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Fisco, il 43% degli italiani risulta senza redditi. Quasi un cittadino su due non versa l’Irpef

Last updated: 01/10/2025 10:57
By Redazione 128 Views 6 Min Read
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“Il problema non è che si paga troppo ma che pochi pagano per tutti” spiega un’analisi del centro studi di Itinerari Previdenziali e di Cida. “Poco più di un quarto dei contribuenti si fa carico da solo di quasi l’80% dell’imposta”

Un Paese in cui il peso del fisco è concentrato su una minoranza di contribuenti. Il 43,15% degli italiani non ha redditi e quindi vive a carico di qualcuno mentre oltre il 78% di tutto il gettito Irpef è concentrato su 11,6 milioni di contribuenti, poco più di un quarto del totale. E’ quanto emerge dalla dodicesima edizione dell’Osservatorio sulle entrate fiscali, a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, presentata alla Camera dei Deputati insieme a CIDA – Confederazione Italiana Dirigenti e Alte Professionalità, sostenitrice della ricerca, in occasione del convegno “Il difficile finanziamento del welfare italiano”.

Dalla rielaborazione dei dati Mef e Agenzia delle Entrate emerge infatti che, nel 2024, su una popolazione di 58.997.201 cittadini residenti sono stati 42.570.078 quanti hanno presentato una dichiarazione dei redditi (con riferimento all’anno di imposta precedente).  A versare almeno 1 euro di IRPEF, però, solo 33.540.428 residenti, vale a dire poco più della metà degli italiani; a ogni contribuente corrispondono quindi 1,386 abitanti. 

“Si dice spesso che l’Italia sia un Paese oppresso dalle tasse. Ma è davvero così? I numeri dicono di no. Il problema non è che tutti paghino troppo, ma che pochi paghino per tutti. Quasi un cittadino su due non versa nemmeno un euro di Irpef, e così poco più di un quarto dei contribuenti si fa carico da solo di quasi l’80% dell’imposta” dichiara Stefano Cuzzilla, presidente CIDA “questo squilibrio logora il ceto medio, scoraggia i giovani e mette a rischio il futuro del Paese. Per questo, alla vigilia della legge di bilancio, chiediamo alla politica scelte coraggiose: meno evasione, più equità, investimenti veri su lavoro e salari”.

I dati, dunque, non sembrano riflettere la narrazione di una popolazione oppressa dalle tasse, ancora di più se incrociati con quelli relativi all’effettiva ripartizione del carico fiscale: su 42,6 milioni di dichiaranti, poi, il 76,87% dell’intera Irpef è pagato da circa 11,6 milioni di milioni di contribuenti, mentre i restanti 31 ne pagano solo il 23,13%.

“Il totale dei redditi prodotti nel 2023 e dichiarati nel 2024 ai fini Irpef è ammontato a 1.028 miliardi, per un gettito generato – al netto di TIR e detrazioni – di 207,15 miliardi (di cui 185,58 miliardi, l’89,9%, di Irpef ordinaria): valore in aumento del 9,43% rispetto all’anno precedente. Crescono sia i dichiaranti (42.570.078, numero addirittura superiore a quello record del 2008) sia i contribuenti/versanti, vale a dire coloro che versano almeno 1 euro di Irpef, che toccano quota 33.540.428. Mentre salgono sia i contribuenti con redditi compresi tra i 20 e i 29mila euro (9,7 milioni) sia quelli con redditi medio-alti dai 29mila euro in su, diminuiscono i dichiaranti per tutte le fasce di reddito fino a 20mila euro, che calano da 22,356 a 21,241 milioni”, ha documentato Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, nel corso della sua relazione, dalla quale è emerso un primo importante paradosso malgrado un trend complessivamente positivo.  L’Osservatorio evidenzia sì una riduzione dei dichiaranti con redditi bassi in favore di quelli medio-alti ma, anche per effetto di bonus e detrazioni, non ci sono variazioni sostanziali nella ripartizione del carico fiscale, che pesa soprattutto sulle spalle di uno sparuto ceto medio. “Basti pensare che, malgrado il miglioramento di PIL e occupazione – precisa Brambilla – il 43,15% degli italiani non ha redditi e, di conseguenza, vive a carico di qualcuno. Sono invece 1.184.272 i soggetti (in aumento di oltre 170mila unità sullo scorso anno) che denunciano un reddito nullo o negativo, non pagando quindi né tasse né contributi”.

Fonte RaiNews.it

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