L’ultimo taglio del ministero guidato da Salvini è di 900 milioni. Definanziati quattordici progetti di Comuni e Liberi consorzi
I costruttori lanciano l’Sos per i fondi tolti alle infrastrutture dell’Isola e dirottati al Nord
Il caso spacca il centrodestra: lombardiani e parte di Fi accusano Salvini ma anche la Regione
L’Ance lancia l’allarme per i fondi “scippati alla Sicilia e dirottati al Nord” Insorgono pezzi di Forza
Italia, Grande Sicilia e M5s.
Tre miliardi sono stati sottratti alla Sicilia e dirottati al Nord».
L’allarme è dei costruttori edili siciliani. E segue quello dei sindaci siciliani e dei presidenti delle ex Province.
Il governo Meloni taglierà, nei prossimi dieci anni, circa 900 milioni di euro destinati alle infrastrutture dell’isola.
Uno “scippo” al quale va aggiunto il definanziamento da oltre un miliardo del Pnrr di un lotto dell’alta velocità Palermo-Catania e un altro miliardo della quota siciliana del Recovery tolto alle strade e destinato all’export.
«D’un colpo e nel silenzio generale — la denuncia del presidente dell’Ance Sicilia, Salvo Russo — la
sottrazione alla Sicilia di circa 3 miliardi suona come l’ennesima beffa, per la maggior parte in favore, ancora una volta, del già ricco Nord. Sembra di vivere un incubo, speriamo di svegliarci e di scoprire che è stato solo un brutto sogno». Allerta condivisa dall’Anci Sicilia e dai presidenti neo eletti dei Liberi Consorzi che hanno manifestato «preoccupazione e un forte dissenso rispetto agli inaccettabili tagli imposti dal governo
nazionale alle Province italiane, con effetti particolarmente gravi per la Sicilia».
Parte di questi tagli sono raccolti in una tabella dell’Unione delle Province italiane che descrive
una riduzione lineare del 70 per cento su 14 programmi destinati alla manutenzione delle strade, alla
mobilità sostenibile, alla rigenerazione urbana.
Solo per le ex Province e solo per il biennio 2025-2026 si calcola una riduzione di 34 milioni.
Una cifra che, per la Sicilia, arriverà a circa 900 milioni di euro in circa dieci anni, appunto.
Soldi che serviranno anche per finanziare il Terzo Valico dei Giovi in Liguria e infrastrutture nel Veneto.
Ma il problema adesso è anche politico. L’europarlamentare di Forza Italia, Marco Falcone, ha
chiesto al governo nazionale di «rivedere questa decisione, per scongiurare una penalizzazione
francamente ingiustificabile». Ma Falcone va oltre: «Oggi i cantieri in Sicilia — spiega — sono quelli
aperti durante il governo Musumeci, quando io ero assessore alle Infrastrutture. Devo constatare
che oggi quei lavori vanno a rilento e la spesa è ancora troppo bassa ».
Falcone fa riferimento in particolare ai cinque lotti dell’altra velocità Palermo-Catania, alla Licodia
Eubea-Libertinia e ai quattro lotti della Catania-Ragusa: «Chiediamo al ministro Salvini di richiamare Rfi e Anas a una maggiore attenzione nei confronti della Sicilia». Ma il riferimento alla Catania-Ragusa inevitabilmente tira in ballo anche il governo regionale e in particolare il presidente Renato Schifani, che è il commissario per quell’autostrada.
Disappunto espresso anche da un altro esponente di Forza Italia, il presidente della Commissione
parlamentare sull’insularità, Tommaso Calderone: «La Sicilia — dice — non può essere penalizzata così.
Il rischio è quello di accentuare gli svantaggi legati all’insularità, piuttosto che eliminarli».
Sul caso, gli autonomisti di Grande Sicilia denunciano «un silenzio che grida più forte delle parole». I lombardiani chiedono «un Piano siciliano per le infrastrutture gestito direttamente dalla Regione
siciliana, con fondi vincolati, tempi certi e progettazione locale », oltre all’avvio «di una cabina di regia siciliana per le infrastrutture, con il coinvolgimento di Ance, Università, Comuni e categorie
produttive».
La deputata nazionale del M5S Ida Carmina ha invece depositato un’interrogazione alla Camera rivolta al ministro Salvini, nella quale sottolinea il «rischio che tali tagli compromettano l’equilibrio
tra le aree del Paese, amplificando il divario infrastrutturale tra Nord e Sud».
Ma la Lega siciliana fa quadrato attorno al ministro. Il segretario regionale Nino Germanà parla infatti di taglio «ipotetico e privo di fondamento» e ricorda che alla Sicilia sono stati destinati 37 miliardi per le infrastrutture, oltre ai finanziamenti per il Ponte sullo Stretto.
I fondi rimodulati:
900 milioni Manutenzione e mobilità Riduzione del 70 per cento su 14 programmi di manutenzione delle strade, mobilità sostenibile e rigenerazione urbana 34 milioni
Ex Province Per il biennio 2025-2026 si calcola una riduzione di 34 milioni. Una cifra che, per la Sicilia, arriverà appunto a circa 900 milioni. Soldi che serviranno anche per finanziare il Terzo Valico dei Giovi in Liguria e infrastrutture nel Veneto
2 miliardi Alta velocità e strade Definanziamento da un miliardo del Pnrr di un lotto dell’alta
velocità Palermo-Catania e di un altro miliardo del Recovery tolto alle strade e destinato all’export.
Da laRepubblicaPalermo
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