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Caltanissetta 401 > News > Cronaca > L’impunità neofascista in Italia: l’aggressione a Genova e il rito per il Duce a Predappio
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L’impunità neofascista in Italia: l’aggressione a Genova e il rito per il Duce a Predappio

Last updated: 27/10/2025 9:52
By Redazione 182 Views 5 Min Read
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L’ascesa dell’estrema destra al governo in Italia non è un fatto isolato, ma si inserisce in un contesto internazionale in cui i movimenti suprematisti guadagnano terreno. Il vero problema, tuttavia, non è solo la presenza di determinate forze politiche, ma ciò che questa presenza genera: un pericoloso senso di impunità. L’idea, diffusa e percepita, di poter agire indisturbati, al di sopra della legge, sta portando a un’escalation di violenza che non possiamo ignorare.

Le nostre cronache si arricchiscono quotidianamente di episodi allarmanti. Nelle strade, i neofascisti aggrediscono; nelle scuole, si presentano come vandali. Emblematico quanto accaduto in un liceo occupato, dove, al grido di “Duce, Duce”, un gruppo ha fatto irruzione, devastando aule e corridoi, imbrattando muri con svastiche e simboli. Il resoconto di Fanpage.it, a firma della collega Francesca Moriero, parla chiaro: una trentina di persone, armate di tubi di metallo e spranghe, hanno agito con violenza, lasciando dietro di sé danni ingenti.

Ancora più inquietante è la tempistica dell’intervento delle forze dell’ordine. La Polizia di Stato, solitamente pronta e tempestiva, in questa occasione è arrivata solo tre ore dopo la chiamata dei ragazzi e delle ragazze che avevano denunciato l’aggressione. Una disattenzione, o un ritardo, che alimenta il sospetto che l’impunità goda di protezioni o, quanto meno, di una sorprendente tolleranza.

Questo clima non è nuovo. L’abbiamo già vissuto nelle città governate dall’estrema destra: l’esperienza, ad esempio, della Roma di Alemanno, ha sempre coinciso con un aumento degli atti di violenza, delle aggressioni e, in particolare, delle violenze squadriste e razziste.
Per guardare altrove invece non possiamo dimenticare l’omicidio a Voghera di un cittadino marocchino, con evidenti problemi mentali, vittima di un colpo d’arma da fuoco, l’accusato è l’ex assessore alla sicurezza leghista, Massimo Adriatici, poi arrestato ma in un primo momento rilasciato e in questo momento sotto processo. È un segnale che il confine tra l’azione politica e l’istigazione alla violenza è drammaticamente sottile.

In questo quadro si inseriscono le liturgie fasciste mai sopite. Dai raduni annuali a Predappio – che si ripetono, come accaduto anche in queste ore – alle commemorazioni di Acca Larenzia, i saluti romani, i canti e i simboli sfilano senza un’efficace e immediata repressione, creando un palcoscenico di legittimazione. Se da un lato registriamo, per la prima volta, un rinvio a giudizio per i saluti romani di Acca Larenzia, dall’altro non si può ignorare che esponenti dell’attuale maggioranza, come la stessa Giorgia Meloni in passato, hanno frequentato commemorazioni proprio nello spazio antistante l’ex sede dell’MSI, oggi occupata da Casapound, sotto una gigantesca croce celtica.

Quando questi personaggi occupano le stanze del potere, il senso di impunità per aggressioni e atti violenti si rafforza in modo esponenziale. La mappa online che traccia le aggressioni neofasciste (aggiornata al 2022) è un monito: una diffusione di svastiche e simboli in tutta Italia, con un’allarmante concentrazione nelle grandi città.

Di fronte a una vetrina spaccata, i media urlano al terrorismo. Quando invece si tratta di giovani aggrediti con spranghe, si tende a minimizzare o a derubricare l’accaduto a semplice “scontro tra opposti”. È tempo di rivedere la nostra scala dei valori e, soprattutto, quella delle emergenze. Il vero terrorismo non è solo l’atto eclatante, ma anche la normalizzazione della violenza politica che, sotto l’ombrello dell’impunità, minaccia le fondamenta della nostra democrazia antifascista.

Fonte fanpage.it

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