Nel panorama dell’informazione locale, si osserva una prassi sempre più diffusa e preoccupante, quella cioè che alcuni partiti politici sembrano adottare una strategia comunicativa selettiva, escludendo sistematicamente alcune testate giornalistiche dall’invio dei propri comunicati stampa.
Non è la prima volta che accade, e la dimenticanza appare un pretesto sempre meno credibile.
La sensazione diffusa è che dietro queste esclusioni si celi un chiaro disegno: penalizzare le testate meno allineate, quelle che non temono di esercitare il diritto di critica nei confronti di chi amministra.
È innegabile che il giornalismo, per sua natura, debba essere un faro di controllo sul potere e le testate che svolgono con rigore questo ruolo, spesso mettendo in luce criticità e ponendo domande scomode, si ritrovano a essere considerate “poco gradite” e quindi da non considerare.
L’esclusione dai canali di comunicazione ufficiali, come l’invio dei comunicati stampa, è un segnale evidente di questo malcontento.
Ma la questione non si ferma qui. La stessa dinamica si ripresenta, in maniera ancor più grave, nell’ambito dei bandi pubblici, dove le stesse testate “scomode” vengono talvolta inspiegabilmente escluse.
Queste pratiche sollevano seri interrogativi sul livello di democrazia e sulla capacità di tollerare il dissenso.
La libertà di espressione, così come il diritto di critica, sono principi cardine sanciti dalla nostra Costituzione e riconosciuti legittimi da numerose sentenze e archiviazioni, anche recenti, relative a querele per diffamazione.
Bloccare o limitare l’accesso all’informazione a determinati organi di stampa, per quanto legalmente possibile per i soggetti privati nella scelta dei loro destinatari, assume un sapore di “vendetta” e rivela un “atteggiamento infantilistico” da parte di chi dovrebbe invece promuovere un dibattito pubblico sano e trasparente.
I partiti sono liberi di scegliere a chi inviare i propri comunicati, certo. Ma è fondamentale che ricordino il ruolo cruciale che la stampa locale svolge nella vita democratica di una comunità.
Impedire a parte di essa di accedere alle informazioni equivale a ostacolare il diritto dei cittadini a essere informati in modo completo e plurale, colpendo anche la libertà della libera stampa.
La democrazia vive di confronto, non di ostracismo.
Noi al contrario diamo spazio a tutti e non abbiamo nessun problema a pubblicare ogni genere di comunicato in maniere integrale e senza averlo debitamente edulcorato, inserendo nel caso anche riferimenti ad altre testate o la fonte, cose che altri non riescono proprio a fare. Ad Maiora
