Si è trattato comunque di un fenomeno di minore entità rispetto a quelli registrati finora
Continua a tremare la terra a Montevago.
L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha registrato questa mattina alle 10 circa una nuova scossa per quanto di modesta entità: solo 1.3, in linea con quella che era stata registrata ieri sera.
Identico l’epicentro, a pochi chilometri dal centro abitato.
Non ci sono danni a persone o a cose, ma resta alta l’attenzione per un territorio che conosce fin troppo bene la furia della terra.
Il sindaco di Montevago, Margherita La Rocca Ruvolo, ha sottolineato come lo sciame sismico abbia risvegliato nella popolazione il ricordo del devastante terremoto che nel 1968 colpì la Valle del Belice, lasciando cicatrici profonde nel territorio e nella memoria collettiva.
Dunque nel Belice la terra si muove ancora. Gli esperti nel 2018 scrissero che nel tempo hanno osservano piccole fratture, sollevamenti del terreno e altre anomalie lungo una linea che da Castelvetrano conduce a Campobello di Mazara, tocca Capo Granitola e si allunga fino a mare. Le immagini satellitari e l’analisi dei dati geodetici confermano che c’è ancora una faglia attiva.
E sarebbe la stessa frattura che distrusse l’antica Selinunte e nel 1968 provocò il devastante terremoto.
Di questo sono certi i ricercatori dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) di Catania e delle università di Palermo, Catania e Napoli che da alcuni anni indagano sui fenomeni tellurici nella Valle.
La ricerca fa parte del progetto “Tettonica della Sicilia sudoccidentale”, coordinato da Mario Mattia.
Le deformazioni del terreno sarebbero legate a fenomeni di scorrimento.
Altre indagini geodetiche hanno rivelato l’esistenza della faglia, “espressione superficiale di una importante compressione che avviene a livelli profondi in quella zona della Sicilia”.
Gli ultimi dubbi sono stati fugati dalle indagini geochimiche sia sui flussi di anidride carbonica dal suolo sia sulle acque.

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