“Era una gentile concessione che la dottoressa… ci faceva, perché diceva: ‘O accettate questa situazione e chiudete il giornale tutti i mesi oppure chiudo baracca e burattini e vi lascio tutti a casa’ ”.
Così il 24 gennaio 2024, Laura Adele Nuonno, giornalista grafica di Pc Professionale, mensile di Visibilia, ha ricordato le minacce di Daniela Santanchè per spiegare ai pm di Milano come mai, mentre con gli altri giornalisti si trovava prima in contratto di solidarietà e poi in cassa integrazione, invece di ridurre i giorni di lavoro come da norma di legge doveva continuare a lavorare a tempo pieno.
Le dichiarazioni di Nuonno e dei suoi altri colleghi del mensile sono state rilasciate agli inquirenti nell’inchiesta sull’ipotesi di truffa aggravata allo Stato che vede imputati la ministra del Turismo,
il suo compagno Dimitri Kunz e il consulente Paolo Concordia.
Le ha riprese e sintetizzate l’Inps nei verbali con i quali ha chiesto alle società del gruppo della senatrice di Fratelli d’Italia di rifondere 120 mila euro che ritiene siano stati percepiti indebitamente.
Fondi che Visibilia ha restituito patteggiando una sanzione e per i quali Athena Pubblicità, società della Santanchè, e il figlio della ministra Lorenzo Mazzaro hanno accettato di garantire i pagamenti ponendo un vincolo di destinazione da 200 mila euro sulla villa di famiglia nella pineta
di Marina di Pietrasanta, come raccontato dal Fatto nei giorni scorsi.
Michele Braga, altro giornalista di Pc Professionale, ha confermato ai magistrati che la durata della cassa integrazione mensile “era esattamente pari a… quella della solidarietà, al 30%.
Quindi erano l’equivalente di 6 giorni lavorativi.
Questo sulla carta perché, in realtà, abbiamo sempre lavorato”.
Anche il suo collega Bruno Pasquale ha testimoniato: “Ho continuato a lavorare con gli stessi ritmi. La mole di lavoro è rimasta quella del periodo pre-Covid, anche perché il giornale è continuato a uscire regolarmente, il mio apporto è stato regolare”.
Così, secondo l’Inps, “attraverso l’artificio dell’erogazione di somme a titolo di rimborsi spesa o integrazioni salariali varie, la società ha inteso retribuire i lavoratori per l’attività lavorativa prestata durante quelle che avrebbero dovuto essere assenze per cassa integrazione.
In tal modo Visibilia Editore ha compensato il minor introito avuto dai dipendenti e dovuto alla fittizia collocazione in cassa integrazione”.
A conferma, l’Inps scrive che “i lavoratori non hanno sostenuto alcuna spesa né hanno effettuato
alcuno spostamento per lavoro.
D’altronde sarebbe stata davvero una singolare circo-stanza l’invio in trasferta, in un periodo contraddistinto da lockdown e limitazioni degli spostamenti particolarmente stringenti in Lombardia.
Per stessa ammissione del consulente Concordia, le somme erogate a titolo di rimborsi spese
sono, invece, da considerarsi a tutti gli effetti come integrazione della retribuzione”.
Esattamente gli stessi escamotage denunciati da Federica Bottiglione, la superteste che a novembre 2022 ha raccontato al Fatto le “furbate ” di Visibilia nell’uso della Cassa Covid.
A fugare ogni dubbio d’altronde è stato lo stesso Paolo Concordia, imputato insieme a Santanchè e al suo compagno Kunz: “Ho effettuato pagamenti ai dipendenti come rimborsi spese, visto il fatto che i lavoratori ricevevano una riduzione della retribuzione dal fatto di essere in Cassa Covid, ho deciso di dargli una mano e integrare la retribuzione con dei rimborsi spese, che venivano fatti per tutti i dipendenti, non giornalisti, al fine di garantire una integrazione del reddito.
Mentre per l’amministratore ho pagato dei rimborsi spese in maniera forfettaria, in quanto
la stessa continuava l’attività.
Anche per questo sia per i dipendenti che per l’amministrazione non vi sono giustifiche
per i rimborsi spese effettuati”.
Ma se sino al 30 giugno 2022 tutto ciò avveniva a danno dell ’Inpgi, l’ex istituto previdenziale
dei giornalisti, dal primo luglio successivo il danneggiato è diventato l’Inps, nel quale l’Inpgi è confluito.
Dal 26 marzo Santanchè, Kunz e Concordia dovranno tornare a darne conto in udienza preliminare ai magistrati di Milano.
Dai verbali: Erano ufficialmente in cassa covid ma in servizio a tempo pieno
L’altro filone a processo: Bilanci falsi oltre alle ipotesi di truffa aggravata ai danni dello Stato per 126 mila euro di fondi Inps non dovuti nell’uso della Cassa Covid, la Procura
di Milano ha indagato Daniela Santanchè per falso nei bilanci di Visibilia.
L’inchiesta parte dagli esposti presentati tra il 2019 e il 2021 da un gruppo di soci di minoranza capitanati dal finanziere Giuseppe Zeno.
La ministra del Turismo e senatrice di Fratelli d’Italia andrà a processo a Milano su questo filone dal prossimo 20 marzo insieme ad altri 17 imputati
Da ilFattoQuotidiano
