Il report del Gimbe svela nuovi ritardi nel Pnrr. Nella classifica dei Lea l’Isola retrocede dietro la Calabria
Assistenza domiciliare ancora al palo. E case di comunità in clamoroso ritardo.
Per la Sanità siciliana arriva una bocciatura dopo l’altra.
E, come se non bastasse, ecco anche una beffa sui Livelli essenziali d’assistenza (Lea): dopo l’ultimo
aggiornamento del ministero, pubblicato ieri, la Calabria guidata da Roberto Occhiuto scavalca l’Isola.
Adesso, peggio della Sicilia c’è solo la Valle d’Aosta.
Gli ultimi dati sul Pnrr, invece, sono stati diffusi dalla Fondazione Gimbe, presieduta da Nino Cartabellotta.
Nel report, una fotografia sullo stato di avanzamento dei progetti che dovranno essere ultimati tra un anno.
E la Sicilia, in tutti i parametri considerati, ricopre l’ultimo o uno degli ultimi posti nella classifica delle Regioni italiane.
Il dato più preoccupante è quello che riguarda l’assistenza domiciliare integrata: nessun servizio è dichiarato attivo dalla Regione su un totale di 8 servizi da attivare.
I dati sono quelli dell’Agenas al 20 dicembre 2024 e piazzano la Sicilia in fondo alla classifica, insieme al Lazio.
Eppure, l’Adi era stata da più parti indicata come uno strumento essenziale non solo per la cura dei pazienti più fragili, ma anche per ridurre l’afflusso ai pronto soccorso siciliani.
Altro numero allarmante è quello che riguarda le Case di comunità, già oggetto di uno studio molto critico della Cgil che aveva evidenziato i ritardi e le inefficienze. Stando all’elaborazione di Gimbe, su 164 strutture programmate solo 6 (il 3,7%) ha almeno un servizio dichiarato attivo, 2 hanno tutti i servizi obbligatori dichiarati attivi ma senza presenza medica e infermieristica (l’1,2%) e nessuna di queste strutture dichiara la presenza medica e infermieristica.
Peggio della Sicilia hanno fatto Campania e Basilicata, ma siamo lontanissimi dalla media italiana.
Stesso discorso per gli Ospedali di comunità: dei 48 previsti, solo 3 (il 6%) hanno almeno un servizio dichiarato attivo.
Numeri molto preoccupanti, anche perché la scadenza si avvicina: è prevista tra poco più di un anno. Non a caso, e nonostante questi numeri, il governo regionale, alcuni giorni fa, in vista della
proroga dell’incarico del dirigente generale della Pianificazione strategica, Salvatore Iacolino, aveva fatto esplicito riferimento alla spesa del Pnrr, alla necessità di dare continuità a quel lavoro e al rischio di ulteriori rallentamenti in caso di sostituzione del burocrate.
Nelle stesse ore in cui la Fondazione Gimbe rendeva noti questi dati, arrivava una beffa per la Regione siciliana.
L’ultimo aggiornamento del ministero sui Lea per l’anno 2023 ha fatto fare un balzo in avanti alla Calabria, inizialmente in coda alla classifica, dietro la Sicilia. Adesso, la Regione guidata da Occhiuto riceve un punteggio più che sufficiente per due delle tre macro aree considerate, a differenza della Sicilia, “insufficiente” per due parametri su tre (la prevenzione e la distrettuale).
Numeri che fanno da sottofondo a una realtà complicata.
Oggi è prevista un’udienza al Tribunale del lavoro, sul ricorso del dg sospeso dell’Asp di Trapani, Ferdinando Croce, dopo il caso dei ritardi sui referti medici. Tutto fermo, invece, da oltre tre mesi, all’Asp di Palermo. Mentre all’Ars, ieri, è arrivato l’attacco del capogruppo del M5S, Antonio
De Luca, al presidente Renato Schifani: «Venga in Aula a spiegare cosa vuole fare. Non può più nascondersi, siamo di fronte a un disastro. Il sistema si è rotto».
Da laRepubblicaPalermo
