“Tutti siamo utili, ma nessuno è indispensabile”, eppure c’è chi si sente speciale
In un ambiente lavorativo o politico sempre più agguerrito e pieno di arrivisti, dove l’autopromozione sembra essere la norma, ci sono persone che preferiscono lasciare che siano i loro risultati a parlare, piuttosto che le loro parole.
Molte persone, pur raggiungendo traguardi importanti, non sentono il bisogno di metterli in mostra a tutti i costi, magari lo fanno solo in occasioni particolari, giusto per esprimere gratitudine a chi ha contribuito al loro successo.
La loro forza sta in una sicurezza interiore che non ha bisogno di ostentazione e approvazione esterna.
Chi al contrario si vanta in continuazione dei propri successi, o attaca gli altri per denigrali, spesso, cela una profonda insicurezza. Quel desiderio di apparire e di essere riconosciuti come migliori, può derivare dalla paura di perdere posizioni conquistate con fatica, spesso con compromessi, ovviamente al ribasso .
In questo scenario, l’ostentazione diventa una sorta di scudo, un modo per affermare il proprio valore a sé stessi e agli altri, seguendo dinamiche di autocelebrazione e attacchi che, in molti casi, risultano inopportuni e non richiesti, cercando nel contempo di sminuire gli altrui.
Chi usa questo metodo getta benzina sul fuoco della rabbia e usa l’odio come arma, incitando le persone l’una contro l’altra e creando divisioni.
In questo momento storico, con le tante guerre e i tanti morti, è nostro dovere morale e civile opporci con determinazione a chi alimenta odio e veleno e inutili rivalità. Oggi più che mai non possiamo rimanere in silenzio, dobbiamo avere il coraggio di denunciare e, al contrario, lavorare attivamente per collaborare, rimanere uniti, costruire ponti, non muri e divisioni.
Le motivazioni di certi attggiamenti possono essere diversi, a volte è puro egoismo, cattiveria, ricerca di visibilità, ma qualunque sia il motivo, il risultato è sempre lo stesso, cercare la distruzione dell’altro o del tessuto sociale, faticosamente ricucito negli anni, creando un clima di paura e diffidenza reciproca.
È un tentativo, a volte disperato, volto a garantirsi un posto sulla vetta di un sistema che percepiscono come precario e che si tenta di rafforzare con l’autopromozione e la continua ricerca di affermazione e consensi.
Dall’altra parte, ci sono fortunatamente coloro che non hanno di questi problemi. Sono individui che camminano a testa alta, consapevoli che il loro valore non si misura nei “mi piace”, negli “applausi” o nelle frasi di approvazione e stima, spesso di facciata o pura convenienza, ma nella qualità del proprio essere, del proprio lavoro e nella loro integrità professionale e soprattutto morale.
A queste ultime persone non interessa piacere obbligatoriamente a tutti, la loro libertà e autonomia sono valori per loro non negoziabili, infatti la coscienza fa dormine loro sonni sereni, anche se c’è chi non ha una coscienza.
Sanno anche che sono liberi, poiché non sono “legati” a nessuno e soprattutto non dipendono psicologicamente o economicamente da nessuno, vivono e lavorano facendo sacrifici ma li fanno con passione e convinzione, non certo per “vanagloria”, ma per la soddisfazione intrinseca di creare qualcosa di utile e significativo, se poi piaccia o meno, è un’altra storia, ma questo a loro poco interessa.
Il detto “chi si loda si imbroda” qui assume una nuova sfumatura.
Infatti chi è già soddisfatto del proprio “brodo”, quello fatto in casa, non sente la necessità di pubblicizzarlo o farlo assaggiare a tutti, per ricevere elogi e farsi dire che il suo è il migliore in assoluto. Questo brodo è più gustoso e saporito proprio perché è cucinato con passione, con la cura e l’attenzione che solo certe motivazioni e, ovviamente, le proprie capacità possono dare.
Ma ognuno di noi quando parla o scrive mostra quello che è, così come anche nei rapporti con il mondo che lo circonda, agisce come natura lo ha fatto, se è na persona a “modo” andrà avanti cercando di aiutare gli altri e non cercando di distruggerli, favorendo e stimolando la pace e non la guerra, al contrario invece chi è meno a “modo” cercherà sempre il conflitto e l’autopromozione forzata per prevaricare.
In sintesi, c’è una grande differenza tra chi ha bisogno di conferme e chi quelle conferme le ha già dentro di sè.
Questa la vera differenza tra una “buona” e “cattiva” persona. Ad Maiora
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