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Caltanissetta 401 > News > Cronaca > Accadde oggi: l’arresto di Enzo Tortora
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Accadde oggi: l’arresto di Enzo Tortora

Last updated: 17/06/2025 10:38
By Redazione 128 Views 4 Min Read
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Il 17 giugno 1983 viene arrestato il celebre conduttore televisivo: la sua incredibile vicenda diventerà il simbolo della malagiustizia.

Il 17 giugno 1983 Enzo Tortora viene arrestato. Le accuse contro uno dei più famosi presentatori televisivi italiani sono surreali e terribili: traffico di droga e associazione di stampo camorristico. Ma sono tutte false. A trascinarlo nella polvere sono le parole di diversi “pentiti”. Viene condannato a dieci anni di carcere. Sarà assolto in appello e in Cassazione, diventando il simbolo della malagiustizia. Eletto parlamentare per il Partito Radicale, di cui è nominato presidente, muore nel 1988, un anno dopo l’assoluzione definitiva

Ma il 17 giugno del 1970 va in scena anche quella che sarà ricordata come la Partita del Secolo: allo stadio Azteca di Città del Messico l’Italia batte la Germania Ovest 4-3 ai tempi supplementari, al termine di un incontro senza esclusione di colpi che sarà ricordato per decenni, ispirando libri e film. La sfida viene decisa da un gol di Gianni Rivera, che consente agli Azzurri di accedere alla finale dei Mondiali con il Brasile. Ma proprio Rivera verrà escluso, senza ragioni apparenti, da quel match, del quale giocherà solo 6 minuti, lasciando così un facile trionfo ai Carioca.

Enzo Tortora oggi è considerato uno dei padri della televisione in Italia. All’inizi della sua carriera (parliamo del 1977, ma il format andò avanti fino al 1983) era il conduttore garbato, colto, che con l’asta del suo occhialino dirigeva un programma complesso, pieno di personaggi presi dalla società civile: Portobello.

Un successo. Tortora aveva già condotto La Domenica Sportiva, ma con Portobello diventò una star. Come nell’omonimo mercato di Londra, a Portobello si vendeva e si comprava di tutto. C’erano inventori che presentavano i propri brevetti, personaggi bizzarri in cerca di oggetti curiosi, telefonate in diretta, casi umani e persino un premio in denaro per chi fosse riuscito a far pronunciare al pappagallo-mascotte il nome del programma (lo fece nel 1982).

In manette. Poi, un giorno venne arrestato. Fu accusato di associazione camorristica da un gruppo di pentiti nell’ambito del processo Nuova camorra organizzata, a questa infamante accusa si aggiunse quella, rivelatasi poi a sua volta falsa, di traffico di droga negli studi di Antenna 3. Arrestato platealmente dai carabinieri il 17 giugno 1983 venne incarcerato per 7 mesi. Nel 1985 fu condannato a 10 anni di reclusione.

Accuse infondate. Presto le accuse si rivelarono clamorosamente false: l’unica presunta prova consisteva in un’agendina, trovata nell’abitazione di un camorrista, in cui gli inquirenti avevano identificato il nome di Tortora, con a fianco un numero di telefono. Dopo una perizia calligrafica, il nome risultò non essere quello del presentatore, ma quello di un tale Tortona. E nemmeno il recapito telefonico apparteneva al giornalista. La sua innocenza, però, fu riconosciuta solo il 15 settembre 1986 dalla Corte d’appello di Napoli e la sentenza di assoluzione fu confermata dalla Cassazione nel 1987.

esperienza politica. Nel frattempo il giornalista era stato candidato dal Partito radicale (di cui fu anche presidente): vittima della malagiustizia, da europarlamentare condusse la sua battaglia garantista.

Riconoscimento tardivo. Lontano dalla tv da otto anni, Tortora rientrò brevemente alla conduzione di Portobello il 20 febbraio 1987 con una frase che si incise nella memoria degli italiani: “Dove eravamo rimasti?”. Il giornalista garbato era tornato. Morì l’anno dopo per un tumore, a un anno dalla definitiva assoluzione.

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