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Caltanissetta 401 > News > Cronaca > Ponte, la Corte dei Conti dice no, Meloni: “Ingerenza, ora riforma”
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Ponte, la Corte dei Conti dice no, Meloni: “Ingerenza, ora riforma”

Last updated: 30/10/2025 17:22
By Redazione 111 Views 7 Min Read
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“Illegittima”. Troppe le lacune della procedura e i rilievi non rispettati

La sintesi è un po’ estrema, salvo il governo non decida impuntarsi, sul Ponte di Messina è tutto
da rifare o quasi dopo due anni e mezzo.

L’atto con cui il governo Meloni ha tentato di far rinascere la maxi-opera è infatti “illegittimo ”.

La sezione centrale di controllo della Corte dei Conti ha bocciato ieri la delibera del Cipess (il comitato interministeriale per i grandi progetti pubblici) che ad agosto aveva approvato il progetto definitivo.

Lo stop era nell’aria, dopo che l’ufficio di controllo aveva deferito l’atto in sede collegiale per le tante, troppe lacune nella documentazione e le anomalie della procedura, a non dire dei rilievi, in alcuni casi pesantissimi, che non erano stati superati nemmeno dai successivi chiarimenti del ministero
delle Infrastrutture di Matteo Salvini e da Stretto di Messina, la società pubblica che deve realizzare l’opera.

Il vaglio della Corte dei Conti è indispensabile per trasformare l’atto in legge.

Per Salvini è “una scelta politica più che un sereno giudizio tecnico”. Il leghista fa sapere che andrà avanti: “Non mi sono fermato quando dovevo difendere i confini e non mi fermerò ora. Parliamo di un progetto auspicato perfino dall ’Europa che regalerà sviluppo e migliaia di posti di lavoro da sud a nord. Siamo determinati a percorrere tutte le strade possibili per far partire i lavori ”.

In teoria il governo può impuntarsi e pretendere la registrazione di un atto illegittimo, in quel caso “con riserva”, inviandolo al Parlamento dopo una deliberazione del Consiglio dei ministri: è una procedura talmente irrituale che uno degli ultimi precedenti di rilievo noti risalirebbe a oltre un decennio fa. La mossa, peraltro, indebolirebbe non poco l’intera procedura in caso di (sicuri) ricorsi.

Lo stop di ieri è una figuraccia colossale nella corsa matta e disperata di Salvini a far rinascere l’opera bloccata nel 2012 dal governo Monti perché considerata uno spreco di soldi. Figuraccia che coinvolge (e travolge) anche la Stretto diMessina, rimessa in piedi da Salvini richiamando l’Ad Pietro Ciucci, uno dei “padri” dell ’opera che durante i governi Berlusconi si adoperò per blindare il contratto e le penali con il consorzio costruttore Eurolink, oggi capitanato dal gruppo Webuild di Pietro Salini.

La slavina coinvolge la stessa Giorgia Meloni, che presiede il Cipess che ha approvato la delibera e ieri è arrivata a minacciare i magistrati contabili: “È l’ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del governo e del Parlamento – fa sapere in serata – La riforma costituzionale della giustizia e
la riforma della Corte dei Conti, entrambe in discussione al Senato, prossime all ’approvazione, rappresentano la risposta più adeguata a una intollerabile invadenza ”.

La riforma è da mesi oggetto di proteste perché stravolge l’assetto della magistratura contabile,
svuotandone i poteri al punto da aver spaventato anche il Quirinale.

Meloni vuole approvarla prima di Natale. Ieri in commissione è arrivato il primo sì, ma – complice la manovra – il Senato avrà pochissimi giorni per discuterla.

Torniamo alla bocciatura della delibera Cipess: era parsa inevitabile visti i rilievi già sollevati, alcuni, come detto, pesantissimi.

Una stroncatura che illumina tutte le forzature messe in atto fin dal primo decreto di marzo 2023. Secondo la Corte, ad esempio, il progetto sarebbe dovuto passare al vaglio del Consiglio superiore dei
lavori pubblici, che nel 1997 si espresse solo sul progetto “di massima”del 1992 che da allora ha subito modifiche enormi, tali da cambiare completamente i costi.

Per Salvini&C., invece, bastava il vaglio del “Comitato scientifico ” della Stretto di Messina, cioè di tecnici nominati dallo stesso Salvini (che peraltro hanno dato il via libera al progetto con 68 “prescrizioni” da ottemperare, un’enormità).

Non solo. Per la Corte l’atto è illegittimo perché Ciucci& Salvini non sono riusciti a dimostrare di non
aver violato le norme Ue che impongono di rifare la gara se i costi superano del 50% quelli del vecchio bando; di aver rispettato le linee guida per la Valutazione di incidenza ambientale (negativa) e della procedura “Iropi ” con cui il governo ha assoggettato il Ponte ai motivi imperativi di interesse
pubblico per superare i rilievi ambientali (definendola addirittura “opera militare”).

L’elenco è lungo e riguarda anche le 151 prescrizioni del Cipess.

Rifare la delibera adeguandosi ai rilievi comporterebbe mesi di lavoro, forse anni, a meno di forzature.

Salvini riunirà oggi gli altri ministri per valutare se procedere lo stesso.

Opposizioni e associazioni ambientaliste esultano. A oggi resta la figuraccia. E le penali di
Webuild, l’unica vera cosa che conta in questa storia.

Da ilFattoQuotidiano di Carlo Di Foggia

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