Prendere posizione, esprimere dissenso, o offrire una visione alternativa su eventi e situazioni è un pilastro fondamentale del dibattito civile e della libertà di espressione e pensiero.
È un segno di vitalità intellettuale e un contributo prezioso alla comprensione collettiva, tuttavia, esiste un confine sottile, spesso invisibile a chi lo oltrepassa, oltre il quale la parzialità si trasforma in un boomerang, nuocendo non solo alla causa che si intende difendere, ma soprattutto all’immagine e alla credibilità di chi la sostiene.
Sui social, ma non solo, si leggono spesso difese ad oltranza, mistificando la realtà e negando quello che è evidente anche ad un bambino; il tutto senza ovviamte dimostrare il contrario, ma portando il discorso su altri fatti che spesso nullahanno a che vedere il il tema di cui si sta discutendo.
Sostenere ad esempio che oggi vada tutto bene, che se qulcosa non va per il verso giusto è sempre colpa dei predecessori, come anche cambiare il senso di azioni e fatti, pur di difendere i propri amici è veramente ridicolo.
Ma, fin quanto lo si fa ingenuamente si ha una giustificazione, non ci arriva, altro è quanto lo si fa per puro tornaconto.
Quando la difesa di una posizione o di un individuo scade nel voler difendere l’indifendibile, o peggio, nel silenzio assordante di fronte a fatti gravi e inconfutabili, si manifesta un qual cosa di preoccupante.
Questo tipo di comportamento, infatti, solleva interrogativi legittimi sulle vere motivazioni sottostanti.
È difficile non pensare infatti che tali atteggiamenti siano dettati, ci si augura non sempre, da interessi personali, per non perdere privilegi o da un vero e proprio cieco allineamento ideologico che impedisce una valutazione obiettiva della realtà.
Ma questi atteggiamenti trovano ampio riscontro nei tanti piatti e piattini di lenticchie che giornalmente sono serviti ai più ossequiosi, a coloro cioè che spesso tacciono o difendono non verità pur di ottenere qualcosa, siano piccole o grandi mance o manchette, se non veri e propri incarichi.
Il problema principale di una parzialità così marcata è che essa non giova principalmente a loro stessi, alla propria immagine, anzi, la danneggia in modo significativo, perché chi riflette, chi legge bene comprende le vere motivazioni di certe esagerazioni.
Chi è incapace di riconoscere errori, di ammettere torti o di condannare condotte inaccettabili, solo perché queste provengono dalla propria “parte”, perde rapidamente credibilità, escludendolo da future conversazioni.
La fiducia, sia essa politica, professionale o personale, si costruisce sulla coerenza, sull’onestà intellettuale e sulla capacità di discernere il giusto dallo sbagliato, indipendentemente dalla bandiera che sventola.
In un’epoca in cui anche i social sono diventati canali di informazione, bisogna però saper riconoscele le “bufale”, a dispetto di coloro che prima li criticavano aspramente mentre oggi se ne servono abbondantemente, la capacità di analisi critica è sempre più richiesta e necessaria.
Quindi l’ostinazione a difendere posizioni insostenibili rende chiara una cosa, la persona non sta agendo in base a principi o alla verità, ma per puro calcolo e convenienza.
Questi comportamenti fanno perdere il rispetto, rovinano la reputazione e rendono ogni futura presa di posizione meno incisiva e credibile, perché viziata dal pregiudizio di una visione distorta da un proprio fine.
In conclusione, mentre è lodevole avere convinzioni e difenderle con passione, è altrettanto cruciale mantenere una sana dose di autocritica e critica, di obiettività e di capacità nel non scadere nel ridicolo pur di difendere a spada tratta fatti o persone.
La vera forza o intelligenza non risiede nell’ostinazione, ma nella lucidità di analisi e nel coraggio di ammettere quando una difesa, per quanto animata dalle migliori intenzioni, è sbagliata.
Solo così si può sperare di mantenere integra la propria immagine e contribuire realmente a un dibattito costruttivo, sempre che si abbia veramente a cuore il bene della collettività e non il pensare esclusivamente al proprio interesse personale. Ad Maiora

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