il problema è enorme e che non esistono soluzioni per risolverlo appunto nel breve è già un buon punto di partenza. Ha detto Giorgia Meloni, con schietta onestà: «La verità è che non siamo attrezzati per le sfide che ci propongono i figli digitali».
Un’opzione viene dalla Cina: dal 2025, obbligo di studiare l’intelligenza artificiale dalla prima elementare. Si attrezzano per diventare i padroni del nuovo mondo.

I numeri.

95 per cento dei ragazzi italiani tra gli 11 e i 19 anni utilizza uno smartphone secondo le statistiche elaborate dall’Istat e dall’Istituto superiore di Sanità 4ore trascorse mediamente ogni giorno dai giovani italiani tra gli 11 e i 19 anni utilizzando il proprio smartphone. Si tratta di un dato medio 97 per cento Sono i dodicenni in Gran Bretagna che possiedono uno smartphone. È una sovrapponibile
sostanzialmente a quella che si registra in Italia.

Dal Corriere della Sera di Carlo Verdelli

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