Gli argini sono quelle belle costruzioni che dovrebbero contenere le acque impetuose, ma in politica, spesso si rompono facilmente
Peccato ch delle volte si rivelino fragili come castelli di sabbia al primo soffio di vento o all’attaccamento al potere e alla poltrona.
Invece di arginare, si sgretolano, si crepano, e alla fine… “cedono” e ci ritroviamo tutti sommersi da un’ondata di trasformismo che neanche il migliore dei maghi riuscirebbe a fare.
È uno spettacolo “affascinante“, quasi un numero da circo.
Vediamo il politico di ferro, quello che dal palco annunciava fedeltà a un’idea o a un progetto, anche se cambiata.
Lo si vedeva ergersi a baluardo contro le “derive”, i “tradimenti”, addirittura critico anche verso chi, secondo lui, doveva osare di più.
Poi, un bel giorno, magari dopo un’occhiata ammiccante dal “nemico”, una promessa sussurrata all’orecchio, un posticino caldo al sole, ecco che il l’argine umano inizia a vacillare.
Prima una crepa sottile, quasi invisibile. “Ma no”, dicono i suoi fedelissimi, “è solo un assestamento fisiologico”.
Poi la fessura si allarga diventando un vero e proprio canyon.
Quell’argine incrollabile inizia a guardare con interesse l’altra sponda, quella che fino a pochi mesi prima definiva il peggio.
E il bello arriva quando il cedimento diventa fragoroso.
Con un’agilità sorprendente per chi fino a ieri ostentava granitica coerenza, il nostro eroe, o anti-eroe, dipende dai punti di vista, salta dall’altra parte.
E lo fa con una disinvoltura tale da far invidia a un gatto, ma almeno il gatto almeno si arrampica con grazia.
Qui assistiamo a capitomboli goffi, a giustificazioni contorte, a tentativi patetici di riscrivere la storia del giorno prima.
“Ma io l’ho sempre detto che sarebbe finita così” tuonano ora le nuove vestali della sua ritrovata fede.
E i vecchi compagni di battaglia? Adesso si ritrovano a raccogliere i cocci, a chiedersi come abbiano fatto a non capire o a vedere i segnali, a sentirsi un po’ come quei contadini che vedono il fiume esondare e portarsi via il raccolto di una vita.
Certo, la politica è fluida, dinamica, si dice, gli scenari cambiano, le alleanze si evolvono. Tutto vero.
Ma c’è modo e modo di navigare questi cambiamenti. C’è chi cerca di costruire ponti, di dialogare, di trovare punti di incontro senza rinnegare quanto detto pochi mesi addietro.
E poi c’è chi preferisce buttare all’aria gli argini, creando pantani di opportunismo dove l’unica cosa che galleggia è la sete di potere.
Allora, la prossima volta che sentirete parlare di argini invalicabili in politica, fatevi una risata.
Perché la storia ci insegna che, prima o poi, l’acqua trova sempre la sua strada. E spesso, la trova proprio lì dove gli argini si sono magicamente dissolti.
E i cittadini, in particola modo quelli che gli hanno creduto, che si sono fidati, restano a guardare un po’ increduli, un po’ disillusi, alcuni nauseati, sperando che la prossima ondata non ci sommerga del tutto.
Il video, fondamentale per la memoria. Ad Maiora
