In politica, si dice spesso che il mestiere del politico richieda una buona dose di faccia tosta che delle volte e in alcuni casi vada oltre il bronzo
Ma c’è una nuova disciplina che sta diventando la vera arte del mestiere, soppiantando la semplice spudoratezza, cioè la capacità di “girare la frittata” mostrandone la parte migliore.
Non si tratta più solo di resistere alle critiche, o rispondere alle domande, non sia mai, ma di trasformare un evidente insuccesso, parte bruciata, in un trionfo, parte buona.
Questa abilità non è un esercizio di retorica, ma una vera e propria strategia di sopravvivenza studiata a tavolino, magari con l’ausilio di chi ha più esperienza e faccia tosta.
Di fronte a un dato schiacciante, che ha colpito tanti cittadini, il politico di razza non si arrende, non si lascia prendere dal panico, anzi, si arma di calma olimpica e, con maestria, presenta al pubblico il “lato non bruciato”, quello digeribile e che fa gola a tanti.
A chi di noi, cimentandoci nel preparare una bella frittata, non è capitato che un lato venga bruciacchiato o quasi carbonizzato, perchè distratti da altro.
Cosa fare a quel punto? Solitamente la si getta nell’immondizia e se ne prepara un’altra, giusto per non rovinarsi il pranzo o star male.
Ma questo lo facciamo perché siamo ingenui, non certo politici navigati.
Il politico, l’abile cuoco che sa che alla fine il popolo si mangia quel che gli si da e che vede, con un colpo secco, da chef stellato, ribalta la frittata, situazione, mostrando la parte buona.
Un progetto è fallito? “Vabbè ci abbiamo provato, andiamo avanti e mostriamo altro, una parte migliore”, riferisce ai suoi o gli viene suggerito se non ci arriva di suo, “ma mi raccomando, sostenetemi anche voi”, chiosa ai suoi e giustamente a stretto giro, tutti pronti bravi ad obbedire.
Il metodo segreto, oltre a un’innegabile spregiudicatezza, è la sicurezza che tanto il cittadino, quello “medio, poco attento o il fidelizzato”, non guarderà troppo da vicino e si accontenterà dell’immagine ben presentata, senza neanche chiedere che ingredienti siano stati usati o se per caso dovrà poi pagarli lui.
Questo lato della frittata, sapientemente decorato con erbe fresche e una spolverata di formaggio, sembra, alla vista, gustosa e invitante.
La messa in scena è perfetta, lo scopo è raggiunto e la maggior parte delle persone riconosce in lui l’essere un grande chef, che al confronto Cannavacciuolo, Cracco e Barbieri sembrano lavapiatti.
Il problema, come in ogni ricetta mal riuscita, si presenta quando qualcuno chiede di assaggiare la prelibatezza.
E così, nonostante l’abilità nel presentare il “lato buono”, alla fine quel che resta in bocca non è un sapore dolce e gradevole, come lo si rappresentava, ma un amaro retrogusto di bruciato.
È il sapore della realtà che riemerge, nonostante tutti gli sforzi per nasconderla, ed è un segnale che, per quanto raffinata, l’arte del girare la frittata ha i suoi limiti.
Ma per alcune “facce” in politica, a quanto pare il girare la frittata vale ancora, tanto troveranno sempre i più affezionati sostenitori che non osaranno dir nulla e si complimenteranno ugualmente e, mandandola giù, diranno che in fondo la parte buona era talmente squisita da non far sentire il bruciato, entusiati nonostante i forti dolori addominali e andando a pagare il conto, sperando che almeno questo non sia “salato”. Ad Maiora

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