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Un cittadino: “Siamo i residenti superstiti del quartiere storico di Santa Venera a Caltanissetta…Oggi siamo sempre più isolati e soli”

Last updated: 11/09/2025 8:11
By Redazione 380 Views 8 Min Read
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Cosimo Lorina, attento osservatore della città e residente in centro storico, dalla sua pagina Facebook, lancia un forte grido di allarme.

“Siamo i residenti superstiti del quartiere storico di Santa Venera a Caltanissetta e, in qualità di testimoni e custodi della storia della nostra città, sentiamo il dovere di esprimere la nostra profonda preoccupazione per il futuro del nostro patrimonio.

Abbiamo assistito alla trasformazione della nostra città, pezzo dopo pezzo, in un luogo che non riconosciamo più. Un tempo, le nostre strade erano piene di vita, di devozione, di curiosità.

Si festeggiava la Natività della Beata Vergine e l’Esaltazione della Santa Croce, si andava a curiosare nelle officine di Xiboli per ammirare le macchine della corsa di Capodarso, si attendeva con gioia la fiera e la festa del nostro Protettore.

Oggi, invece, siamo sempre più isolati e soli.

La socializzazione, un tempo anima di questi luoghi, è svanita, lasciando il posto a una sensazione di estraneità e di abbandono. Ci sentiamo sempre più soli di fronte a scelte calate dall’alto, prese da chi non vive il nostro quotidiano e non comprende il valore dei luoghi che per noi sono di casa.

Il nostro appello nasce da una profonda ferita: la decisione di trasformare l’ex CONVENTO DELLE BENEDETTINE, UN EDIFICIO DEL 1531 adiacente alla chiesa di Santa Croce, in un centro di accoglienza per persone indigenti e con problemi di giustizia. Un progetto che, pur nobilitato da lodevoli finalità sociali, rischia di compromettere irrimediabilmente la memoria e l’identità di un luogo che per anni ha avuto la vocazione culturale.

Questo edificio storico non è un contenitore vuoto, ma una testimonianza vivente della nostra storia.

In tempi recenti, era la sede del centro culturale “Regalpetra”, il Parco Letterario Leonardo Sciascia. Un progetto che non solo aveva vinto un concorso a livello europeo ma aveva anche ottenuto importanti finanziamenti, con l’obiettivo di creare un punto di riferimento per studiosi, studenti universitari e cittadini, collegando Caltanissetta a Regalpetra e ad altri luoghi significativi della vita e dell’opera di Sciascia.

Tuttavia, dopo anni di promesse e speranze, quel progetto è stato smantellato. L’ex Convento, invece di diventare una “riserva della memoria”, è rimasto inutilizzato e semi-occupato da persone senza titolo, in attesa che il progetto andasse avanti.

Oggi, ci troviamo di fronte a una decisione che ignora il valore intrinseco dell’immobile e la sua potenziale funzione di catalizzatore culturale e sociale. La destinazione a centro di accoglienza, pur essendo un progetto meritevole, solleva seri interrogativi sul futuro del nostro centro storico, alimentando il timore di un ulteriore degrado sociale ed economico.

Non siamo contrari all’inclusione, ma crediamo fermamente che essa debba nascere da un dialogo, non da un’imposizione.

Il nostro Ente Locale ha già dimostrato di saper agire con fermezza quando lo ritiene necessario, come nel caso dell’antenna della RAI, un simbolo di progresso e informazione, per cui si è arrivati a una tale rigidità burocratica da preferire abbatterla piuttosto che trovare un accordo. Se per un cavillo si è arrivati a una decisione così drastica, perché non si applica lo stesso rigore nel caso di un edificio storico con un’importanza culturale così profonda?

Mentre le nostre case storiche e i nostri quartieri si spopolano, mentre la socializzazione si estingue, SI SPENDERANNO 4,3 MILIONI DI EURO PER UN PROGETTO che, a nostro avviso, rischia di accentuare il degrado sociale del centro storico. Nonostante la città disponga già di spazi e alloggi che potrebbero essere riqualificati per scopi sociali, COME DIMOSTRANO i 9 ALLOGGI SU 10 POPOLARI RIMASTI VUOTI. Perché distruggere un patrimonio storico e culturale per crearne altri, quando potremmo restaurare e riutilizzare ciò che già abbiamo, in modo più sensato e rispettoso?

SIAMO CONTRARI A QUESTA SCELTA, ma non alla solidarietà. Crediamo che la vera inclusione debba essere realizzata con scelte oculate, che non sacrifichino la storia sull’altare di un finanziamento Bis. Perché non far rivivere la vecchia mensa della scuola materna, riqualificata in passato con un finanziamento privato dalla CMC, per servire gli studenti universitari, rendendo il centro storico un polo di vita e di servizi? Perché non puntare su una vera rigenerazione urbana che rimetta al centro la cultura, la storia e la dignità dei cittadini, invece di trasformare i nostri luoghi della memoria in dormitori?

Chiediamo che l’amministrazione comunale, il consiglio e tutti gli attori coinvolti si fermino a riflettere. Questo è il nostro ultimo, accorato appello, perché gli amministratori Nisseni, spingendo per questa scelta, hanno trascurato volutamente o meno (rendendosi quindi complici) le nostre obiezioni. Non stiamo inventando problemi, stiamo semplicemente raccontando la realtà che viviamo ogni giorno: una città che non socializza più, dove i luoghi che un tempo erano PUNTI DI RIFERIMENTO E DI VITA SI TRASFORMANO IN CONTENITORI SENZA ANIMA.

RICORDATEVI CHE SIETE COMPLICI se i nostri figli sono andati via. Li abbiamo visti trovare un futuro in altre città italiane ed europee. Noi siamo rimasti, ma anche noi, saremo costretti a raggiungerli. Non stiamo chiedendo di bloccare il progresso, ma di orientarlo in modo che serva davvero la comunità. Vi chiediamo di non diventare complici di una scelta che, A LUNGO ANDARE, NON FARÀ ALTRO CHE DISTRUGGERE LA NOSTRA IDENTITÀ, LASCIANDO DIETRO DI SÉ UN DESERTO SOCIALE E CULTURALE, E ISOLANDO PER SEMPRE UNA PARTE FONDAMENTALE DI CALTANISSETTA”.

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