La decisione del Governatore Renato Schifani di estromettere i rappresentanti della Democrazia Cristiana dalla Giunta Regionale, a seguito delle inchieste di Palermo, non è stata una sorpresa per ch osserva pa politica locale.
Anzi, ha fornito la più amara e lampante conferma di quanto avevamo già scritto un mese fa: “A Caltanissetta non si muove foglia che Palermo non voglia”.
Oggi, da quel che si apprende, a Palermo si terrà una riunione convocata d’urgenza della segreteria regionale di Forza Italia per fare il punto della situazione ed affrontare il tema, delicato, di tutte le amministrazioni locali dove vi sono coalizioni con la Dc e Noi Moderati.
Questa volta non si tratta però di un battibecco, poi risolto, tra il Governatore e un Ministro, che portò all’allontanamento dell’assessore Aiello, un episodio in cui la pace si ristabilì in fretta, con la conseguenza che l’unico ad averne “pagato” le conseguenze fu l’ass.leghista nisseno.
Oggi la pur legittima e doverosa “operazione moralità” messa in campo da Schifani si traduce, ancora una volta, in un probabile “rimescolamento di poltrone” nella Giunta nissena, imposto dall’esterno, dove l’unico criterio di giudizio non sarà l’operato dei singoli, bensì il rispetto e la fedeltà alla volontà del capo.
“Questa è la politica”, diranno i presunti esperti, liquidando con un sorriso di superiorità l’ennesima crisi.
Ma se la politica è questa, allora l’interrogativo che si pone il cittadino di Caltanissetta è drammaticamente serio, perché andare alle urne?
Perché dedicare tempo a sentire programmi, discorsi, promesse, quando poi la sorte degli uomini e, di conseguenza delle scelte amministrative, affonda le sue radici e trova il suo epilogo in quel di Palermo, in ambienti spesso distanti dalle reali esigenze dei nisseni?
Un assessore dovrebbe essere valutato e, al limite, sostituito perché il suo operato non ha risposto alle aspettative riposte, aspettative e soddisfazione da parte dei cittadini, non perché arrivino “dictat” esterni…fuori quelli del partito X, dentro quelli di Y.
Per molto tempo, abbiamo denunciato come i cittadini venissero usati come un bancomat quando una volta “prelevati“ i voti, i politici si sentono autorizzati a fare di tutto, anche a non rispettare programmi e promesse, ma adesso, si è fatto un passo oltre, trattando l’elettorato persino peggio.
Ma la vera mortificazione, oltre che per i cittadini, è per coloro che, a livello locale, sono costretti ad agire repentinamente quando “il capo ordina” e a tacere quando devono rispondere ai loro elettori, alle tante domande poste, che riguardano le tante promesse fatte e non mantenute.
La loro è una politica di mera “sudditanza“, dove il merito e l’impegno per la comunità sono irrilevanti di fronte alla necessità di accontentare l’interlocutore palermitano.
A Caltanissetta, questa ennesima dimostrazione di come la politica locale sia una “mera appendice” di quella regionale ha un impatto sempre più corrosivo sulla fiducia, già messa in crisi in tante altre occasioni.
Questo “teatrino” non è fare politica e se lo è, non è degna di chiamarsi tale, se per politica si intende lavorare per la polis, mentre questi comportamenti dimostrano che si lavora solo per sé stessi e per chi è loro fedele, rispettoso e ossequioso…del resto chi se ne frega.
Ma un giorno, questi “ricordi” dovranno obbligatoriamente venir fuori. La speranza è che la memoria dell’elettorato non sia corta, perchè chi sta oggi comportandosi pensando più ad accontentare il capo, e di riflesso se stesso, che i cittadini, ne pagherà il prezzo, almeno si spera.
Se a Caltanissetta l’eco delle decisioni prese a Palermo è forte, l’indifferenza per gli interessi locali non potrà durare per sempre.
Questa non è una difesa delle singole persone, in questo caso gli assessori, ma l’evidenziare un modo di fare politica che, così impostato, non guarda all’interesse della comunità ma solo alla propria sopravvivenza e convenienza politica.
I cittadini di Caltanissetta ne hanno abbastanza di essere la pedina più sacrificabile in un gioco che si decide altrove. Ad Maiora
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