A Caltanissetta le due più recenti battaglie civiche, quella idrica esclusa, sembravano aver acceso un fuoco destinato a non spegnersi mai più, fuoco che oggi invece sembrano essersi spento
Quelle che erano una mobilitazioni forti e determinate, manifestatesi su due temi cruciali come la demolizione dell’Antenna e la realizzazione del Policlinico, oggi appare come uno squadrone di soldati che batte in ritirata, lasciando dietro di sé un silenzio fatto di rassegnazione e portandosi dietro i segni della sconfitta.
La storia recente della città è stato un continuo susseguirsi di speranze o illusioni, accese e poi spente, di promesse mai mantenute e di iniziative che si sono scontrate contro muri di gomma, capaci di assorbire ogni spinta senza mai cedere di un millimetro, se non con ulteriori promesse.
La battaglia contro la demolizione dell’Antenna di contrada Sant’Anna, ad esempio, era stata portata avanti da molte persone e comitati vari, che per anni hanno lottato per la sua salvaguardia e che adesso pare abbiano rinunciato pure a chiedere le famose opere compensative, capendo probabilmente che sarebbe l’ennesima perdita di tempo o presa in giro.

Oggi, digerito l’amaro boccone dell’abbattimento, il dibattito si è bloccato, inghiottito da non si capisce bene cosa ma che ha di fatto fermato ogni successiva iniziativa.
Ancora più emblematico è stao il caso del Policlinico.
La sua realizzazione, vitale per il futuro sanitario della provincia e volano economico per la città, aveva unito politici, cittadini, professionisti, associazioni e studenti in una mobilitazione senza precedenti.
Manifestazioni, petizioni e appelli sembravano aver quasi convinto anche le istituzioni politiche a realizzare quanto promesso.

Oggi, però, il tutto è avvolto nel silenzio e l’entusiasmo, anche qui, sembra essersi spento, lasciando spazio a un misto di disillusione, scetticismo e rassegnazione.
Erano pure nati gruppi WhatsApp, ma oggi parlano di altro o tacciono del tutto.
E’ chiaro che la colpa non è dei cittadini, se di colpe si deve parlare forse hanno quella di aver allentato la morsa, consentendo alla politica di non parlarne più.
Quella stessa politica tanto solerte e attiva quando si parla dei loro interessi, delle poltrone e dei loro guadagni, tanto silente quando deve affrontare temi che interessano i cittadini.
La domanda che tanti cittadini si pongono oggi è: a che serve mobilitarsi se poi ogni sforzo si dissolve nel nulla, se chi deve portare avanti le loro istanze si gira dall’altra parte?
Questo sentimento di rassegnazione, che fa ovviamene comodo ai politici, si manifesta anche su altre questioni che, pur non avendo lo stesso risalto mediatico, sono altrettanto importanti per la vita e la crescita della comunità nissena.
La promessa della riapertura della piscina comunale, un progetto atteso da anni, il ritardo nella nomina del presidente del consorzio universitario, il rifacimento parziale della rete idrica, sono alcuni esempi di questo immobilismo.
I cittadini, che hanno dimostrato di saper fare squadra in tante accosiani e di avere la forza di farsi sentire, sembrano oggi stanchi di combattere una battaglia che appare persa in partenza, considerato che chi deve recepire le loro istanze fa orecchio da mercante.
La sensazione è che ogni protesta, ogni richiesta di chiarezza, ogni spinta verso il cambiamento venga assorbita da un sistema che non risponde ai reali bisogni dei cittadini e che non si assume la responsabilità e l’onere di dare risposte e agire.
Un sistema che, che come un muro di gomma, è in grado di respingere ogni colpo senza riportare alcun danno.
Il risultato è una comunità che pian pianino si ritira nel proprio privato, smette di lottare pensando che sia del tutto inutile ed inefficace l’impegno e la partecipazione civica.
Il silenzio di oggi è molto grave, perchè non è un silenzio di assenza, ma ha tutta l’aria di un silenzio di resa.
E il rischio è che questo silenzio diventi di fatto una norma di vita, spegnendo ogni speranza per un futuro diverso e migliore per Caltanissetta.
Ma se crediamo e vogliamo che veramente qualcosa cambi, bisogna insistere e non mollare, perchè anche i muri di gomma con il tempo cedono difronte alle pressioni e si abbattono.
Facciamo nostro un antico detto “Ci dissi u surci a la nuci: “Dammi tempu chi ti perciu”.. e noi di tempo, volendo e credendoci, ne abbiamo, perchè ricordiamoci sempre che i politici prima o poi spariscono, mentre i cittadini quelli “volenterosi” ci saranno sempre. Ad Maiora
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