La movida non può e non deve diventare un’occasione per commettere crimini di inaudita violenza. Ci auguriamo che questo sia l’ultimo episodio derivante da movida senza regole.
Ci vogliono costanti controlli di polizia amministrativa e di sicurezza pubblica, nonostante l’impegno profuso dalle forze dell’ordine, per sanzionare gli utenti che non osservano le ordinanze del sindaco e le leggi di pubblica sicurezza.
I ragazzi che escono armati, non si sentono protetti dalle istituzioni e ritengono la vita una sfida
continua ovvero una guerra per sopravvivere.
Non percepiscono sicurezza e non credono più in un futuro possibile. Vivono ai margini, sui social spesso senza guida, senza ascolto, senza opportunità.
È una generazione che cresce nella paura e nella rabbia, che confonde la forza con la violenza, e la
libertà con l’assenza di regole. Quando un ragazzo arriva a portare una pistola con sé, è perché lo
Stato e la comunità hanno smesso di fargli sentire che la vita ha valore, che vale la pena viverla,
avendo rispetto della legge e delle istituzioni.
La cultura mafiosa c’è ancora e pervade linguaggi, atteggiamenti, modelli di successo. Non è solo nei
clan o nei quartieri difficili: è nei social, nei video, in certe canzoni che celebrano potere, denaro
facile e rispetto ottenuto con la paura. Questa cultura non viene abbastanza contrastata né socialmente né mediaticamente. I giovani ne assorbono i simboli, i gesti, la mentalità. Ed è così che la violenza diventa “normale”, che le armi diventano accessorio, che il rispetto si conquista con l’intimidazione.
È un pensiero tossico, che si traveste di moda, ma uccide la coscienza civile di un’intera generazione.
A vent’anni si dovrebbe pensare a fare belle esperienze, a inseguire sogni, a costruire futuro. Invece,
a Palermo, come a Catania e nelle grandi città, si spara e si muore.
La notte, che dovrebbe essere socialità e libertà, diventa paura e insicurezza.
Dobbiamo chiederci perché i ragazzi, anche in provincia di Caltanissetta, siano attratti da questa
cultura e dal mercato della droga. Infatti, alcuni ragazzi lasciano la scuola, alimentando sempre più il
preoccupante fenomeno della dispersione scolastica, per spacciare droga.
È doveroso interrogarci sul motivo per cui anche nella nostra provincia molti giovani siano attratti da modelli sbagliati e dal mercato della droga, fino ad abbandonare la scuola e a cadere nel circuito della devianza.
Pertanto, serve una nuova idea di socialità fatta di incontri, di musica, di vita vera e non di alcol o droga. Non possiamo più accettare che le strade dove si dovrebbe ridere diventino teatri di
tragedie e di risse.
La costernazione che sentiamo per Paolo deve trasformarsi in impegno, in responsabilità collettiva
per i nostri figli e le nostre figlie.
Quando un ragazzo muore così, non è solo una tragedia privata: è la sconfitta di un’intera comunità.
Davide Chiarenza Responsabile Legalità PD CL
Greta Tassone Vicesegretaria PD CL
——————
Per rimanere aggiornato sulle ultime notizie locali segui gratis il canale WhatsApp di Caltanissetta401.it https://whatsapp.com/channel/0029VbAkvGI77qVRlECsmk0o