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Complesso di superiorità e la necessità di screditare gli altri, lo “sport” praticato da alcune persone, ma è la rivincita di chi realmente non vale nulla

Last updated: 24/02/2025 6:56
By Sergio Cirlinci 293 Views 5 Min Read
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C’è uno “sport” praticato da molti, soprattutto nelle piccole realtà, ma che molti negano

Con l’espressione “complesso di superiorità” (Adler, 2012) si fa riferimento ad una forma di complesso contraddistinta da un eccesso di autostima e da un’ancestrale valutazione di sé come superiore e più importante rispetto agli altri.

Quando una persona raggiunge risultati apprezzabili, si mette subito in moto, per invidia o altro, lo “screditamento”; non sia mai che quella persona, specialmente se concittadino, riesca a in qualcosa, dove magari non si riesce ad arrivare per propri limiti, ovviamente mai riconosciuti.

Tipico atteggiamento “paesano” ma soprattutto da meschini e pusillanimi.

Quando qualcuno riesce, ci si dovrebbe invece complimentare e gioire per i traguardi raggiunti e se poi è un concittadino a primeggiare in qualcosa, bisognerebbe esserne addirittura fieri.

Invece per non perdere il primo posto sul “podio”, si cominciano a fare illazioni, si comincia a “ricamare” sul come e perchè quella persona è arrivata dove altri, o noi stessi, non sono arrivati, sperando di rimanere nel gradino più alto, ma così facendo lo si rimane sicuramente, ma su quello della stupidità e imbecillità.

Insomma c’è ci sono persone che passano il tempo a “sparlare” gli altri, autoelogiandosi nello stesso tempo, ma lo fanno anche perché sono alla continua ricerca di approvazione e conferme, che dovrebbero venire spontaneamente e non su richiesta, in questo caso i complimenti sono fatti per compiacere e per compassione. Per alcuni la ricerca di consensi diventa una forma di malattia e il non riceverli crea seri problemi di stabilità mentale.

Dietro ogni invettiva, dietro ogni critica, spesso gratuite, si nasconde, non troppo velatamente, il tentativo di sminuire il malcapitato di turno, ma questo non è altro che la dimostrazione del proprio “vuoto”.

Coloro che screditano è chiaro che non sono persone caratterialmente forti e ancor meno intelligenti.

Sono sicuramente persone che non si sentono gratificate dalla vita, anche se si sforzano di mostrare il contrario, che non riescono ad essere indipendenti, costrette spesso a fare e a dire quello che altri gli “impongono” , e screditando e cercando contemporaneamente e continuamente “consensi”, cercano di dimostrare la propria autonomia.

È più facile sminuire gli altri che dimostrare le proprie capacità, si cerca allora di abbassare il livello altrui fino a farlo arrivare al proprio, ma anche per far questo ci vuole intelligenza, che la persona che si comporta in questa maniera spesso ne è fortemente deficitaria. .

È un metodo miserabile, un spettacolo pietoso, nel quale i pochi spettatori plaudenti, che non sono di certo migliori, ma che lo fanno per per vari motivi, alcuni perchè “obbligati”, altri per pura stupidità, godendo degli attacchi rivolti, altri ancora perchè credono di trovarsi davanti persone che quel di cui si vantano sia vero e proprio, non sapendo che spesso non è proprio tutta farina del loro sacco e che alcuni risultati derivano da quello che si rimprovera, ingiustamente, a chi riesce.

Ma chi scredita dimentica una cosa fondamentale, la maggioranza di chi ascolta non è poi così stupida, comprende che certe parole o comportamenti sono solo frutto di invidia e che, così facendo, ottengono il risultato opposto, rendendosi a chi li guarda e ascolta persone patetiche.

Ogni parola di disprezzo, ogni critica vuota e infondata, è la prova evidente di quanto si è tremendamente fragili.

È il tipico atteggiamento di sofferenza interiore di coloro non sanno affrontare la vita, di coloro che non hanno saputo costruire quasi nulla, di coloro che sono vissuti pensando di essere “the best”, ma scoprendo poi di essere “the worst, reagiscono cercando di denigrare gli altri, proprio perchè incapaci di loro ed è per questo che hanno bisogno di demolire gli altri per affrancarsi dai propri fallimenti.

Se una persona è migliore, più brava o capace, pazienza, bisogna ammetterlo anche solo a se stessi e farsene una ragione.

Coloro che godono di un’autostima equilibrata non sentiranno mai l’esigenza di affermarsi sugli altri, ma saranno semplicemente sé stessi consapevoli dei propri limiti e delle proprie risorse.

Ad Maiora

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