Nella complessa e spesso spietata arena della politica, le dinamiche di potere possono dar vita a scenari sorprendenti e talvolta moralmente ambigui che spesso i cittadini non colgono, fanno fatica ad accettare e quando ne hanno contestano restano basiti.
Una di queste si manifesta quando un politico, accecato dal desiderio di rivalsa nei confronti di un ex alleato o collega di partito, non esita a stringere alleanze con i suoi nemici, anche storici, per di affossare l’ex o collega di partito, come anche non si fa scrupoli a cambiare casacca.
Questa convergenza inattesa, motivata da rancore personale, non certo che da una visione politica condivisa, può generare vantaggi per chi promuove l’alleanza e per la sua cerchia ristretta, solitamente parenti e amici, ma spesso a scapito dei principi fondamentali come la coerenza ideologica e il rispetto degli elettori che spesso ingenuamente si fidano.
Il risentimento, alimentato da vecchie dispute o ambizioni frustrate, diviene il motore di una strategia politica cinica e vendicativa.
L’obiettivo primario non è più il bene comune o il portare avanti un programma politico, bensì la distruzione o l’indebolimento dell’ex o collega perso di mira.
Esempi ne abbiamo avuti e ne abbiamo a iosa, sia chiaro a tutti i livelli e, giusto per non distinguerci in positivo, anche da noi questa pratica è stata più utilizzata.
Recentemente si sono svolte le elezioni provinciali, con risvolti ancora da verificare, ma lo si è messo in pratica soprattutto nelle amministrative 2024, dove sia al primo turno, ma soprattutto al ballottaggio, si sono viste cose che solo i ciechi continuano a negare, forse vergognandosene.
Il rosso è diventato prima giallo e poi grigio/nero, il nero, prima giallo e poi chissà, il giallo policromatico: al rush finale si è fatto di tutto e di più pur di far prendere una bella scottatura all’avversario, preferendo far vincere quello di sempre, quello storico, quello che è milioni di anni luce lontano da loro, come ideologi, modi di fare politica, che si è da sempre avversato e che oggi leccandosi le ferite si cerca di contrastare…si spera almeno si siano pentiti, ovviamente tranne chi di tutto questo ne ha tratto giovamento.
Non sono mancati gli “strilloni” e gli “accompagnatori”, rimaneva loro soltanto di fare gli “uomini sandwich“, per completare il loro squallido comportamento.
In questo contesto, ideologie e antichi antagonismi vengono temporaneamente messi da parte e, da nemici giurati, si ritrovano a condividere lo stesso obiettivo, infliggere un danno al bersaglio prescelto.
La “vendetta” non è solo una questione politica, nulla si fa niente per niente, questa gente “aperta ai compromessi”, almeno così si definiscono, con la conseguenza però che dopo aver ottenuto il risultato, passano ad incassare.
Alla cassa non si va a ritirare una somma, sarebbe reato, voto di scambio, anche se alcune contropartite e ricompense hanno comunque un ritorno economico nel breve-lungo termine, li chiamano “riconoscimenti” per l’appoggio dato a queste alleanze “opportunistiche”, che vanno a pochi, solitamente parenti o amici stretti, anche se qualcuno rimane “gabbato”...ben gli stia.
Possono includere anche l’acquisizione di posizioni di potere e porte aperte, precedentemente sbarrate, come anche a orecchie pronte a soddisfare qualsiasi richiesta o semplicemente l’ottenimento di favori che rafforzano la posizione individuale aumentandone il proprio “prestigio” da poter poi “vendere” ai propri.
Tuttavia, questi benefici sono costruiti su fondamenta molto fragili.
L’alleanza innaturale tra figure politicamente distanti è di sua natura instabile e destinata a crollare davanti al prossimo “miglior offerente”, che metterà sul piatto qualche lenticchia in più.
Anche perchè in certi ambienti la parola data, come anche certe promesse, valgono come il “due di picchi con briscola a bastone”.
Le conseguenze di questa prassi politica sono deleterie per il tessuto sociale e democratico, andrà avanti chi ha un “amico” o chi riesce a “vendersi meglio“, tanto ormai il raccomandato non da più fastidio a nessuno, anzi ci si vanta di conoscere Tizio o Caio e di potergli chiedere ogni cosa.
La credibilità della classe politica viene però erosa dalla percezione di un agire guidati da vendette personali, da tornaconto personale, piuttosto che da autentiche convinzioni e ideali.
Gli elettori, disorientati da tali ribaltamenti, faticano a identificare veri valori e ideologie coerenti, alimentando disaffezione e sfiducia.
Inoltre, questi atteggiamenti distolgono l’attenzione dai problemi reali e urgenti che la società si trova ad affrontare, troppo impegnati come sono a fregare l’avversario o a farsi favori.
Le energie politiche vengono dissipate in manovre tattiche e giochi di potere, a discapito di soluzioni concrete e di una visione di lungo termine per il bene collettivo.
La politica, nella sua accezione più nobile, dovrebbe essere animata dalla ricerca del miglioramento sociale e dalla costruzione di un futuro condiviso.
Quando l’ombra del rancore personale o dell’interesse personale si allungano sulle decisioni e sulle alleanze, il rischio è quello di trasformare l’agone politico in un campo di battaglia sterile, dove le vittime alla fine sono i cittadini e la qualità della democrazia stessa.
Ma alla lunga a perderci sono sempre coloro che agiscono in questa maniera, secondo loro all’insaputa dei più, rischiano di fare la fine di quel marito stupido che, credendo di fare un dispetto alla moglie si evira, con il risultato finale che alla fine lui rimarrà senza….. e la moglie magari si troverà un altro uomo.
È fondamentale e auspicabile che gli attori politici ritrovino la bussola di un agire etico e responsabile, anteponendo il bene comune alle meschine dinamiche della vendetta personale e della pratica del tornaconto pur distruggere e primeggiare coloro con i quali, sino a ieri, condividevano gli stessi ideali e principi di una sana e corretta azione politica.
Ma questo può avvenire solo tra persone leali e soprattutto intelligenti, nel senso politico del termine, se invece si è arrivisti si cercherà sempre di cercare di ostacolare chi magari è più capace e meritevole pensando solo a se stessi.
Ma il cavallo di razza si vede nella lunga corsa, di asini che si atteggiano a purosangue l’ambiente politico e non solo, ne è pieno. Ad Maiora
