C’è un asse all’Ars attorno al tema dei diritti civili. E vede schierarsi dalla stessa parte il Pd e Forza Italia.
Nello scacchiere della politica siciliana, il dibattito attorno allo Ius Scholae (la proposta di legge
che riconoscerebbe la cittadinanza ai figli di migranti che abbiano concluso un ciclo scolastico di cinque anni) smuove dal torpore i granitici blocchi delle coalizioni.
La scorsa settimana ad Acireale il presidente della conferenza episcopale italiana, Matteo Zuppi, ha dialogato insieme al governatore forzista attorno ai temi dell’inclusione.
Con loro, oltre al vescovo di Acireale e presidente della Cesi, Antonino Raspanti, anche il forzista Nicola D’Agostino e il presidente della comunità di Sant’Egidio, Emiliano Abramo.
Schifani ha parlato di «dovere di Stato» nel riconoscere la cittadinanza a «bambini che sono già italiani» e adesso il capogruppo del Pd a Sala d’Ercole, Michele Catanzaro, rilancia:
«Abbiamo presentato già a settembre un ddl-voto all’Ars, che impegni il parlamento nazionale ad affrontare un tema per noi non più rinviabile».
Catanzaro coglie l’occasione del dibattito per andare in pressing su Schifani:
«Abbiamo seguito con attenzione l’iniziativa di Acireale e consideriamo importante la presa di posizione del presidente della Regione su questo tema. Adesso ci aspettiamo che dalle parole passi ai fatti. Il disegno di legge all’Ars c’è già: immaginiamo che a questo punto anche Forza Italia sostenga la nostra proposta».
Su quest’ultimo punto, cioè la paternità della norma, il forzista Nicola D’Agostino frena.
In compenso, apre a un percorso comune: «Se la proposta del Pd corrisponde alla nostra, non vedo perché non essere d’accordo».
Più netta la forzista Luisa Lantieri: «Penso che sia una battaglia di civiltà e sono pronta a sostenere e votare il ddl all’Ars. Ormai è un modo diverso, siamo già in ritardo. Non ci sono dubbi che doveva essere fatto prima».
Nella relazione introduttiva al testo depositato a Palazzo dei Normanni, vengono riportati i dati pubblicati lo scorso agosto dal ministero dell’Istruzione: nell’anno scolastico 2022/2023 gli studenti con cittadinanza non italiana presenti nelle scuole erano 914.860, con un incremento di 42.500 alunni (+4,9%) rispetto all’anno precedente. In termini percentuali gli alunni con cittadinanza non italiana salgono all’11,2%.
I dati evidenziano, altresì, che l’aumento degli studenti stranieri non compensa del tutto il calo degli studenti con cittadinanza italiana, per cui diminuisce il totale degli studenti di quasi 103 mila
unità (pari a — 1,2%).
Ma oltre ai dati scolastici, a intervenire sul dibattito è anche Confindustria Sicilia, che punta invece ai numeri legati al mercato del lavoro.
Per il presidente regionale dell’associazione di categoria, Gaetano Vecchio, lo Ius Scholae, oltre ad essere «un dovere dello Stato è un valore fondamentale per la società e per le imprese. In un Paese segnato dall’inverno demografico questa riforma rappresenta un’opportunità per rafforzare il tessuto sociale ed economico, offrendo nuove energie e talenti al mercato del lavoro».
Secondo i dati di previsione del Centro Studi Confindustria il declino demografico accrescerà la carenza di lavoratori che già oggi è un problema: tra 5 anni la domanda supererà l’offerta di lavoro di ulteriori 1,3 milioni di unità.
«In questo contesto — prosegue Vecchio — lo Ius Scholae si configura come una misura necessaria per fornire al tessuto produttivo del Paese l’opportunità di un mercato del lavoro più dinamico e
maggiormente rispondente alle istanze delle imprese».
Strada spianata per la norma? Affatto.
A frenare è immediatamente la Lega siciliana, per voce del commissario regionale Nino Germanà. Sul tema, «la posizione della Lega è nota e non cambia. Ognuno la può pensare anche in modo diverso, ma comunque non rientrano nel programma di governo».
Da laRepubblicaPalermo
