A presentare l’interrogazione sul delicato tema è la senatrice del Partito Democratico, Vincenza Rando.
“Si chiede di sapere se i ministri siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intendano adottare per ripristinare un sistema di protezione efficace e sicuro per i testimoni di giustizia trasferiti fuori dalla Sicilia”. A porre i quesiti è la senatrice del Partito Democratico, Vincenza Rando. L’esponente originaria di Niscemi e da vent’anni residente in Emilia Romagna il 4 agosto ha depositato un’interrogazione ai Ministeri dell’Interno, della Giustizia e degli Affari regionali per approfondire un tema che è emerso sulla stampa a fine luglio: il possibile rischio di rivelazione dei dati sensibili dei testimoni di giustizia che lavorano nella pubblica amministrazione.
Il ruolo dei testimoni di giustizia
Per capire bene questa storia va fatto un passo indietro: l’espressione “testimone di giustizia” indica coloro che hanno ottenuto il riconoscimento di uno status seguito all’avere un fondamentale contributo alla giustizia, senza essere coinvolto nella commissione del reato. Quest’ultimo elemento è fondamentale per distinguere i testimoni di giustizia dai collaboratori di giustizia, quelli che comunemente vengono indicati come “pentiti”. Entrambe le categorie possono essere sottoposte a misure di protezione.
Gli ultimi dati divulgati dal Ministero dell’Interno lo scorso anno dicono che al 31 dicembre 2023 in Italia c’erano 793 collaboratori e 55 testimoni. A essere tutelati erano anche 2.564 familiari di collaboratori e 184 di testimoni.
Nel 2014 la Regione Siciliana ha approvato una legge che prevede l’assunzione nella pubblica amministrazione regionale dei testimoni di giustizia. All’origine della norma c’è stata la volontà di dare un sostegno concreto a chi accettava di cambiare – e in molti casi mettere a rischio – la propria vita, fornendo testimonianze a organi inquirenti e tribunali sul tema della criminalità organizzata.
L’applicazione della legge, unita all’esigenza di garantire l’incolumità dei testimoni, ha portato la Regione a stipulare accordi con altre pubbliche amministrazioni per l’assegnazione in posizione di distacco dei dipendenti.
Fino a oggi a fare da tramite nei rapporti tra la Regione Siciliana e gli enti in cui i testimoni di giustizia concretamente operano è stata la Commissione centrale per la definizione e applicazione delle speciali misure di protezione. Un organismo costituito a inizio anni Novanta e che fa capo al Viminale.
La delibera di aprile
Tali dinamiche sono in procinto di cambiare dopo che la scorsa primavera la Commissione ha deliberato la volontà di smarcarsi dal ruolo di intermediario, esplicitando – come riportato nelle scorse settimane da “Il Fatto Quotidiano” – che la decisione nasce dalla volontà di evitare rallentamenti burocratici nella gestione di istituti contrattuali come le malattie o congedi.
La Commissione ha dunque stabilito che nel prossimo futuro i testimoni di giustizia debbano interloquire direttamente con la Regione Siciliana, sotto cui sono contrattualizzati, e con quella che li ospita. Una modifica di questo tipo, tuttavia, ha messo in allarme quanti vedono concreto una crescita del rischio di fuga di dati sensibili, utili a individuare i luoghi in cui i testimoni di giustizia vivono con la conseguente esposizione a ritorsioni da parte della criminalità organizzata.
Ignazio Cutrò, presidente dell’Associazione testimoni di giustizia, ha rappresentato come una mossa del genere possa pregiudicare l’intero impianto di norme che puntano da una parte a sostenere e dall’altro a tutelare coloro che decidono di fare un passo affianco alla giustizia.
Presa di posizione
Partendo da qui, la senatrice Rando, che è anche avvocata e vicepresidente di Libera, ha depositato l’atto a Palazzo Madama. Accanto alla sua firma, ci sono quelle dei colleghi del gruppo parlamentare. Rivolgendosi ai tre dicasteri, i senatori dem hanno esplicitamente richiesto al Governo Meloni di chiarire se “non ritenga opportuno assumere un impegno pubblico rassicurando i testimoni di giustizia in merito alla volontà di proseguire e rafforzare il programma speciale di protezione, nel rispetto dei principi etici e giuridici che lo ispirano, senza lasciare spazio ad ambiguità o arretramenti”.
Al momento il Ministero delegato a rispondere è quello dell’Interno, guidato da Matteo Piantedosi.
Fonte QdS di Simone Olivelli
Per rimanere aggiornato sulle ultime notizie locali segui gratis il canale WhatsApp di Caltanissetta401.it https://whatsapp.com/channel/0029VbAkvGI77qVRlECsmk0o
Si precisa: la pubblicazione di un articolo e/o di un’intervista scritta o video in tutte le sezioni del giornale non significa necessariamente la condivisione parziale o integrale dei contenuti in esso espressi. Gli elaborati possono rappresentare pareri, interpretazioni e ricostruzioni storiche anche soggettive. Pertanto, le responsabilità delle dichiarazioni sono dell’autore e/o dell’intervistato che ci ha fornito il contenuto. L’intento della testata è quello di fare informazione a 360 gradi e di divulgare notizie di interesse pubblico. Naturalmente, sull’argomento trattato, caltanissetta401.it è a disposizione degli interessati e a pubblicare loro i comunicati o/e le repliche che ci invieranno. Infine, invitiamo i lettori ad approfondire sempre gli argomenti trattati, a consultare più fonti e lasciamo a ciascuno di loro la libertà d’interpretazione.
