I debiti dei siciliani mai riscossi, l’Isola al quinto posto tra le regioni
Migliaia e migliaia di rivoli, mai confluiti nelle casse del Fisco o di altri enti, Comuni compresi, fino a formare, nell’arco di 25 anni, un fiume di quasi 88 miliardi di euro.
A tanto ammontano i debiti fiscali dei contribuenti siciliani (tra imprese e privati) non ancora riscossi secondo il nuovo report della Cgia di Mestre, che in scala nazionale piazza l’Isola al quinto posto nella classifica delle regioni con la soglia più alta di non pagato.
Ma se al Nord una cifra del genere e in qualche modo spiegabile, perchè e lì che si concentra buona parte della ricchezza prodotta nel Paese, il dato siciliano può destare a primo acchito un po’ di stupore. La sorpresa, pero, finisce subito se si pensa che il dossier, spiega il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo, “non riguarda solo l’evasione fiscale in senso stretto, ma anche tasse e imposte non pagate, come Imu e Tari, e che in Sicilia, come nel resto del Mezzogiorno, l’elusione e più da “sopravvivenza” che altro, senza ovviamente voler giustificare il fenomeno”.
Ma i numeri sono comunque alti e, rimarca Mario Emanuele Alvano, segretario generale dell’Anci Sicilia, l’Associazione dei Comuni, “evidenziano come sulla lotta all’evasione e sul miglioramento della riscossione dei tributi si giochi una partita decisiva per regioni come la Sicilia, caratterizzate da una limitata capacita fiscale.
Una sfida tanto decisiva quanto complessa, che sfugge alla tentazione di soluzioni facili e unilaterali”. In particolare, “sulla capacita di colmare il gap della mancata riscossione delle imposte locali si gioca oggi la sopravvivenza stessa dei Comuni.
Affidare all’esterno la gestione dei tributi può essere certamente una soluzione valida, ma non assolve dalla necessità di avere al proprio interno personale professionale e dedicato. Personale che nella gran parte dei municipi non potrà mai esserci senza una modifica alle attuali norme in materia di assunzioni”.
Dal canto suo, la Cgia, rimarcando che solo un evasore su otto ha partita Iva e che dunque “i lavoratori autonomi non sono un popolo di evasori, come vengono spesso descritti dall’opinione”, suggerisce di “intensificare gli sforzi verso la semplificazione del sistema tributario” per migliorare la relazione tra Fisco e contribuente.
Ma e fondamentale anche “sfruttare in modo sempre più efficiente i dati detenuti dall’amministrazione fiscale al fine di ottimizzare i controlli su fenomeni che, secondo le valutazioni dell’Agenzia delle Entrate, presentano elevati livelli di rischio.
Ma anche Caltanissetta non è esente questo fenomeno e ne da conferma, lanciando l’allarme, l’assessore all’Igiene urbana del comune di Caltanissetta, Calogero Adornetto, che rispondendo all’interrogazione posta dai consiglieri Turturici e Vagginelli, nell’ultimo Q.T., afferma che su 36 mila fruitori del servizio soltanto 12 mila pagano il dovuto, dato definito ”preoccupante” aggiungendo che “gli utenti fruitori del servizio di nettezza urbana sono complessivamente 36.000, ma soltanto 12.000 pagano regolarmente la Tari nell’importo previsto, mentre gli altri 24.000 sono evasori”.
Solo un utente su tre paga regolarmente a Caltanissetta la Tari (la tassa per i rifiuti urbani); gli altri sono evasori totali e non pagano l’intero ammontare del tributo, oppure sono evasori parziali perchè pagano importi inferiori rispetto al dovuto.
“E’ una situazione che ho riscontrato con mia grande sorpresa e iniziale incredibilità dopo l’assegnazione della delega all’Igiene urbana che mi e stata fatta con il rinnovo dell’amministrazione comunale” ed ha chiaramente parlato di “situazione allarmante e davvero preoccupante per le conseguenze che potrebbero aversi per il Comune che rischia di trovarsi in condizioni di dissesto, e per tutta la città e tutti i cittadini”.
L’assessore ha quindi fornito altri dati, “negli ultimi anni ha fatto perdere incassi per oltre 50 milioni di euro”.
“Ci sono 13.000 utenti esenti dal pagamento della Tari e ci sono altri 8.000 utenti che non pagano la tassa per abitazioni dichiarate chiuse e non utilizzate. Ho cercato di reagire e agire di conseguenza con provvedimenti che sono sicuramente impopolari, ma che sono stato costretto a prendere, e per prima cosa ho costituito una commissione per accertare se le esenzioni del pagamento della tassa sono effettivamente spettanti e se le abitazioni dichiarate chiuse sono davvero inutilizzate”.
La commissione, si apprende dal quotidiano La Sicilia, articolo firmato da Luigi Scivoli, è presieduta dallo stesso assessore e ne fanno parte il dirigente della direzione finanze del Comune e alcuni funzionari dell’ufficio tributi.
“Compito specifico della commissione – ha spiegato Adornetto – e di sorteggiare un gruppo di 100 utenti tra quelli esenti e gli altri che non pagano la tassa per le abitazioni dichiarate chiuse e non utilizzate, per poi comunicare i nominativi al comando della polizia municipale per effettuare i controlli con i vigili urbani”. “Il primo sorteggio e già stato effettuato e i primi controlli sono stati effettuati con la scoperta che molti dei 100 controllati non hanno diritto all’esenzione del tributo e che molte abitazioni dichiarate chiuse e non utilizzate sono invece aperte e utilizzate≫.
Adornetto ha detto che i controlli con i sorteggi saranno ripetuti e ha anche parlato di pignoramenti già disposti per gli evasori che sono stati scoperti e di altri pignoramenti che saranno presto eseguiti” e di risultati soddisfacenti gia ottenuti e ha detto che “con il ravvedimento di molti evasori che sono passati dal 75 al 51%”.
Ha anche annunciato di avere già aumentato il personale dell’ufficio tributi per cui “sarà aumentata l’apertura degli sportelli dell’ufficio per offrire un servizio piu efficiente per l’utenza”.